«Spesso si incontra il proprio destino nella via che s'era persa per evitarlo.»
Jean de La FontaineJane
Sbuffai assonnata.
Non avevo voglia di alzarmi quella mattina –come tutte le altre, in realtà-.
Mi feci forza e come prima cosa, per potermi svegliare al meglio accesi lo stereo.
Sentire la musica come prima cosa mi dava serenità e tranquillità.
Le note di una canzone a me sconosciuta riecheggiò nella stanza. Mi lasciai trasportare beandomi delle note dolci e calme della melodia.
Droga, l'aggettivo perfetto da associare alla musica era droga.
Quando sentii lo stomaco brontolare decisi che fosse il momento di spegnere e di andare a mangiare qualcosa di super dolce.
Dalla sala da pranzo sentii i miei confabulare ad un volume abbastanza alto, si staranno sicuramente preparando per la riunione d'affari di cui parlavano da giorni. A parole loro molto importante.
Dicevano in continuazione che non potevano di certo perdere un'occasione del genere, e se tutto fosse andato bene saremmo diventati una delle famiglie più ricche tra le compagnie di navigazione del paese.
A me d'altro canto, mi importava meno dei soldi, ma era anche vero che la mia curiosità smisurata era più forte della mia fermezza.
Sfruttai l'occasione per frugare tra le varie scartoffie che papà lasciava in giro nel suo ufficio. Era un disordinato cronico, ma avevo comunque buone possibilità di scoprire di cosa stanno parlando trovando i fogli giusti.
Non mi parlavano mai dei loro affari, se non qualche accenno di rado, dicevano sempre che non erano cose che mi riguardavano visto che non ero ancora propensa a ereditare l'intera ditta e soprattutto che dovevo frenare la mia curiosità a volte eccessiva.
Sull'ultimo punto avevano perfettamente ragione, lo riconoscevo.
Di solito facevo davvero finta di nulla e non chiedevo niente di quello che facevano a lavoro, erano loro che me lo dicevano in primis di non chiedere, ma quella volta, quando la scorsa sera li avevo visti a tavola con un'aria strana in viso, mi ero decisa a indagare più a fondo, e qual era il miglior modo se non entrare nella stanza che per me era off limits?
Guardai in tutti gli angoli dell'ufficio, nei vari cassetti, raccoglitori, persino sul computer, ma non trovai nulla che catturasse la mia attenzione, se non delle bollette da pagare o degli arredamenti di alcune navi da crociera della mia famiglia.
Sbuffai sconsolata e mi chiesi ancora una volta il perché non mai parlare del loro lavoro con me, come se la mia persona e la mia opinione non contasse nulla per loro, come se di me non gli importasse niente.
Parlavamo raramente insieme durante la giornata, l'unico argomento di cui accennavano a tavola era come andavo a scuola e se fossi ancora la prima della classe. Mentivo sempre per renderli soddisfatti.
Mi sedetti amareggiata sulla poltrona di pelle giocando con una ciocca di capelli, lo sguardo vagò sulle pareti finché non cadde su una piccola cartelletta nera posta in alto su un armadio, spinsi la poltrona più vicino e ci salii sopra, sfiorai a malapena l'oggetto per colpa della mia bassa statura, mi arrampico letteralmente su uno degli scaffali facendo attenzione a non cadere, presi il raccoglitore e scesi, rimettendomi seduta.
Aprii la cartelletta dove compaiono diversi fogli, presi il primo che parlava di un certo Tyler Esposito, una data che risaliva a qualche mese fa e un luogo.
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Beyond the past
Storie d'amoreQuesta storia contiene un linguaggio forte e scene esplicite Il passato. Quello che ho tatuato sulla pelle, richiama il mio passato. Un passato gioioso ma anche triste. Un passato che non augurerei mai a nessuno. Un passato che solo una persona maga...