Jin Ling era scappato via. Jiang Cheng aveva provato a chiamarlo, ma quello nemmeno si era voltato, come sempre. Corse via dall'Approdo del Loto come un fulmine, non capì se era sparito tra i laghi o le colline. Il capo clan, col suo abito viola e il suo sguardo profondo come il cielo notturno, si sedette sul suo trono fiorito, sospirando. Perché quel ragazzino doveva essere così complicato? Si domandò in quel momento, mentre attorno a sé tutto era silenzio. Il silenzio. Quel silenzio che lui cercava per calmare la sua anima, eppure quello stesso silenzio lo devastava dentro, facendo così tanto rumore da spezzargli il cuore.
Senza Jin Ling c'era silenzio. Senza Fata, quel suo cane che amava tanto. Si era portata via anche Fata con lui quando era scappato. Senza Jin Ling l'Approdo era completamente silenzioso. E quel silenzio cresceva , cresceva dentro di lui come il suono di una campana che non la smetteva di suonare, sempre più forte, torturandogli la testa che iniziava a pulsare forte.
Si portò una mano sulle tempie, massaggiandosele. Era l'unica persona rimastagli della sua famiglia, perché era sempre così severo con lui? Pensò in quell'istante, mentre si alzava in piedi.
Uscì fuori, un vento gentile e lontano lo accarezzò sul viso tagliente, riportandogli alla memoria vecchi ricordi felici, dolorosi, speciali, eterni. Sentì il cuore stringersi in una morsa, alle sue orecchie arrivò una risata antica, la risata di un bambino. Si morse un labbro, scuotendo il capo, mandando via con tutte le sue forze quelle sensazioni: non voleva provarle e basta.
Sizhui e Jingyi stavano dando la caccia a due cadaveri ambulanti che sembravano avere qualcosa di strano: non riuscivano a fermarli e avevano spaventato e attaccato i piccoli villaggi là attorno quella mattina. Da allora li stavano rincorrendo senza sosta, correndo tra gli alberi e l'erba.
«Sono stanco di correre, Sizhui! Quei due cosi non hanno nessuna intenzione di farsi prendere!», si lamentò Lan Jingyi mentre saltava su un albero.
«Lo so, Jingyi, sono stanco anche io, ma hanno fatto del male a delle persone, se non li prendiamo e non li esorcizziamo potrebbero continuare a fare del male alla gente!», disse Lan Sizhui prendendo fiato.
«Ehi, Sizhui, abbiamo sconfinato da parecchio: siamo nei territori del clan Jiang o sbaglio?», domandò Jingyi guardandosi attorno.
Il compagno annuì, asciugandosi il sudore dal viso con la manica della veste.
«Si, se saremo fortunati magari incontreremo qualcuno che potrà darci una mano.», disse con un vago sorriso positivo. Ma Jingyi sbuffò, scendendo dall'albero.
«Perché non chiamiamo Hanguang-Jun? Abbiamo con noi i segnali, no?», disse il ragazzo frugandosi nella veste.
«Non possiamo disturbarlo sempre, Jingyi, dobbiamo imparare a cavarcela da soli.», gli disse Sizhui dandogli una pacca su una spalla, «Dai, riprendiamo la caccia o ci sfuggiranno di sicuro. Possiamo farcela, no?».
Il sorriso gentile e gli occhi calmi come l'acqua di Sizhui riuscivano sempre a convincere Jingyi in pochi istanti. Annuì con un sorriso convinto e i due ripresero a correre.
Corsero ancora a lungo, seguendo le tracce dei due cadaveri ambulanti, e infine li trovarono. Una freccia si conficcò sopra le loro teste, bucando un tronco. Una freccia dorata.
«Maledetti, che problemi avete voi due?!», disse una voce.
Lan Sizhui e Lan Jingyi si guardarono l'un l'altro. Avevaano riconosciuto subito quella voce: era di Jin Ling.
