Quelle strade erano tutte uguali, e per poter arrivare sulla super strada, e imboccare una delle strade verso la sua meta, Misty doveva passare in mezzo agli alberi, su una strada curvilinea e stretta, ma a lei non preoccupava. Era un'ottima guidatrice, e aveva un sangue freddo che le permetteva di trovarsi nelle peggio situazioni e trovare comunque la lucidità per risolvere.
Mentre avanzava tra il diramarsi degli aberi, pensó a quale fosse la meta di quel weekend. L'ultima volta era stata nella città vicina, che distava circa 130 km in linea d'aria. Orange Town.
Tutto quello che ricordava di quel weekend era un grande post sbornia interminabile, e lividi in faccia, e le nocche spaccate. Non un buon segno.
Optó per White Spring. Si diceva fosse una città molto frequentata dai giovani, specialmente universitari, essendoci ottime università.. Così dicevano.
La città distava tre ore e mezzo di viaggio, quindi si fermó al primo Diner per la strada e si trangugió un enorme tazza di caffè, fumó una sigaretta e ripartì.
*
Arrivó intorno alle sei di sera, e vista l'ora, decise che la cosa migliore fosse registrarsi al motel più "vicino" al centro e trovare un locale dove andare a passare la serata.
Trovò un motel mediamente squallido, sulla strada e parcheggió la macchina nel parcheggio di fronte alle camere.
Mentre aspettava di potersi registrare, in fila, dietro ad una famiglia che cozzava visibilmente con quella topaia, visto il loro atteggiamento borghese, gli abiti apparentemente costosi, la pelle compatta e liscia, si girò una sigaretta da fumarsi in seguito.
"D'accordo William. Non ne discutiamo qui, direi non sia il momento più opportuno. Facciamo domani, davanti a un caffè... Magari in centro" quest'ultima frase la sussurró con sprezzo, facendosi più vicina all'uomo, ma la sentirono tutti.
Aveva tutta l'aria di essere una di quelle donne in grado di umiliarti davanti a tutti, in modo irritante e spocchioso.
A fianco alla donna, che si ergeva fiera nella sua gonna attillata al ginocchio, la affiancavano quelli che dovevano essere suo marito e loro figlia, palesemente in imbarazzo e a disagio.
Misty rise dentro di se per il disagio che emanavano.
Infine la donna si concedó, seguita dagli altri due.
Mentre passavano, accanto a Misty, la ragazza si voltò appena a guardarla, e i loro occhi si incontrarono, fermando impercettibilmente il tempo.
Era una bellezza insolita. Non una di quelle ragazze per cui ti gireresti a guardarle per assicurarti di non avvere avuto un allucinazione visiva, o di aver appena visto una Dea Greca.
Era una di quelle bellezze.. Normali. Una ragazza normale, bella nella sua normalità.
Aveva gli occhi leggermente a mandorla e i tratti fini, il naso piccolo e le labbra carnose, i capelli castani fluenti.
Per qualche ragione attiró l'attenzione di Misty, che la seguì con lo sguardo, senza tradirsi, rimanendo impassibile.
L'altra sparì oltre il parcheggio finché non era più visibile.
Misty tornò al presente quando venne bruscamente richiamata dal custode del Motel.
"Vuoi registrarti?"
"Ehm.. Si."
"Prego, compila il foglio con i tuoi dati." e le porse il documento, con poco entusiasmo.
Misty compiló il modulo per affittare una camera due notti.
"Scusi, posso chiederle se posso stare in una camera che ha la vasca da bagno nei servizi?" chiese gentilmente la ragazza.
L'uomo la guardó spazientito, prese una chiave e gliela buttò sul bancone.
"Fanno 20 dollari in più."
'stronzo'
Gli porse i soldi ricambiando la sua ostilità, e si prese la chiave.
"Benvenuta al Berey Motel. Disponiamo anche di una piscina, sul retro.
