Ogni settimana che passava, ogni nuovo giorno respirare sembrava un'azione sempre più difficile con l'aria che gli si bloccava in gola e i polmoni irrigiditi dalle radici e i fiori che non volevano espandersi.
Un mese prima aveva dovuto rinunciare al suo posto da insegnate nell'accademia dove lavorava, grazie al cielo la direttrice non era una donna fredda davanti a chi come lui soffriva di questa malattia e non lo aveva licenziato, ma semplicemente spostato in segreteria.
"Riprenderai le tue classi quando starai meglio" aveva detto Kwon Bo-ah sorridendogli con una nota di pietà e lui aveva risposto con un cenno del capo ed un inchino.
"Quando starai meglio" sarebbe mai stato meglio? Esisteva davvero un opzione che non lo uccidesse fisicamente o emotivamente?
Jongin stava per sposarsi, non aveva la minima possibilità di vedere il proprio amore ricambiato.
Taemin guardò il completo appeso ad un armadio, stirato e ritirato da pochi giorni, Jongin gli aveva chiesto di fargli da testimone e lui aveva accettato. Era stato proprio dopo l'invito ufficiale al matrimonio che la condizione di Taemin era peggiorata irrimediabilmente.
Oramai era sempre un po' febbricitante, girava con i fazzoletti sempre in tasca ed era obbligato a dormire seduto per poter respirare la notte e fare almeno qualche ora di risposto. Anche dormire era diventato difficile, la tosse e il dolore al petto non lo lasciavano vivere e quando riusciva a perdere i sensi esausto gli incubi lo tormentavano.
Incubi fatti di Glicini, Giacinti e ricordi di una vita passata insieme come migliori amici.
Ogni sera si addormentava guardando quel bell'abito che gli donava tanto, il matrimonio di Jongin sarebe stato tra un paio di mesi e forse fargli da testimone sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto prima di finire attaccato ad un respiratore.Cercava di fare del suo meglio, di occuparsi del proprio corpo e cercare di venire a patti con la propria mente, ma in giorni come quello gli sembrava semplicemente di sprofondare in un abisso buio da cui era impossibile riemergere.
Lo aveva svegliato una crisi di tosse, si era girato su un fianco in un moto istintivo per non soffocare tra i petali.
L'addome gli duoleva per lo sforzo, si sentiva le braccia deboli e tremanti, ad occhi chuisi, rannicchiato tra le lenzuola cercava di riprendere fiato e portare il respiro ad un ritmo normale. Sentiva un oramai familiare senso di nausea e la testa gli batteva come un martello pneumatico.
Aprì piano gli occhi per vedere una piccola pozza di sangue e qualche fiore di glicine macchiato di rosso.
Sperò davvero di non aver macchiato anche il materasso, le medicine costavano e lui non aveva soldi da spendere per far levare una macchia come quella. Una volta ripreso fiato si alzò, tirò via le lenzuola macchiate, grazie al cielo il corpimaterasso aveva fatto il suo dovere, e mise tutto da lavare con la candeggina.
Già stanco per quel brusco risveglio si diresse in cucina, servendo prima le crocchette ad Adam e Eve per poi prepararsi un tè caldo.
Tè e miele erano diventati i suoi più grandi alleati, mangiare al mattino era praticamente impossibile quindi la bevanda calda zuccherata lo aiutava a non aggiungere la spunta "svenimento" alla sua lista giornaliera di sintomi. Doveva cercare di alzarsi, prepararsi e andare al lavoro anche se sentiva il corpo pesante.
Non era una buona giornata, poteva scommettere che quella sarebbe stata solo la prima delle crisi.
Oramai poteva riconoscere i giorni buoni dai giorni brutti già solo al suo risveglio.
Finì la bevanda e prima di potare fuori i cani si spruzzò in gola la prima delle medicine che doveva prendere, il pesticida per la gola che faceva anche da lenitivo e cicatrizzante per le ferite che lasciavano i fiori che tossiva.***
-Hey, dormito poco anche oggi?- Kibum gli sventolò davanti al naso un bubble tea caldo.
Taemin lo accettò volentieri, rilassandosi contro lo schienale della sedia e distogliendo per un attimo gli occhi stanchi dallo schermo del computer su cui stava compilando le schedule degli insegnanti.
