coordinate

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Fin da piccola ho amato distinguere le stagioni non solo in base alla temperatura, l'abbigliamento e le abitudini, ma anche in base alla sistemazione delle tapparelle della finestra.
Lo so, sembrerò pazza, eppure nella mia testa ha senso: primavera ed estate le tengo semichiuse, autunno e inverno le stringo talmente forte da non permettere a nessun raggio di luce di fare capolino nella mia camera da letto. Mi piace svegliarmi con il sole, nelle stagioni calde, mentre in quelle fredde non mi piace svegliarmi proprio.
Stamattina il sole è alto nel cielo, amo le giornate autunnali soleggiate, anche se a dirla tutta il mio momento preferito della giornata è la notte: di notte si vive la vita che si vuole, di notte ci si apre al mondo, di notte si fa l'amore ... e soprattutto è di notte che vengono fuori le stelle. Ed io sono una di loro.

Se cercassero le mie coordinate, di sicuro mi troverebbero a splendere su Broadway. Non è presunzione, la mia, ma realismo. Sogno di esibirmi su quel palco da quando ne ho scoperto l'esistenza, ho passato l'infanzia e collezionare foto e interviste delle e sulle sue più grandi star e i suoi musical; tra chi nasce sotto il segno dei pesci e chi nasce grazie ad un colpo di fulmine, io sono nata sotto la stella di Broadway. E non mi faccio problemi a dirlo.

A proposito di stelle, quando la camera è cosi buia l'unica cosa che si vede è il led che indica quella che mi ha regalato Finn lo scorso San Valentino. Credevo l'avesse chiamata come me, un modo per dire che la stella Rachel Berry esisteva ufficialmente anche su carta, invece gli aveva dato il suo di nome, per simboleggiare la sua costante veglia su di me anche quando saremmo stati distanti. E perché io ero già una stella, a detta sua, questa volta, e non mia.
L'attestato su cui sono scritte le coordinate è di un particolare tipo di carta beige, porta scritto in alto:

"6h 43m 8s | -16° 44′ 78
☆ Finn Hudson ☆
titolare: Rachel Berry"

Giù è disegnata una sorta di mappa e le varie istruzioni per poterla cercare.

Finn insiste ogni mattina per venirmi a prendere e raggiungere il McKinley insieme, è la prima abitudine che abbiamo preso.
A me è sempre piaciuto cantare in macchina, qualsiasi canzone che passasse sulle stazioni radio. Da quando stiamo insieme, non lo faccio più da sola, adesso facciamo degli interminabili duetti e mi chiedo come mai la gente non ci fermi mai ai semafori per chiederci di autografare i loro zaini, cappellini e magliette.
Da qualche giorno Finn ha masterizzato su un Cd Make you feel my love di Bob Dylan, nella versione del 2009 di Adele. La prima volta che l'ha inserita mi sono anche emozionata. Lui vorrebbe che la cantassimo alle provinciali, o alle nazionali direttamente, crede sia una canzone così emozionante da spiazzare tutti. E questo è proprio il motivo per cui a me non va di strumentalizzarla per un trofeo; è la nostra canzone ed io vorrei restasse solo nostra, nonostante i milioni di streams. Voglio che lui sia l'unico a sentirla cantata da me ed io l'unica a sentire la sua voce su quella melodia.

Prima di raggiungere ognuno le nostre aule ci lasciamo un interminabile bacio e con l'occhio destro intravedo Santana schifata dall'altra parte degli armadietti. Ha quasi sempre quest'espressione quando ci vede, eppure mi chiedo perché, dal momento che lei con i suoi *ho perso il conto* ragazzi fa di peggio. Credo d'altronde che la sua sia solo invidia, perché è palese che tra me e Finn ci sia del sentimento, mentre lei usa gli altri e viene usata solo per un fine. Vabbè.

