Erano anni che non ci vedevamo, ma molte volte avevo sentito il suo profumo in giro. Quel profumo che all'improvviso mi riportava alla mente ricordi indelebili. Il suo sorriso si presentava vivido nella mia testa, e con lui il suono della sua risata. Il suo profumo era il più buono che avessi mai sentito. Forse anche perché mi ricordava semplicemente di lui.
Le nostre vite erano andate avanti senza mai incrociarsi per un bel po' e, a volte, la distanza mi era pesata molto. Mi capitava di fermarmi a pensare ai bei momenti passati insieme, e a tutti quelli che non avevamo mai potuto vivere. Nelle mie gioie e nelle mie paure lui non aveva mai preso posto. La distanza aveva rovinato un rapporto che al suo fiorire prometteva essere uno dei più belli che si potessero desiderare.
Ma come dicevo, le nostre vite erano andate avanti. Ed ero io che mi facevo sentire, anche se mi lamentavo sempre del fatto che lui non si interessasse mai a sapere come stavo.
Per tempo avevo desiderato ricevere delle attenzioni diverse da quelle che può darti un semplice amico. Questo non lo dico per vanità, ma perché so che, in situazioni diverse, sarebbe potuto succedere.
A me lui piaceva molto. Mi piaceva dal primo giorno, e continuava a incuriosirmi dopo anni. Ma nella mia mente si faceva sempre più spazio l'idea che non ci sarebbe mai stato tempo per un Noi.
-------------------------- due anni dopo --------------------------
Dopo anni, vederlo mi aveva provocato la stessa sensazione di sempre: farfalle nello stomaco, gambe leggere, sorriso stampato in faccia, guance rosse. Ma sono parole che non descrivono minimamente quello che in realtà avevo provato. Ti rendi conto di quanto ti è mancata una persona solo quando la vedi dopo molto tempo e la vivi di nuovo, come se fosse ancora la prima volta.
Nella mia città andavamo in giro per le vie, chiacchieravamo, ci raccontavamo tutto quello che ci eravamo persi. Ma non eravamo soli. La sua ragazza era voluta venire con lui per forza. Mi aveva avvertito per messaggio. E pur di vederlo mi ero fatta andare bene questo. Una pugnalata autoinflitta dritta nello stomaco. Non avrei saputo dirgli di no, come, d'altronde, non ero mai riuscita a fare.
A quel punto era venuta con me la mia migliore amica, con la quale l'avevo conosciuto. Di fare il terzo incomodo non ne avevo nessuna voglia, ovviamente. Quindi, mentre loro si tenevano mano nella mano, io e lui ci guardavamo continuamente, sorridendo.
Forse è strano da pensare, e ancora più strano da mettere nero su bianco, ma per molti istanti mi è capitato di pensare che il terzo incomodo fosse lei e non io. Quella che correva tra me e lui era una forte chimica, un'intesa da invidia. Avevamo caratteri estremamente simili per certi versi, e totalmente diversi per altri. Eppure niente di tutto questo ci era mai pesato. Io avevo sempre visto la sua presenza come un qualcosa di fondamentale. Solo con il tempo avevo imparato a farne a meno, perché avevo capito che dipendere da qualcuno non significaa amarsi. E con gli anni avevo iniziato ad amarmi.
Quando siamo andati a pranzo, nel centro della mia città, seduti a un tavolo a quattro vista Duomo, lui si è seduto vicino a me invece che a lei, che ha storto un po' la bocca. Probabilmente l'ha anche guardato male. A me dispiaceva, per un verso. Ma d'altronde era giusto che, dopo tutti questi anni, vivevamo i nostri momenti. Da amici.
Certo, mi ero immaginata tutto diversamente. Ma avere lui accanto a me mi faceva scordare di tutti gli altri intorno a noi. Mi piaceva. Cazzo se mi piaceva.
La mia migliore amica, a mia insaputa, aveva scattato una foto di me e lui mentre parlavamo e ci guardavamo dritti negli occhi, sorridendo, che mi aveva mostrato solo la sera quando ero in lacrime per averlo dovuto salutare così presto. Succedeva sempre. Ogni volta che ci salutavamo, io scoppiavo in un pianto che durava qualche minuto.
Il mio pianto nascondeva rimpianti, timori, desideri forti, paure. Se non l'avessi più rivisto per ancora molti anni? Oppure mai più? Se fossi cambiata così tanto da non piacergli più, neanche un pochino? Mille domande.
Ma infondo sapevo che tra noi non poteva finire. Anche perché, a dicerla tutta, niente può finire se ancora non è iniziato concretamente.