- Sarebbe una novità?- gli rispose prendendo subito un sorso della bevanda calda.
Kibum, uno degli inseganti di canto della scuola, si sedette sulla scrivania, lanciandogli uno dei suoi sguardi -Spero sempre che tu risponda "già, notte di sesso selvaggio".- quella frase detta con tanta nonchalance e quello sguardo furbo gli strapparono una risata leggera.
Avrebbe voluto ridere di gusto, ma lasciarsi andare ad una risata voleva dire finire per vomitare petali sul posto di lavoro.
- Magari...- mormorò cercando di tirarsi su il morale.
-E perchè? Il bel visino per potarti a casa qualcuno non ti manca.- gli fece notare l'amico prima di sorseggiare a sua volta il caffè nero che teneva in mano.
Taemin sbuffò - Dai, lo sai il perché.-
- Uscire con qualcuno ti aiuterebbe, finché non conosci gente nuova non potrai mai sperare di lasciarti tutto alle spalle.- insistette Kibum.
- Non accetterò un altro appuntamento al buio.- lo anticipò Taemin, conosceva Kibum da abbastanza anni per poter dire con certezza dove sarebbe andato a parare.
-Nemmno un uscita a quattro in amiciza?- provò lui.
Taemin scosse la testa - Assolutamente no.- attento a non cadere nel tranello.
Kimbum fece una smorfia, mettendo su uno dei suoi falsi bronci - Sei tu che ci perdi, lei è davvero carina sai?-
Taemin gli sorrise, sapeva che cercare di farlo uscire, fargli conoscere nuove persone nella speranza che si innamorasse di qualcun'altro era il suo modo di cercare di aiutarlo. Lo aveva visto tossire in bagno il mese scorso e anche se non avevano mai affrontato apertamente il discorso Kibum da allora cercava di portarlo fuori, coinvolgerlo nella sua vita sociale.
-Passerò il mio sabato sera a pentiermene ma davvero...portati Woohyun sono siuro che ti dirà di sì.- gli regalò un occhiolino e una risata leggera per rassicurarlo, cercando ancora una volta di sviare ogni discorso serio prima che Kimbum potesse fare domande.
Non voleva parlarne, anche se lavoravano insieme da anni e lo considerava un caro amico non aveva nessuna intenzione di aprirsi con lui, o con nessun'altro.
Lui intuendo si alzò dalla scrivania con un balzo - Allora vado a cercarlo e ti lascio al tuo lavoro. Prenditi cura di te Taeminnie- lo lasciò dandogli un amichevole pacca sulla spalla, e Taemin gli fu veramente grato per quel discreto segno di comprensione.
Uscire con altre persone, come poteva se in ogni estraneo che incontrava cercava sempre lui? Come poteva sperare di salvarsi cercando l'amore di qualcun'altro quando le radici erano già così profondamente radicate dentro di lui?
Da un sentimento come il suo non si sfuggiva soffocando il desiderio di affetto tra le braccia di un misero sostituto. Ci aveva provato negli anni e non era comunque riuscito a salvarsi.
A quei pensieri un'altra crisi di tosse lo costrinse a corre in bagno per nascondersi e nascondere la sua malattia.***
Sua mamma gli assomigliava molto, era una donna di cinquantadue anni, con i capelli da sempre portati in un cascetto lungo fino appena sotto le orecchie e i vestiti semplici.
Taemin sapeva di avere un viso estremamente femminile, con i tratti ovali e dolci, da piccolo gli aveva creato un sacco di problemi ma ora, a ventisette anni poteva dirsi orgoglioso di assomigliare tanto alla bellissima e forte donna che l'aveva cresciuto.
Sua mamma si sforzava ancora di far sembrare le cose normali tra loro, Taemin la andava a trovare due sere a settimana e mangiava con lei dopo averla aiutata a cucinare. Lei cercava di non tirare mai fuori il discoroso e di non piangere quando lui si allontanava per calmare il respiro rantolante o una crisi di tosse.