L'aula canto è, ancora per poco, l'unico mio teatro e per quanto se ne dica, tutti qui davanti sanno che senza di me non potrebbero andare lontano. Raggiungo la sedia centrale, quella su cui siedo con così tanta convinzione da aver lasciato il segno delle mie natiche sul legno.
"Buongiorno professor Schue" urliamo in coro mentre lui arriva con la sua solita ventiquattr'ore vecchio stile e una pila lunghissima di spartiti.
Si limita a salutarci e va dritto alla lavagna, tira fuori il pennarello che solo lui sa dove trovare, e scrive il compito della settimana: "Canzoni d'amore".
Finn mi fissa con la coda dell'occhio e sorride, so già cosa sta pensando ma no. Make you feel my love no. La gran parte di canzoni del nostro secolo e non solo sono canzoni d'amore, scritte da ragazzi per ragazze, da ragazze per ragazzi, da mamme per figli etc. Ci sono millemila forme d'amore e altrettante canzoni per ognuna di essa, e quindi la canzone da cantare noi la beccheremo tra queste, ma non sarà la nostra canzone.

"Non pensate sia così facile" - dice il professor Schue - "estrarrete da questo contenitore il nome della persona con cui farete coppia. E non accetto lamentele"
Sono quasi sollevata da questa cosa, mi dispiacerebbe non capitare con Finn perché, insomma, tra noi c'è una certa alchimia musicale (e non solo), ma allo stesso tempo se estraessi qualcun altro potrei evitare la discussione sul brano di Adele, e per ora preferirei.

Il primo ad estrarre è Kurt, e ha una fortuna così grande da estrarre il nome di Blaine. Tra tutti quei bigliettini, pur essendo il primo, ha beccato il suo ragazzo, quante probabilità c'erano? Anche loro hanno una bella intesa musicale, e due voci fantastiche, anche se raramente duettano insieme e secondo me lo fanno per non litigare durante le prove.
Puck estrae Sugar, e mi chiedo come faranno un duetto dal momento che lei non azzecca neppure le note principali, ma questo non è un problema mio adesso perché tanto è capitata a lui.
Sam riesce a tirar fuori il bigliettino di Quinn e pian piano si formano le coppie.
È il turno di Finn. Con il suo solito fare goffo strappa un pezzo del bigliettino che porta sopra il nome della persona che dovrà duettare con lui. Appena lo ricompone e lo legge scoppia a ridere e sposta lo sguardo verso Artie: "Vecchio mio, ci toccherà un pezzo di Michael Jackson non credi? Michael ha mai fatto canzoni d'amore?" - chiede preoccupato, sapendo che Artie si focalizza soprattutto sul suo artista preferito.
"Certo che sì panzone, è Michael Jackson non Finn Hudson, ha un repertorio infinito" - dice Santana anche abbastanza scocciata dal non avere ancora un nome associato a sé - "Ora spostati e fammi estrarre", continua.
Santana legge il bigliettino che porta impresso il nome del suo compagno con una luce diversa negli occhi e a me sembra che il pezzo di carta traballi nelle sue mani. Ma il suo "Beh ok, Brittany" con fare scocciato mi riporta sulla terra. Solo a me a quanto pare, perché Tina, Mercedes e Artie battono le mani come se avesse vinto alla lotteria.
"Rachel, tocca a te." dice il professoe Schue;
"Nervosa che il tuo Finn sia occupato?" ribatte Santana.
"Preoccupati di trovare una canzone che descriva al meglio l'amore saffico, invece di pensare con chi duetterò io" - mi limito a dire. Ed estraggo con tutta calma il nome di... Mercedes.
Beh poteva andare peggio, abbiamo due vocioni e possiamo zittire tutti quanti.
"Brava Berry, adesso mentre cerco la mia canzone, se vuoi, ne trovo una anche per te e Mercedes" dice Santana ridendo di gusto, e mi fulmina con lo sguardo. 1-0 per lei, maledizione, ma non finisce qui.

Finn finisce di organizzare gli orari degli allenamenti con i ragazzi della squadra e mi raggiunge fuori l'entrata.
"Mi dispiace di non poter duettare con te sulle canzoni d'amore" - mi dice - "Forse se fossi andata prima tu ad estrarre adesso saremmo insieme. Guarda Kurt e Blaine che fortuna hanno avuto", e li indica con un cenno del capo mentre sono intenti a scelgiere spartiti seduti sugli spalti del campo da football.
- "Tranquillo, Finn. Abbiamo una vita intera davanti per cantare e cantarci canzoni d'amore, mentre quando ti ricapita di farlo con Artie?" e rido di gusto. Mi avvicino alle sue labbra per un bacio veloce, poi mi cinge la mano ad un fiaco e ci avviamo verso i parcheggi.
Lui mi ha regalato una stella, ma la vita mi ha regalato lui, ed è un dono prezioso.

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