Ero seduta con i piedi a penzoloni su una specie di brandina, nel mentre Newt stava alla stipite della porta ad aspettare che un medicale entrasse per medicarmi un'altra volta la ferita al fianco. Sembrava innervosito e impaziente di andarsene, non mi guardò nemmeno un secondo, mi odiava così tanto? L'unico rumore che sentivo erano i nostri respiri coordinati, ero sicura che li stesse ascoltando anche lui. Il taglio iniziò a bruciare sempre maggiormente, il sangue fuori usciva a fiotti, provai a sopportare in silenzio, ma dopo poco mi uscì un gemito di dolore. Lui sembrò accorgersene e mi venne incontro; camminava sempre più velocemente, non ne capivo il motivo finché non iniziai a vedere sfuocato e barcollante. Sentivo il sangue pompare nella testa, mi alzai per andargli in contro o magari andare fuori a prendere una boccata d'aria. Come posai i piedi a terra le ginocchia non mi ressero più e caddi tra le braccia di Newt. "Sto bene." la mia mente era annebbiata, e no, non stavo per niente bene, ma non volevo che si preoccupasse per me. "Si come no." fu la sua risposta sbrigativa. Mi adagio sul lettino e mi mise sul lato non ferito. Il suo tocco sulla mia pelle era come il fuoco, mi bruciava, ma mi faceva sentire meglio. "Senti Hel, non sarò un cacchio di medicale, ma me la so cavare, tu adesso non muoverti, proverò a essere il più delicato possibile." Mi rassicurò con queste parole, poi la mia mente si focalizzo su come mi aveva chiamato: Hel. Vidi delle immagini sconnesse, il suo viso che mi parla, sembrava sereno, felice, ma più che altro erano delle sensazioni, il modo in cui mi aveva chiamato, lo faceva solo lui...ma dal momento che lo conosco da nemmeno un giorno era impossibile giusto? Mi alzò la maglietta per potermi medicare, anche se credo che dovrà farmi i punti. Questo pensiero mi fece rabbrividire. Il suo tocco era veloce ma delicato, come se temesse di ferirmi più di così. "Cacchio, i medicali non arrivano, dovrò farlo io, tranquilla" continuò lui agitato, "farò il più veloce possibile." E con queste parole infilzo l'ago nella mia pelle, il dolore era lancinante, terribile, stavo perdendo i sensi, lo sentivo. Ero debole, ma ogni volta che quel fottuto ago mi penetrava la pelle, lo sentivo. Dolore, rumori, luci. Tutto quello che percepivo. Perché non perdo i sensi?mi domandai, poi sentii delle voci, erano ovattate, lontano, come se fossi sotto l'acqua, ormai il dolore era un ricordo lontano, riposto in una parte del mio cervello, ma c'era di sottofondo. Volevo vedere il suo viso prima, volevo vedere Newt. Lui come se mi avesse letto nel pensiero, entrò nella mia visuale. "Andrà tutto bene Hel." Quelle furono le ultime parole che sentì, prima che il mio corpo di abbandonò.
Il suo viso era colorato da una luce bluastra, volevo toccarlo, andargli incontro e abbracciarlo, era l'unica cosa che mi importava. Ma il suo viso, a mia triste sorpresa, era serio e non vedevo nient'altro, nessun amore, che ci aveva procurato dolore per anni, ne nemmeno un goccio di risentimento, per quello che adesso mi mostrava di provare. Volevo che non mi importasse, che questo mi avrebbe reso più forte, come quando si taglia un ramo marcio da un albero, ma io ero già stata infettata, aveva le radici marce. Due uomini, delle guardie, mi presero da dietro, piegandomi le spalle all'indietro, con esse i polsi. Facevano male, ma non quanto sentivo dentro. E così, tra le mie urla spezzate dal dolore, lo vidi per l'ultima volta. Fino ad adesso.