Cercava di non parlane perché ogni volta che avevano tentato di affrontare l'argomento era finita in un litigio, con lei in lacrime e Taemin accasciato per terra alla ricerca di fiato. Almeno in quei momenti avevano deciso di fare finta che fosse tutto normale, ingornado l'elefante nella stanza mentre sua madre gli rivolgeva sguardi ansiosi e pieni di domande a cui non avrebbe mai risposto.
Come quella di chi fosse la persona per cui si era ammalato.
- Jongin ha chiamato questa mattina, per chiedermi del matrimonio.- disse lei affettando le verdure per il brodo.
Taemin tentennò un attimo mentre tagliava la carne vicino al lavandino - Ah, ti hai invitata ufficialmente?-
- Domani passa a portarmi la partecipazione.- annuì lei raggiante - Non vedo l'ora di vederti accanto a lui come testimone! Sarete bellissimi e anche Soo Jung nel suo abito...sai se lo ha già scelto?- domandò curiosa.
Taemin scosse brevemente la testa, senza dire una parola, sua madre non si lasciò sfuggire quel dettaglio.
- Tesoro tutto a posto? Non sembri contento...- gli rivolse uno dei suo sguardi interrogatori, il tipico sguardo che Taemin sapeva di voler evitare da lei o avrebbe capito troppo.
- Oh no ero solo preso da alcuni pensieri, dobbiamo organizzare l'addito al celibato di Jongin e siamo in alto mare hahahah- cercò di mettere su una risata nella speranza di distrarla con un nuovo argomento.
Lei sembrò abboccarci, o almeno finse molto bene di farlo decidendo di lasciarlo stare -Cercate solo di non coinvolgere troppo alcol.-
Taemin le lasciò un bacio tra i capelli bruni - Non posso primetterti niente.- le disse scherzando.
Lui comunque non avrebbe bevuto nulla, già lo sapeva. Non solo per le medicine ma anche per non rischiare di ubriacarsi e confessare l'inconfessabile a Jongin il giorno del suo addio al celibato.
Aveva già rischiato un paio di volte, ma grazie al cielo Jongin era sempre più sfatto di lui, non voleva rischiare anche in una serata così delicata.Si misero a tavola con il cibo fumante davanti, Adam ed Eve che Taemin aveva portato con sé riposavano sotto il tavolo, sua madre aveva preparato tutti cibi caldi e morbidi ma non bollenti, per aiutarlo a mangiare.
Si era accorta di come fosse dimagrito in quelle settimane, Taemin aveva notato gli sguardi preoccupati che gli rivolgeva quando pensava di non essere vista.
In quel momento invece lo stava osservando attenta e senza timore mentre lui tentava di mandare giù a fatica i primi bocconi.
- Fa tanto male?- gli chiese in un pigolio timoroso.
- Mamma ne abbiamo già parlato...- iniziò a dire lui, non aveva minimamente voglia di una discussione, a dire il vero non ne aveva nemmeno la forza.
Lei alzò le mani - Lo so, lo so...non voglio discutere, ti vedo solo così...magro e pallido e ho paura per te. Posso essere preccupata per mio figlio? Posso?- gli ripetè più volte.
Taemin sospirò mettendo in bocca un altro boccone, masticandolo e mandandolo giù per dimostrarle che andava tutto bene.
Lei sembrò rincuorarsi nel vederlo continuare a mangire in modo normale.
Mentre Taemin cercava di ricacciare in dietro le lacrime per il dolore che gli procurava deglutire.
Non voleva vederla preocuparsi o stare in pena per lui, le aveva promesso che si sarebbe curato che si sarebbe preso cura del proprio corpo.
Era una promessa stupida ma voleva davvero che lei ci credesse, che credesse che sarebbe sicuramente andato tutto bene.
Lui non era suo padre, non l'avrebbe fatta soffrire, non sarebbe morto di Hanahaki mentre lei piangeva disperata per lui.
Taemin a otto anni si era ripromesso di proteggerla da quel tipo di dolore.
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Sayonara Hitori (Taekai)
Fanfiction! LEGGIBILE COME ORIGINALE ! **COMPLETA** L'Hanahaki è una malattia che nasce dal provare per troppo tempo un amore non corrisposto. I sentimenti che stagnano nell'animo portano alla formazione di fiori nei polmoni, fiori che consumano pian piano...