Erano settimane che non ci vedevamo. Mesi. Esattamente, da quando ero stata lasciata dal mio ex dopo molti anni di relazione. Erano mesi che non uscivo se non per fumare una sigaretta con la mia migliore amica, seduta sulla panchina davanti casa. Stavo attraversando un periodo in cui studiavo soltanto. Il resto, per me, aveva smesso di esistere. Mi arrivavano voci: amici che pensavano mi fossi trasferita, altri che non si spiegavano questo mio improvviso cambiamento, altri che invece mi capivano ma avrebbero preferito vedermi. Io non volevo farmi vedere per un semplice motivo: avevo smesso di mangiare, bevevo soltanto, ed ero diventata molto magra. Di lì a poco mi avrebbero ricoverato, già lo sapevo. Stavo soltanto aspettando il giorno esatto. Nelle condizioni in cui ero, mi era stato sconsigliato di stare a contatto con persone (causa covid). Ero fragile.
Ad ogni visita mi aveva accompagnata la mia migliore amica. Ed ogni visita andava sempre peggio. I miei genitori, in particolare mio padre, le mie sorelle e lei avevano provato a farmi mangiare in tutti i modi. Ma quando hai certi problemi, quello che dicono gli altri non lo recepisci minimamente. Ascoltavo solo me stessa. Anche se la maggior parte delle volte neanche io mi dicevo qualcosa.
La mattina in cui mi hanno chiamata per dirmi che il giorno dopo sarei stata ricoverata ho chiesto il permesso per uscire e parlarne, una volta per tutti, con i miei Amici. Quelli con cui ero cresciuta, con cui avevo vissuto gli anni più belli. Quelli che si meritavano una spiegazione.
Quel pomeriggio me lo ricorderò per sempre. Sono arrivata nel parco dove uscivamo con la mia migliore amica. Mi vergognavo e il solo pensiero di arrivare là da sola non mi faceva sentire a mio agio.
Appena li ho visti sono scoppiata a piangere. Le loro facce, i loro sguardi, le loro espressioni per la prima volta mi avevano fatto capire com'ero.La mia migliore amica, a gran voce, si è preoccupata di dire a tutti di non avvicinarsi e di indossare la mascherina.
Era calato il silenzio. E solo dopo qualche minuto avevo preso il coraggio di parlare.
- Ciao ragazzi. Penso di non dover dire molto. Insomma, voglio dire, si vede, no? Vi devo delle spiegazioni, ma prima di tutto voglio dirvi che mi dispiace. Tanto. Mi dispiace tanto di essere scomparsa così per tutti questi mesi. Mi dispiace di non aver detto niente a nessuno. Mi dispiace avervi fatto incazzare e preoccupare, magari, per tutto questo tempo. Lei non vi ha detto niente perché non volevo io. Mi ero promessa che se era necessario dirlo, sarei stata io a farlo. Mi faccio vedere solo oggi perché domani mi ricoverano. Non so quando ci rivedremo, se ci rivedremo. Mi sembrava necessario vedervi, dirvelo. Non so se sarà l'ultima volta, o se sarà solo un "arrivederci". Ho molta paura. Solo ora mi rendo conto di molte cose. Ho avuto bisogno di vivere il mio dolore fino infondo. So che può sembrare assurdo, ma di amore si può soffrire, e anche tanto. Mai avrei pensato di arrivare a tanto. Mai. Non è stata una cosa voluta. Spesso succedono cose che non siamo in grado di controllare. Io vi chiedo di non farne una questione di stato, di non disperarvi, di stare tranquilli. Se andrà bene, ci vedremo presto. Se dovesse andare male, sarò io a dirverlo. Comunque sia, avrò il cellulare. Ci potremo sentire.
Molti di loro avevano le lacrime agli occhi. Mi sentivo dannatamente in colpa. Fin'ora cosa avevo pensato, mi chiedevo.
--------------------- dopo alcuni mesi -------------------------
Avevo ricevuto un suo messaggio poche settimane dopo il mio ricovero.
- Ehi, non ti vediamo da un po' ormai. Come stai?
Erano giorni bui perché mi sentivo sola, ma al tempo stesso stavo recuperando me stessa. Quella me sempre sorridente e scherzosa. Quella me che non avrebbe mai permesso a nessuno di buttarla giù così tanto. Parlare con la psicologa mi era servito molto. Ripercorrevo la mia vita giorno per giorno, e mi rendevo conto di quante cose belle avessi intorno a me.
Quel messaggio inaspettato aveva creato in me mille punti di domanda. Non tanto perché avrei dovuto rispondere a un semplice e banale "come stai", ma per quello che ne sarebbe venuto fuori dopo. Avrei dovuto dare forse un sacco di spiegazioni. Era ancora difficile parlarne.
Dalla conversazione uscì fuori che gli era giunta voce di quello che stavo passando. Avevo paura che mi riempisse di domande. E invece si rivelò essere rispettosissimo. Mi chiese se, un giorno, quando tutto sarebbe tornato a posto, avessi avuto piacere a uscire e rivederli. Risposi che per me era okay.
Mesi dopo dal mio ricovero ero stata dimessa. Avevo passato le prime due settimane a casa con la mia famiglia, fuori con le mie amiche e con i miei Amici. Dovevo recupare il tempo perso.
- Sono stata dimessa. :)
- È la notizia che aspettavo da tempo. Come stai?
- Molto meglio. Respiro. Tu?
- Tutto bene dai.
- Senti, se vuoi stasera scendo in città con la macchina e ci vediamo. Senti tu gli altri?
- Certo, volentieri.
- Facciamo un aperitivo o preferite dopo cena?
- Per me è uguale. Che ne dici di una birretta al solito pub?
- Va benissimo. Allora scendo per le 22?
- Perfetto. Ci troviamo direttamente lì?
- Si, si. O avete bisogno di un passaggio?
- No no, guido io.
- Allora a dopo. :)
- A dopo. :)
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