Capitolo Uno: Georgia

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Adesso che sono entrate nell'atmosfera terrestre, la Betty scende fluida verso la superficie. Call e Ripley sono ancora davanti a un finestrino nella zona di carico, dall'altro, quello oramai privo del vetro termico, si fa strada un odore acre di bruciato che irrita le narici del clone. Si avvicina alla giovane, le posa una mano sulla spalla e la stringe in una presa incoraggiante. "Dai... raggiungiamo gli altri.", la esorta con voce stanca.

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"Perché cazzo mi hai baciato, figlio di puttana!", sbraita Vriess dal sedile di comando. Call e Ripley si scambiano un'occhiata a metà tra il divertito e l'incredulo. "Beh se non ti è chiaro, stavamo per rimetterci le palle! Mi sono solo fatto prendere dal momento! Non metterti strane idee in testa, Ironside!", "Beh felice di saperlo, stronzo di un figlio di puttana bastardo! È stato peggio che baciare il culo sudicio di un babbuino!", "Si beh, vado a farmi una pisciata in santa pace!"

Le due sopprimono l'ilarità causata da quel battibecco, concentrandosi sull'immediato futuro. Il clone si accomoda sul secondo sedile e afferra i comandi, prendendo il controllo della navetta. L'Auton resta in piedi accanto a lei, una mano aggrappata allo schienale della seduta, l'altra appoggiata sul bordo della plancia. "Dove dovremmo andare ora?", domanda con gli occhi fissi alle nuvole che stanno attraversando. "Il più lontano possibile dal sito dello schianto, proporrei.", le risponde Ripley consultando le mappe su uno dei piccoli monitor. "Non ho idea di quale sia la situazione quaggiù, tu ne sai qualcosa?", domanda sperando in un aiuto concreto. L'androide fa un passo in avanti raggiungendo i comandi sulla plancia, lo spazio ristretto la obbliga a premere la propria gamba su quella di Ripley, non ci fa caso, ma questa invasione del proprio spazio personale non passa inosservata all'altra, "Wow, accomodati, vuoi per caso sederti su di me?", il commento le è uscito di bocca prima che ripotesse ragionarci, accidenti alla sua parte aliena! Call si volta fulminandola con lo sguardo, "Oh, sei tu? Pensavo fosse Johner!", il tono della sua voce è così aspro che l'ibrido non può che abbassare lo sguardo, e per la prima volta da che ne ha memoria, sperimenta un sentimento che identifica come imbarazzo. "Oh, ma fate pure come se io non ci fossi eh!", Vriess butta benzina sul fuoco, con fare offeso. "Piantatela! Tutti e due!", esplode l'androide imponendosi di tenere gli occhi fissi sui comandi che sta utilizzando. "Vi sembra il momento di pisciarmi intorno?", li rimprovera esasperata. "Oh, un momento io non piscio proprio intorno a nessuno!", Vriess alza le mani in un gesto innocente.

Ripley invece tace, riflettendo sull'ultima osservazione di Call, consapevole del fatto che, almeno per quel che la riguarda, ammette, tutti i torti non li ha. Di tutte le persone con cui ha passato le poche ore che costituiscono la sua intera vita, sia quelle sopravvissute che quelle ormai andate, l'unica per la quale sperimenta una sorta di affetto, è proprio lei, ed è molto più di quel che avrebbe sperato per sé da quando ha aperto gli occhi la prima volta sull'Auriga. Ma non è solo attaccamento, c'è pure qualcosa di fisico, non sa se anche nella sua vita precedente fosse così istintiva o se la Ellen Ripley che le ha donato gran parte del suo DNA fosse più pragmatica. Tantomeno quale fosse il suo orientamento sessuale, - come se avesse importanza -, nota tra sé. I suoi rimuginii hanno anche un che di assurdo, pensa, visto che la giovane non è nemmeno un essere umano! Eppure, a lei non importa. Sembra più umana di tutti gli altri messi insieme, forse solo Hillard e Purvis si salvavano, in quanto a sensibilità. Poi ripensa al gesto di Christie e al dolore che ha percepito nella voce di Vriess e si rende conto che forse il suo giudizio verso il prossimo è un po' troppo severo. A ogni modo, sa di preferire Call a tutti loro ed è la sola da cui non vorrebbe separarsi e con cui desidera coltivare un rapporto.

Call dovrebbe solo essere furiosa per quella sorta di rivendicazione, eppure, la battuta di Ripley, con quel tono vagamente seducente, le hanno provocato una buffa reazione, come quando ha artigliato la lingua di Johner in sua difesa. O come quando le ha sfiorato delicatamente una spalla, mentre tutti gli altri si divertivano a prenderla per il culo dopo aver scoperto che cosa era. O come quando, solo pochi minuti prima, ha ordinato a quel mostro ibrido di lasciarla andare e poi le ha fatto scudo col proprio corpo, trattenendola in un abbraccio fermo e protettivo, mentre entravano nell'atmosfera. Ma soprattutto, quando le ha parlato e per come lo ha fatto, mentre tutti gli altri sembravano quasi evitarla. Si rende conto solo in questo momento, che per tutto il tempo dell'attacco, la donna non ha fatto altro che gravitarle intorno, pronta a proteggerla e a sostenerla. La sua tempesta di pensieri viene improvvisamente interrotta dal grugnito di Johner.

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