3^ Capitolo

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– Katherine –

Ore 22:03

Negozio

Il tempo non passava più così velocemente...

Scossi il capo per svegliarmi. Avevo passato le ultime ore a fissare incessantemente il telefono, aspettando che squillasse. Non lo aveva fatto. Mi distesi lentamente sul divano e chiusi gli occhi. Quanto avrei voluto dormire; ne avevo bisogno, il mio corpo non era instancabile, anzi... Purtroppo vivevo con l'ansia di essere attaccata nel sonno e di non notare, nel riposarmi, il cambio di colore dell'amuleto. E ora le cose erano addirittura peggiorate.

Misi giù il telefono per l'ennesima volta. Inutile. West non rispondeva. L'ansia mi aggredì con artigli di ferro. Che gli fosse successo qualcosa? No, non era possibile. Me l'aveva promesso. Aveva promesso che non mi avrebbe lasciata sola, che pur di non abbandonarmi sarebbe morto con me.

Insieme, per un'ultima volta.

Sentii gli occhi inumidirsi e, prima che mi si sbavasse il trucco, li asciugai. Non era tempo per piangere; se West era... se West era morto, la situazione era davvero critica. E da sola non ce l'avrei mai potuta fare.

Decisa, alzai la cornetta e chiamai.

«Pronto.»

«Salve, Philip. Sono Katherine.»

Il sospiro dall'altra parte della cornetta fu chiaro; come avevo detto: guai in arrivo.

«Ciao, Kate. Aspettavo una tua chiamata.»

«Quindi immagino tu sappia anche perché ti ho telefonato. Lei non è qui, Philip. Non è arrivata. E... e temo solo che non arrivi più.»

La voce roca al di là della cornetta era addolorata. Lo sentivo, lo conoscevo bene questo silenzio imbarazzante.

«Kate, – la voce era grave. La verità stava arrivando ed io ero certa di non volerla sentire – ascoltami attentamente. Lucy non può venire, o almeno non per ora.»

Il sangue mi si gelò nelle vene. Serrai i denti sforzandomi di trattenere le lacrime.

«Ricevuto» fu l'unica cosa che riuscii a dire.

«Kate, so che per te è difficile, ma dovrai resistere ancora un po' per il bene del mondo intero.»

Risi amaramente.

«Il bene del mondo intero... Dimmi Philip, chi penserà al mio bene, eh? Alla mia vita, ai miei sogni, al mio futuro... Chi, Philip, dimmi chi!»

Il respiro era affannato, con un gesto isterico mi asciugai gli occhi.

Questo discorso l'avevamo già affrontato, sapevo bene quale sarebbe stata la sua risposta: il bene supremo è più importante di quello individuale. Noi siamo guerrieri alla mercé del Destino. Uccidiamo per il bene, moriamo per il bene, e questo è il nostro Destino. Le rime della filastrocca le conoscevo, non avevo bisogno di risentirle, necessitavo solo di una smentita. Quanto potevo durare in questo modo?

Feci un profondo respiro per calmarmi e poi ripresi, «Come sta?»

«La sua situazione è stabile ma il coma potrebbe essere permanente... L'hanno morsa.»

Spalancai gli occhi sconvolta. Sapevo cosa ciò potesse significare.

«... Vuoi dire che sta...»

«No, no, – mi rassicurò lui – la nostra famiglia ha da sempre il DNA dei cacciatori, entrambi i cacciatori. Il veleno non l'ha scalfita, ma le ferite sono comunque numerose e i dottori sono particolarmente preoccupati per l'emorragia cranica. Hanno detto di averla fermata appena in tempo ma... forse era comunque troppo tardi. Kate, tu comunque ce la puoi fare. Il tempo di trovarne un'altra, ce la puoi fare.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 05, 2017 ⏰

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