Era da mezz'ora che se ne stava in camera sua, seduto a terra, con la schiena appoggiata alla porta appena chiusa, i gomiti sulle ginocchia piegate, le mani nei capelli e il volto segnato da lacrime di disperazione e senso di colpa.
«avanti, dillo»
aspettava quella parola dal piccolo gatto nero, che non vedeva l'ora di insultarlo
«idiota»«che cosa ho fatto, Plagg?!»
Chiese mentre cercava di rielaborare l'accaduto.«lo chiedi a me? Sei tu che agisci senza ragionare»
Gli rispose il kwami della distruzione con sufficienza, mentre ingoiava un altro pezzo di camembert.Si passò le mani sul viso e si tirò leggermente i capelli, sbuffando.
«SO cosa ho fatto. E SO di essere stato un idiota. Ma non riesco a capire PERCHÉ io lo abbia fatto»«e allora sei ancora più imbecille! Magari ci arrivi, a suon di insulti»
Plagg ora aveva un'espressione veramente arrabbiata e lo stava rimproverando. Possibile che il suo portatore, dopo tutto questo tempo, ancora non lo capiva?
«quella poverina non merita questo!»«insultami pure, SO di meritarlo. E di certo non era mia intenzione farla soffrire! Per di più ora sto male anche io e non so cosa fare»
Rispose il ragazzo con aria frustrata.«invece di piangerti addosso e renderti pietoso al limite del ridicolo, inizia ripensando a cosa hai combinato ieri sera»
Gli consigliò il dio quantistico svolazzandogli davanti e cercando di farlo ragionare.
«ma prima fatti una doccia fredda! Ti schiarirà le idee.. E ti toglierà quell'odore di donna di dosso»Era la festa di fine anno della scuola, l'ultima per la classe di Adrien, ormai all'ultimo anno di superiori.
Tutti gli studenti erano vestiti di tutto punto e sembrava un gala, più che una normale festa scolastica.
L'unica a mancare era Chloé, perché era partita per New York con sua madre la settimana precedente.
Al solito, Alya, Nino e Adrien aspettavano la loro amica ritardataria, che arrivò proprio quando il preside stava per iniziare il discorso di apertura.
Si avvicinò a loro correndo, in quell'abito meraviglioso, lungo fino ai piedi, e si stupirono che per miracolo riuscì a non inciampare nemmeno una volta.
«sono stata brava! Avete visto, non sono ancora caduta!» si complimentò con se stessa la ragazza appena arrivata, gioendo come una bambina.
Era lì, davanti a loro, in quello splendido abito color amaranto che aveva confezionato da sé la settimana stessa. Era un semplice abito monospalla, lungo fino ai piedi, che cadeva morbido sulle curve ben definite di quella giovane donna e ne risaltava comunque le forme sinuose ed aggraziate per mezzo di una fascia oro che la cingeva appena sotto il seno.
Aveva lasciato i capelli sciolti, ormai lunghi fino a metà schiena, e quel trucco leggero le risaltava quei meravigliosi occhi blu.
Era bella.
Anzi.
Era diventata davvero una ragazza bellissima.
Adrien si trovò a chiedersi perché, in quegli anni, non si fosse mai accorto di quanto bella fosse la sua migliore amica. Bella quasi quanto.. Lei.
Specialmente in quel periodo difficile in cui gli era stata particolarmente vicino.
Ancora si domandava quale fosse il motivo per cui suo padre avesse permesso proprio a lei di stargli accanto.
Eppure la sua scelta fu confermata dal fatto che lui riuscì a risalire, e soltanto grazie a lei.
Era davvero una ragazza meravigliosa, pensò.
Qualcos'altro scattò in lui quando Marinette, mentre pronunciava quelle parole, mostrava i tacchi delle sue décolletés spostando appena la stoffa dell'abito, permettendogli di notare la caviglia nuda, ornata da una sottile cavigliera, sicuramente anch'essa opera sua. Non che non avesse mai visto le sue caviglie, ma quel movimento così delicato, d'un tratto, gli parve quasi intimo. E per un momento il biondo arrossì.
I quattro amici raggiunsero gli altri compagni alla festa e si divertirono molto. La musica faceva da sottofondo, ma c'era comunque chi ballava.
Era riservata esclusivamente agli studenti della scuola, perciò Adrien fu, per quella sera, il cavaliere di Marinette, e ne fu molto felice.
Dall'inizio di quell'anno la ragazza riusciva a parlare serenamente con lui solo quando erano in presenza dei loro amici, ma quando si trattava di rimanere soli tornava a balbettare e non lo guardava negli occhi.
Ed ancora lui non ne comprendeva il motivo.