Il ragazzo dalla lunga coda di capelli marroni, incorniciata d'oro, saltava con estrema grazia da una parte all'altra, alternando la spada alle frecce, mentre i due morti che camminavano lo attaccavano assieme, in modo ora coordinato, ora scoordinato.
Sizhui non perse tempo: lanciò un talismano verso i due cadaveri e si lanciò all'attacco, seguito da Jingyi.
«No! Non avvicinatevi!», gridò Jin Ling quando li vide precipitarsi.
Non fece in tempo a dire altro che i due ragazzi vennero come folgorati. Sotto i loro piedi apparve un cerchio rosso, fatto col sangue e, non appena lo calpestarono, quello esplose in una potente scarica rossa. Jingyi si pietrificò, i suoi muscoli tesi in un unico spasmo, gli occhi buttati all'indietro. Sizhui perse per un secondo conoscenza, ma subito tornò in sé e cercò di proseguire all'interno del cerchio: i due cadaveri, infatti, stavano continuando attaccando Jin Ling con più forza. Il ragazzo dorato, infatti, sembrava non riuscire ad uscire dallo spazio dipinto dal cerchio e quando provava ad allontanarsi arrivava la stessa scarica di fulmini rossa.
«Jin Ling, che sta succedendo qui?!», gli gridò Sizhui correndo da lui e sfoderando la sua spada.
Quella cozzò contro le braccia dei due cadaveri, che sembravano essere fatte di acciaio perché non si scalfirono affatto.
Jin Ling imprecò.
«Non ne ho la più pallida idea! Per caso mi sono ritrovato a passare di qui ... questo cerchio sul terreno non c'era! E' apparso quando sono apparsi questi due qui all'improvviso e hanno iniziato ad attaccarmi come se ce l'avessero proprio con me! Ma chi li conosce questi due!», gridò mentre i suoi fendenti allontanavano per qualche istante i nemici.
«Noi li ricorriamo da stamattina! Hanno attaccato gli abitanti di un paio di villaggi e volevamo esorcizzarli, ma sono veloci e ... feroci! Jingyi, stai bene? Ti prego, rispondi!», gridò il ragazzo dai lunghi capelli neri, voltandosi verso il compagno che era rimasto immobile al limite del cerchio.
«S ... si!», rispose Jingyi dopo qualche attimo, come svegliandosi, e anche lui saltò nella mischia.
Ora erano in tre contro due e, anche se la cosa andava decisamente meglio, erano comunque bloccati in uno spazio ridotto e combattere in quelle condizioni era complicato. Era entrati, ma non potevano uscire.
All'improvviso uno dei due cadaveri si avventò contro Jin Ling. Il ragazzo venne preso al collo prima che potesse fare qualunque mossa per contrattaccare. Venne sbattuto a terra con forza tale da fargli tremare ogni osso del corpo. Emise un gemito soffocato e strozzato. Sizhui e Jingyi trasalirono, le loro spade scintillarono e cercarono di trapassare i corpi cenciosi dei due cadaveri che camminavano, ma niente, sembravano essere fatti di metallo. Jin Ling venne alzato da quello che lo teneva per il collo e venne lanciato via. Non appena sfiorò il cerchio rosso sul terreno una nuova scarica si alzò e lo attraversò. Gridò, con la voce completamente rotta, sul collo il livido della mano del cadavere.
«Jin Ling!», i due ragazzi gridarono disperati il suo nome.
L'intera situazione era disperata. Sizhui lanciò il segnale verso il cielo. Il segnale di aiuto. Sperando che l'aiuto arrivasse in fretta.
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Il loto dorato
FanfictionIl giovane Jin Ling ha un nuovo diverbio con lo zio Jiang Cheng e fugge dall'Approdo del Loto. Nella sua fuga arrabbiata si imbatte però in due cadaveri ambulanti che hanno decisamente qualcosa che non va. Prova a contrastarli, ma viene bloccato da...