Capitolo 7

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Capitolo 7.








Tom bussò alla porta della camera del fratello. Ieri Bill non aveva fatto altro che rimettere l'anima e sussurrare parole senza un senso logico. Oppure se Tom fosse stato più lucido e meno preoccupato per le condizioni di salute del fratello un senso l'avrebbe trovato perché le parole di Bill un senso effettivamente ce l'avevano, ma era troppo preoccupato perché non aveva mai visto il fratello vomitare così tanto in vita sua. E comunque, quel che era andato era andato e Tom non si ricordava una parola di quello che aveva sussurrato Bill.

Il fratello andò ad aprirgli la porta; era ancora in pigiama, il trucco della sera precedente completamente andato, il suo viso era pallido e i suoi capelli erano in disordine. Sembrava uno zombie, tuttavia Tom arrossì completamente quando pensò che suo fratello anche in queste condizioni riusciva ad apparire bellissimo ai suoi occhi. "Come stai?" gli chiese rimanendo sul ciglio della porta, Bill alzò le spalle e camminò verso il suo letto lasciando la porta aperta affinché Tom potesse entrare e fu quello che fece il moro. Bill si sedette sul letto e si appoggiò contro i cuscini, Tom lo raggiunse.

"Bene, credo. Ho preso un'aspirina e il mal di testa e il mal di stomaco mi sono passati, ma Dio, mi sento una merda comunque" disse e si passò una mano tra i capelli. Alla fine non si ricordava nulla dei discorsi che avevano fatto lui e Georg, non sapeva come ci fosse arrivato in albergo e non sapeva nemmeno se avesse vomitato o meno, ma suppose di sì. Tuttavia l'unica cosa che si ricordava ancora chiaramente era il motivo per cui si era ubriacato semplicemente perché ce l'aveva davanti. "Cristo, non berrò mai più così tanto in vita mia"

"Già, uhm, perché l'hai fatto?" gli chiese cercando di sembrare vago, ma in realtà dentro di sé sentiva disperatamente la necessità di sapere perché l'aveva fatto. Il suo stomaco faceva male quando pensava che Bill avrebbe potuto essersi ubriacato per colpa sua. Ma lui, in fondo, che aveva fatto? Oh, nulla, semplicemente baciava e flirtava con il fratello come se non lo fosse realmente.

"Non me lo chiedere" scrollò le spalle come per far capire al moro che non avrebbe voluto ubriacarsi, che era capitato, ma Tom non ci cascò e comunque nessuno dei due voleva approfondire il discorso. Anche perché Tom non voleva addentrarsi in quel discorso troppo profondo che sarebbe sicuramente iniziato con la frase: "Senti, Bill, non vorrei allarmarti, ma mi hai detto delle cose piuttosto strane mentre ti riportavo a casa, ubriaco marcio".

"Beh, comunque sia, ho comprato una cosa" disse Tom sorrise, si alzò e frugò nelle tasche finché non trovò un piccolo rettangolo nero grande quanto una moneta, lo porse a Bill. Quest'ultimo se lo portò di fronte agli occhi e se lo rigirò tra le mani, non sicuro di cosa fosse.

"Cos'è?" chiese infatti al fratello che ghignò.

"È una cimice elettronica" Bill corrugò la fronte e stava per chiedergli perché mai l'avesse comprata, quando il ragazzo rispose: "Ti va di fare uno scherzo a Georg?" Questo spiegò tutto e Tom dovette guardare il viso di Bill illuminarsi per capire che sì, decisamente gli andava.


*



Georg fischiettò una melodia inventata e frugò nella sua valigia per trovare della biancheria pulita. Prese dei boxer neri e si avviò verso il bagno, pronto per una doccia che sapeva sarebbe durata ore. Ormai il suo corpo era abituato agli effetti dell'alcol e ancora di più a ciò che provocava, quindi non si era sentito completamente una merda quando si era svegliato quella mattina. Sicuramente non era una buona cosa e quando sarebbe invecchiato ne avrebbe pagato tutte le conseguenze, ma Georg non era una persona che pensava al futuro. Stava avviandosi verso il bagno quando sentì bussare alla sua porta. Si fermò e corrugò la fronte, era strano che i suoi compagni di band fossero svegli a quell'ora di sabato mattina: erano solo le quattro del pomeriggio. Era notte inoltrata, per loro. "Chi è?" chiese, ma nessuno rispose, così pensò che stava semplicemente avendo le traveggole e aprì la porta del bagno. Quando bussarono di nuovo subito dopo, sospirò e buttò la biancheria pulita sul letto, si avvicinò alla porta e l'aprì. Strabuzzò gli occhi.

Di fronte a lui c'era una bellissima ragazza: aveva i capelli rossi, le guance rosee, le labbra dipinte di un tenero rosso, gli occhi castani che aveva circondato di matita nera e un tenero nasino all'insù. Indossava un maglione bordeaux dove si intravedeva il suo seno prosperoso, dei jeans attillati e delle scarpe da ginnastica. La ragazza sembrava smarrita e fece tenerezza a Georg. "Ciao, meraviglia" gli disse con un tono che doveva sembrare sensuale, si appoggiò alla porta. "Posso aiutarti in qualcosa o sei semplicemente cascata dal cielo come l'angelo che sei?"

La ragazza arrossì e abbassò lo sguardo, si schiarì la voce. "Tu-Tu sei Georg Listing? Il bassista dei Tokio Hotel?" disse con una voce innaturalmente alta, ma Georg pensò che fosse perché era tesa nell'incontrare una celebrità come lui.

"In carne ed ossa, piccola" disse e inarcò le sopracciglia.

"Oh, è una tale gioia incontrare il mio idolo! Non posso crederci! George, tu sei il mio tutto! Sei addirittura meglio di Will, Andrew e Philiph!" esclamò e i suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia, Georg corrugò la fronte.

"Chi sono Will, Andrew e Philiph?!"

"Per non parlare di Josh! Dio, come canta male! Sembra una zucca col mal di testa, non pensi?"

"Ma di che stiamo parlando?"

"Posso entrare?" chiese guardandolo con occhi languidi e Georg pensò che non fosse importante che quella ragazza stesse dicendo stronzate, perché lui ci sarebbe andato a letto comunque.

"Mi stai chiedendo se puoi entrare? Tesoro, se mi guardi con quegli occhi hai il diritto di fare tutto" disse e la ragazza cercò di non ridere, entrò nella stanza di Georg e si sedette sul suo letto disfatto, il ragazzo si posizionò di fronte a lei. "Posso provare ad indovinare il tuo nome?"

"Certo" rispose la ragazza, estremamente divertita dalla situazione.

"Ti chiami Baghdad, vero?"

La ragazza corrugò la fronte. "Uhm, no"

"È perché sei una bomba" disse Georg e inarcò le sopracciglia due volte, la ragazza strabuzzò gli occhi.

"In realtà mi chiamo Lucy" disse la ragazza con la sua voce estremamente alta tanto da sembrare finta, ma Georg non si accorse di questo.

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