Mi svegliai tra il silenzio più assoluto, avevo l'impressione che da li a poco la mia testa sarebbe esplosa, tastai con la mano destra dov'ero, stabilii che mi trovavo in un letto con le lenzuola fino alla vita, e li mi ricordai tutto: il dolore della ferita e il dolore del sogno. Mi si smorzò il respiro, mi alzai troppo velocemente, mettendomi a sedere. Avevo le lacrime agli occhi, quello, quello era un...ricordo. Sentii tutte le emozioni che avevo sentito in passato, travolgermi come un treno ad alta velocità. Una figura si mosse velocemente, stringendomi la mano, e con l'altra accese una lampada vecchio stile. "Mi hai fatto prendere mezzo infarto!" urlai io. "Se è per questo questo anche tu cacchio, per ben due volte del Caspio!" Ribatte lui, aveva gli occhi addormentati e i capelli scompigliati, che ahi me, lo intenerivano ancor di più. Ci guardammo, poi insieme, spostammo lo sguardo al lato del mio letto, dove lui si era addormentato, fino ad arrivare a vedere le nostre mani intrecciate."Grazie Newt." dissi istintivamente. Tutto questo era ambiguo per tutti e due. "Mi hai salvato la vita, grazie." avevo un nodo allo stomaco, anche lui sembrava agitato e non sembrava nell'idea di lasciarmi la mano, e a me andava più che bene così. "Ho fatto quello che ho potuto, e come fai a sapere il mio nome?" E qui mi venne il panico, non potevo mica dirgli che l'avevo sognato, "Me la detto Jeff." Non era una bugia dopo tutto. Ma una domanda continuava a tartassarmi: " Perché mi hai salvata? Si vede da un miglio che mi odi."mormorai con voce fin troppo infranta. Non ci conoscevamo, ma da quello che aveva detto Alby poco tempo prima... Newt sbotto: "Io non ti odio, sento solo che..." alla fine gli si spezzo la voce, dopo qualche secondo mentre fissava il vuoto continuò. "Niente, è tardi devi riposarti." Vedevo che aveva dei pensieri contrastanti frullargli per la testa. Lui era ancora seduto di fianco a me, sembrava spaesato e...che stesse combattendo con se stesso, io d'altro canto non ero da meno, ero già annebbiata per la perdita di sangue, ma quando udii quelle parole, sentii una botta immensa di gioia, tutto d'un colpo, che mi rese difficile respirare. Volevo continuare a gioire: "Resta, per favore, sai ehm con tutto quello che è successo..." La mia voce era impacciata. Era una scusa pessima, ma dopo quel ricordo... mi immersi ancora una volta nei miei pensieri: potrebbe essere un ricordo, deve, mi sentivo ancora addosso quella sensazione, quasi del tutto spazzata dalla felicità improvvisa di quel momento. "Certo Hel." rispose semplicemente, con voce dolce. Intanto nel mio stomaco c'era uno zoo intero. Lui si rimise disteso accanto a me, i nostri corpi si sfioravano, insieme ai nostri respiri e alle nostre nuove e insolite emozioni. "Si sincero Newt, sopravviveremo?" Lui sembro sorpreso, come me, per avergli domandato una cosa del genere. Non ero li da nemmeno un giorno, ma capivo la gravità di tutto questo. "Se restiamo uniti c'è la faremo, abbi speranza." Speranza, rimasi qualche secondo a pensare, non ho ricordo della mia vita, della me del passato, tranne quel piccolo rammento, ma subito avvertì un senso di paura, avverti che la fiducia era un'emozione potente, o ti salva o ti uccide, ti spezza. Dipende tutto da te, sei su in filo, puoi cadere in entrambi i lati, dipende tutto da quanto ti sporgi in esse, da quale, di esse. Devi saperla usare a tuo favore. Dipende tutto da te. "Avrò speranza"constatai. Poi, come se fosse la cosa più normale del mondo borbottai: "notte Newtie. " All'ultima parola la mia voce si spezzo per via di uno sbadiglio. Appoggia la mia testa sulla sua spalle, sorprendente comoda e confortevole.
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don't forget
General FictionHelen si ritrova in una radura con soli ragazzi, la ragazza è senza memoria si ricorda solo il tuo nome. Spaesata si ritrova a dover sopravvivere in quella radura circondata da un labirinto; la curiosità può uccidere, come le emozioni. Il desiderio...