Patronus

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«Non ce la posso fare!» Esclamò Harry, frustrato. Era da mesi che non riusciva più a produrre un Patronus degno di essere chiamato tale.
In questi mesi aveva provato e riprovato a riprodurne uno con l'aiuto di Draco, il quale non l'aveva lasciato solo nemmeno un momento da quando era finita la guerra magica, ma continuava a fallire ogni tentativo.

«Vuoi parlare del motivo per il quale non ci riesci più?» Chiese il biondo, guardandolo con un sopracciglio alzato.

«No. Probabilmente è l'ospedale a condizionarmi... la puzza di medicine e i pianti dei pazienti non aiutano di certo.» Disse Harry, senza guardarlo in faccia.

«Lo sai che non è quello.» Era da un po' di tempo, ormai, che Draco provava a far ragionare il moro, ma lui non ne voleva sapere.

«Zitto, adesso ci riuscirò.» Harry chiuse gli occhi, si concentrò sul ricordo felice che gli aveva fatto eseguire l'incantesimo alla perfezione durante la guerra, e pronunciò la formula con il giusto movimento di bacchetta.
Fuoriuscì solo una piccola nuvoletta argentea, niente di più.

Draco sospirò. «Dovremmo parlarne, Potter.»

«No.»

[...]

Draco ed Harry erano seduti a un tavolo in mensa, il moro stava mangiucchiando il suo pranzo illuminato dalla luce artificiale dell'ospedale.

«Comunque è da un po' che Ron ed Hermione non vengono più a trovarmi... dopo il matrimonio hanno avuto troppi impegni e non sono riusciti a passare nemmeno una volta. Se non ci fossi tu, impazzirei.» Disse Harry, picchiettando la forchetta di plastica contro il cibo nel piatto.

«Non ti sentirai mica abbandonato, eh Potter?» Chiese Draco, cercando di attirare la sua attenzione.

Il moro tenne lo sguardo sul piatto. «Ma no, sono felice per loro! Sarebbe bello potersi sposare e avere una famiglia. Magari fuori da quest'ospedale.»
Alzò lo sguardo su Draco.
«Ti immagini? Io e te in una villetta, ai confini di Londra.»

Malfoy gli prese la mano appoggiata mollemente sul tavolo. «E tu sai benissimo perché tutto questo non sia possibile, vero?» Chiese guardandolo negli occhi.

Harry abbassò di nuovo lo sguardo sul piatto davanti a sé. «Perché mi tengono rinchiuso qua.»

Malfoy sbuffò. «E perché ti tengono rinchiuso qua?» Provò a insistere, ma prima che il moro potesse rispondere arrivò un'infermiera.

«Buongiorno Harry, tieni.» Disse porgendogli un bicchiere d'acqua e una pillola. «Sai cosa devi fare.» Continuò con un sorriso.
Potter lasciò la forchetta e la mano del biondo, poi si mise in bocca la pillola e bevve un paio di sorsi d'acqua. Solo allora l'infermiera li lasciò di nuovo soli.

Harry, però, si alzò e andò in bagno, dove sputò la pillola che aveva tenuto sotto la lingua nel lavandino.

«Dovresti fare come ti dicono. C'è un motivo se vogliono che tu la prenda.» Disse Draco, alle sue spalle.

«Non voglio. Però sai cosa voglio?» Chiese con un sorriso.
Draco scosse la testa in segno di negazione.
«Voglio andare sul terrazzo all'ultimo piano. È da un po' che non guardiamo il tramonto da lì.»

Così iniziò a camminare lungo i corridoi, salire le scale e varcare le porte, sempre seguito da Malfoy.

«Lo sai che ci vogliono almeno quattro ore perché tramonti, vero?» Chiese Draco, cercando di fermarlo. Fuori era inverno e faceva molto freddo, per di più il cielo non prometteva niente di buono.

«Vuol dire che aspetteremo. Sono stanco dell'aria viziata che gira tra queste mura.» Rispose prendendolo per mano e accelerando il passo.
Si ritrovarono fuori dopo neanche un minuto, giusto in tempo perché iniziasse a scendere una leggera pioggerellina.

E Drarry sia *One-Shot*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora