Epilogo

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Hownville

Helios osservava lo sfrigolio del grasso degli hamburger che si scioglieva sul barbeque, perso nei suoi pensieri.

"Sembra che ieri sia andata bene, eh?" Si voltò verso Drew, il marito di Christina.

"Sì. Una rimpatriata strana, se vogliamo, ma una bella rimpatriata" ammise, bevendo un sorso e voltandosi verso il giardino: sua moglie stava aiutando Christina ad apparecchiare la tavola, mentre i bambini correvano per il prato spruzzandosi con i fucili ad acqua.

Hyacinth era strana ultimamente e lui stava andando in paranoia. Aveva il terrore che volesse lasciarlo, per qualsiasi motivo. Quante volte capitava? Come la chiamavano? Crisi del settimo anno? Loro erano sposati solo da cinque, ma effettivamente facevano le cose molto più velocemente delle altre persone, doveva essere per via della combustione. Oddio, ma cosa stava pensando? Helios prese un lungo sorso di birra e scosse la testa.

"Tutto bene?" La voce di Drew lo riportò alla realtà. "Chris dice che fra poco uscirà il tuo libro, sei in ansia per questo?"

"Come?" La risatina nervosa che gli uscì dalla bocca non avrebbe ingannato nessuno. "No, no, il libro non mi preoccupa. I primi due sono andati molto bene e i disegni di Hyacinth sono andati a ruba, dopo. No, non è questo..."

Drew girò con mano esperta, e un attrezzo vagamente professionale, pensò Helios, gli hamburger sulla piastra e il profumo della carne si sparse nell'aria. "E allora cosa c'è?"

Helios sospirò e guardò dentro la bottiglia inconsapevolmente. "Ti capita mai di pensare che tutto sia perfetto?" gli chiese, alzando lo sguardo su di lui.

"Perfetto? Ho tre figli di sette anni che la settimana scorsa hanno rischiato di dar fuoco alla casa, hanno allevato rane in cantina e distrutto con le biciclette il portone del garage. Quella prima, invece, hanno scavato una trincea nel giardino della scuola e hanno dichiarato guerra a una classe di due anni più avanti. Il preside è stato comprensivo, ma mia moglie rideva come una matta quando siamo usciti dal suo ufficio. Casa nostra è perennemente un caos di vestiti, giochi, pastelli a cera e..." Helios, annuì e tentò di fermarlo, perché aveva capito. No, lui non aveva problemi con quelle cose. Sua figlia Star, di quattro ann,i era molto vivace, ma niente in confronto a Nathan, Lewis e Blake quando ne combinavano qualcuna insieme.

"Ho capito" disse solamente.

"No, non hai capito" rispose Drew. Si girò verso Christina e alzò la mano quando la moglie gli lanciò un bacio dalla piscina, dove i bambini sguazzavano fra schiamazzi, tuffi e grida. Helios si voltò verso di lui, aggrottando le sopracciglia. Cos'è che non aveva capito? "Tutto questo è perfetto. Cioè, è perfetto per me. Io penso che sia perfetto, sì. Non lo cambierei con nulla al mondo. Non vorrei mai svegliarmi in una casa fredda, pulita e in ordine. Un posto dove i miei figli non vengano a svegliarmi alle sei del mattino anche di domenica e dove io non torni a casa la sera stanco morto e costretto a giocare con arco e frecce, a far finire compiti, a preparare la cena o a tentar di tenere tre anguille scivolose nell'acqua della vasca. Sì, è perfetto. So che un giorno, quando loro saranno grandi e io non inciamperò più nei pezzettini di Lego, mi mancherà tantissimo. Anche se adesso, invece di addormentarmi, la sera svengo".

Drew era un broker dell'alta finanza, era alto poco meno di due metri e possedeva delle spalle da giocatore di football. Eppure due anni prima, Helios, lo aveva visto piangere quando Blake si era rotto una gamba cadendo dall'albero del parco cittadino ed era stato portato via dall'ambulanza. Annuì.

"Cosa ti preoccupa veramente?"

Helios sospirò, scosse le spalle e prese un altro sorso di birra; con la coda dell'occhio guardò verso Hyacinth e Starr e le guardò rincorrersi.

H e HeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora