Un rumore sferragliante,metallico, fu la prima cosa che sentì.
Mi alzai in piedi, muovendo prima una gamba poi l'altra, mettendomi a cavalcioni, un dolore lancinante al fianco mi percorse tutto il corpo facendomi mugugnare. Mi toccai il fianco e sentì un liquido caldo, sangue, ero ferita. Mi portai la mano al naso e fui investita da un odore metallico che mi fece girare la testa. Era tutto buio; gli arti superiori si muovano davanti hai miei occhi cercando una porta, una via di uscita. Stavo salendo, sentivo l'aria scompigliarmi i capelli, ero in gabbia. Mi feci prendere dal panico, evidentemente odiavo i posti chiusi. Per un secondo la mia mente si annebbio, ripensai alle parole che si erano formate nel mio cervello. Evidentemente.
Un'altra ondata di panico mi sovrasto, quando capì che non ricordavo niente. Non so chi sono. Mi chiamo Helen, pensai. L'unica cosa che rammentavo. Dovevo uscire da lì subito, mi misi sulle ginocchia e poggia le mani su quella gabbia che continuava a salire, solo adesso mi accorsi del rumore assordante, era un allarme, niente di buono allora, pensai. Questa gabbia era piccola e c'erano delle casse messe a sinistra; cercai qualcosa con cui difendermi, ma non c'era niente. Poi all'improvviso tutto scemò; sia la salita sia l'allarme. Mi rannicchiati mettendomi in un angolino portandomi le ginocchia al petto, cosa che mi portò doloro al fianco; ma non cambiai posizioni, mi sentivo più al sicuro, era quasi confrontante. Quasi. Non so da quanto ero lì, potevano essere minuti o d'ore, avevo perso conoscenza, forse ero lì anche da giorni, constatai. Un rumore metallico e poi una luce che mi accecò, mi portai il braccio agli occhi e ci misi qualche secondo a capire che quella gabbia si era aperta da sopra. Delle voci, non capì cosa dicevano era come essere sotto l'acqua. Mi obbligai ad aprire gli occhi. Si è proprio una gabbia, pensai. Una di quelle che vedi in TV che portano gli animali feroci. Un ricordo, pensai speranzosa. No, niente di personale, solo una constatazione di una cosa, solo una bozza di un disegno. Smisi di pensai quando sentì un tonfo, mi alzai subito, felice che riuscivo. Era un ragazzo, alto biondo, mi posso fidare di lui, pesai immediatamente. No, no che non puoi, potrebbe ucciderti adesso. Due pensieri contrastanti, ma paralleli. Mi riconnetti con il mondo esterno e cercai di capire che dicevano quelle voci. "allora chi è?", "sarà solo un altro pive del Caspio buono a nulla", "su Newt chi è il fagiolino?". Non capì niente, che vuol dire Caspio o Pive?
Newt, quel nome, mi fece come salire a galla. "E' una fagiolina" disse lui. Anche quella voce era famigliare, rassicurante, con un accento un po' strano. "Cosa vuoi da me?" me la immaginavo diversa la mia voce, era più dura, ma almeno non tremava. "Su forza ti aiuto a salire" disse guardando dritta negli occhi, mi persi un secondo nei sui, ero marroni scuri, esprimevano diverse emozioni che non riuscì a collocare.
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don't forget
General FictionHelen si ritrova in una radura con soli ragazzi, la ragazza è senza memoria si ricorda solo il tuo nome. Spaesata si ritrova a dover sopravvivere in quella radura circondata da un labirinto; la curiosità può uccidere, come le emozioni. Il desiderio...