Le auguriamo buonsoggiorno" la informó con un fintissimo sorriso che gli si era stampato in volto non appena aveva ricevuto i soldi, e con altrettanta finta gentilezza.
Misty lo squadró con irritazione e uscì dall'ufficio per dirigersi a quella che sarebbe stata la sua camera per i prossimi due giorni.
'Coglione' pensò dell'uomo.
La camera era persino meglio di quello che si aspettava: il letto matrimoniale presiedeva la stanza scialba e vecchia.
L'arredamento triste e antiquato sembrava arrivare direttamente dagli anni 50.
In bagno, la vasca era pulita.. A parte gli angoli incrostati di sporco.
Sentì comunque il bisogno di infilarsi in acqua e giacere tranquilla dieci minuti, cullata dal calore dell'acqua.
Entrare in acqua aveva un effetto meditativo per Misty, quasi ancestrale. Si sentiva come fosse di nuovo nella placenta di sua madre, ancora al sicuro dall'esterno.
Il suo corpo immerso nell'acqua l'avvicinava a sua madre, e tutta la scia di ricordi che la riconduceva a lei.
A quando da piccola la rassicurava con calorose parole, con quella sua voce vellutata mentre le faceva il bagno, con la sua immancabile paperella viola, Ghilda.
Sua madre..
Ogni volta che si trovava immersa nei pensieri con lei, dal suo torace sentiva irradiarsi calore che si tramutava in fitte di dolore. Ma non un dolore fisico, non avevano niente a che vedere con il dolore alle ossa che aveva dopo una raffica di colpi di Mark, nei suoi giorni migliori, no..
Era qualcosa di profondamente e irrimediabilmente incontenibile..
Dagli occhi iniziarono a sgorgarle lacrime pesanti e copiose, che non credeva neanche di poter contenere.
Si lasciò andare a quella disperata cascata di emozioni, che la sviscerava dal profondo, che urlava di poter uscire, di essere liberata, di essere ascoltata.. Ma Misty non voleva ascoltare, non voleva ricordare.
Si era abituata a seppellire molto in profondità le sue emozioni, tanto che non ricordava neanche più di averne.
La sorprendeva ogni volta che spurgavano fuori, come una malattia che le cresceva dentro e minacciava di prosciugarla dal suo interno.
Così le aveva concesso di uscire in momenti prestabiliti, come quelli.
Sicura di essere protetta da sguardi curiosi, sicura di potersi lasciare andare, di lasciarli scorrere, fluire insieme all'acqua, ogni volta.
Ricordó sua madre, con quel suo volto angelico, o così ricordava, i suoi occhi blu come il mare, i boccoli che le ricadevano dolci sulle spalle, mentre le sorrideva.
Da quel pensieri la sua mente iniziò ad agitarsi e darle dei flash intermittenti;
Il volto dolce di sua madre,
Il suo dolce volto colpito da uno schiaffo..
Mark.
Mark che le sbraita addosso, i due adulti che litigano in modo così rabbioso da aggredirsi, e spaventare la piccola Misty.
Misty che si nasconde sotto il bancone della cucina..
Sua madre che le promette, come sempre che l'avrebbe portata via da lì..
"Quando, mamma?" si trovò a domandare al soffitto, con la voce spezzata.
'Sono ancora qui..' concluse, ormai riemersa nel presente. Ritrovò il suo corpo semi adulto dove lo aveva lasciato, tutto attorno a sé fermo come era.
Chiuse gli occhi. Scacció i pensieri, i ricordi, immerse tutta la faccia in acqua come per lavare la mente da tutto quel frastuono.
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The adventures of Misty
AdventureMisty è una ragazza fuori dal comune, temeraria e solitaria che cerca di scappare dal suo passato e dalla sua città così stretta per lei . Ogni weekend rappresenta per lei l'unico momento di fuga e libertà in attesa di potersene andare definitivamen...