Quella sera Adrien si promise di metterla a suo agio il più possibile.
E per farlo provò a mostrare una piccola parte del suo carattere che conoscevano soltanto lei e la sua Lady, quando il bel biondo era nelle vesti di Chat Noir.
L'approccio funzionò in modo stupefacente e la serata trascorse serena, tra risate, chiacchiere e balli.
Non avevano mai trascorso così tanto tempo insieme (a parte l'ultimo mese, ma la situazione era completamente diversa), da soli in un contesto simile, e Adrien sorrideva alla prontezza con cui Marinette rispondeva alle sue battute, a quel suo essere se stesso, conoscendo in realtà molto bene quel familiare atteggiamento della ragazza, quando Chat Noir andava a farle visita la sera.
Questo però lo portò anche a notare dei particolari di lei che gli erano sfuggiti, forse per troppo tempo, notando quanto la giovane gli ricordasse la sua Coccinella.
Quando giunse il momento di tornare a casa Adrien si offrì di riaccompagnarla in auto, nonostante abitasse molto vicino all'istituto.
Sapeva che il giorno dopo l'amica sarebbe partita per l'Italia e che le loro strade si sarebbero divise probabilmente per sempre, da lì in poi, ed ammise a se stesso che gli dispiaceva, anzi quasi sicuramente non voleva che se ne andasse.
Decisamente non voleva.
Appena davanti casa della corvina, Marinette fece per aprire la portiera dell'auto quando Adrien, con uno scatto e senza dire una parola, la prese per il polso e la guardò negli occhi immergendosi totalmente in quel blu che brillava con il riflesso della luna attraverso il vetro del finestrino.
Si perse in quel mare e fu certo che anche lei fosse nel medesimo stato di trance, perché la vide incapace di muoversi. Qualcosa però in lui fremeva e, guardando quelle labbra, inebriato dal dolce profumo di lei che aveva impregnato l'abitacolo, sentì che l'istinto stava prendendo il sopravvento. La baciò, dapprima dolcemente poi con desiderio, abbandonandosi a quelle sensazioni che lo avevano accompagnato per tutta la sera, senza saperne la ragione, e che lo portarono a spingersi un po' troppo in là.
Se non fosse stato per la ragazza, probabilmente non si sarebbe fermato.
«Adrien, fermati! Noi... non possiamo... Tu.. Ami un'altra!» esclamò Marinette in lacrime allontanandolo da lei e fuggendo poi dalla vettura.
Lui rimase spiazzato da quelle parole e immobile a guardarla andarsene. Dopodiché l'auto ripartì.
Non poteva lasciare così le cose, lui non amava un'altra, lui...
Forse amava la sua compagna di classe? Non ne era certo..
Allora perché aveva agito così?
Non era certo tipo da farsi prendere solo dal desiderio fisico.
Certamente non voleva che Marinette avesse quel ricordo di lui, tantomeno lui ricordarla in lacrime.
Il tempo di raggiungere la sua stanza che si trasformò in Chat Noir e ritornò alla casa di Marinette.
Atterrò sul terrazzo della sua camera, come era solito fare, bussò al lucernario e gli fu aperto dalla giovane ancora in lacrime, che appena lo vide gli si fiondò tra le braccia e l'eroe non esitò a stringerla forte a sé
«principessa...»
«Chat... Non volevo andasse così...»
«vuoi.. parlarne?»
La ragazza lo fece entrare e, mentre lei si avvicinava alla scrivania per prendere l'ennesimo fazzoletto, lui si sedette sulla sedia da ufficio in attesa che iniziasse a parlare.
«È stata una serata bellissima, finalmente sono riuscita a comportarmi con lui normalmente, senza imbarazzo, e ci siamo divertiti..
Poi non so cosa gli sia preso... Mi sono spaventata, Chat, mi sento confusa e ferita...»
Le lacrime scendevano copiose su quel viso delicato, solitamente sorridente e a Chat Noir si strinse il cuore.
La vide voltarsi verso le foto appese al muro e poggiare una mano su una di esse ad accarezzare il viso del ragazzo ritratto.
Si irrigidì, avendo ormai conferma di quel dubbio che gli frullava in testa, ma la domanda uscì dalle sue labbra senza aver il tempo di riflettere, mentre le sue mani si stringevano a pugno sulle ginocchia e i suoi occhi guardavano il pavimento.
«s-sei... Sei innamorata di lui?»
La sentì sospirare e spostarsi appena, girandosi verso di lui.
«dal secondo giorno di scuola.. Ormai sono cinque anni..» ridacchiò tristemente
«che sciocca.. non ho mai avuto il coraggio di dirglielo..E domani partirò..»
Si portò le mani a coprire il viso e il pianto riprese a forti singhiozzi.
Chat Noir non sapeva cosa fare, era rimasto interdetto, scioccato, spiazzato: la sua migliore amica, la dolce Marinette, era sempre stata innamorata di lui... E non si era accorto mai di niente..
E lui... Cosa aveva combinato?
Che stupido!
Si sentiva schiacciato, come se un treno gli fosse passato sopra, e non aveva idea di cosa fare, cosa dire.
Il pesante senso di colpa gli suggeriva di fuggire da lì.
Ma in quel momento era Chat Noir, non Adrien, e in ogni caso non avrebbe mai voluto lasciarla da sola ancora una volta in lacrime.
La abbracciò dunque dolcemente, accarezzando i suoi lunghi capelli corvini e cullandola appena aspettando che il suo pianto si placasse, mentre dentro di lui c'era una confusione di emozioni e pensieri che lo tormentava, oltre agli offensivi rimproveri che faceva a se stesso, trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi.
«mi.. dispiace.. Principessa..»
Furono le uniche parole che riuscì a dire, continuando a stringerla a sé.
Se ne andò solo una volta che Marinette si fu addormentata tra le sue braccia.«allora, ragazzino, ti sei rinfrescato la memoria? Hai una vaga idea di come risolvere?»
Chiese Plagg quando il suo portatore uscì finalmente dalla doccia.Sbuffò frustrato, dirigendosi all'armadio per prendere i vestiti.
«devo parlarle»«sicuro! Ma prima illuminami sui tuoi ragionamenti, Latin lover»
Rispose il kwami lanciando in aria un altro triangolo di camembert e prendendolo al volo con le piccole fauci, guadagnandosi un'occhiataccia dal suo portatore.«mi sono reso conto di quanto Marinette conti per me solo adesso, quando lei è innamorata di me praticamente da sempre.. E io non l'ho mai notato... Per di più in questo ultimo mese mi è stata sempre accanto, senza dire una parola, non capivo perché avessi voluto proprio lei, qui.. E senza di lei non ne sarei venuto fuori così in fretta. Prima per me c'era solo Ladybug.. Ora invece ho capito che probabilmente ho sempre provato qualcosa per lei anche io.. Devo tutto a Marinette, lei è il mio tutto»
Sospirò pesantemente, portando indietro i capelli ancora bagnati con la mano e sedendosi sul letto.
«mi sento un verme per come l'ho trattata... Ho sbagliato tutto»Per quanto potesse essere acido, a volte, ed arrabbiato con il ragazzo per quel che aveva fatto, senza ancora sapere del tutto la verità, Plagg si preoccupò di aiutare Adrien. Sapeva bene che i due, nonostante tutto, erano destinati a stare insieme.
«sai, Plagg, per certi versi ieri sera Marinette le assomigliava... Non so dirti in cosa di preciso, ma avevo la sensazione di aver già avuto a che fare con quel suo bel caratterino, oltre ad altri dettagli, tipo il suo sguardo, il suo gesticolare, il suo profumo... anche se non capisco come possa essere possibile. Sembrava quasi che lei fosse... Lei..»
«ehm... Oook... È la notte delle rivelazioni? Non saprei cosa dirti, principino... Però ora che hai ammesso a te stesso che ne sei innamorato e che hai combinato un gran casino, come credi di risolvere?»
«domattina partirà e prima di tutto voglio scusarmi con lei. Sempre se vorrà ascoltarmi»
«e poi cosa farai? Lei comunque partirà e forse non vi rivedrete più. Puoi pensare che comunque hai Ladybug, no?»
«cosa? No Plagg. Io le voglio entrambe»
«eh? e poi dici che non vuoi farti l'harem? e con Kagami, come la mettiamo?»
Sbuffò ancora, buttandosi sul letto a pancia in su per poi guardare fuori dalla finestra.
«se seguo quel che sento dentro, mi sembra di vedere Marinette e Ladybug perfettamente sovrapposte, come ad essere la stessa persona. E giustificherebbe il fatto che amo entrambe. Ma è una teoria che devo ancora appurare, visto che tu non hai mai voluto dirmi niente.
Per quanto riguarda Kagami, sono sicuro che capirà. È da qualche mese che siamo distanti e ci sentiamo anche di rado. Parlerò anche con lei»
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All of you | Miraculous |
FanfictionA volte capita di esprimere i propri sentimenti nel modo sbagliato e, quindi, di ferire le persone a noi care con parole o gesti che non avremmo mai voluto dire o compiere, trasmettendo un'immagine contorta di noi, ritrovandoci in situazioni scomode...