Mi trovavo in un largo campo, con delle mura che lo circondavano, questo significa che ero rinchiusa, in trappola. Intorno a me mi circondavano dei ragazzi, tutti maschi, non c'è nemmeno una femmina da quello che potevo vedere; questo mi feci sentire in soggezione. "Dove sono?" chiesi nessuno in particolare. "Questa è una lunga storia, pive." mi rispose un ragazzo dalla pelle scura; quello doveva essere il capo, pensai.   "Sei ferita." quella voce. Era stato lui a parlare. Come se il taglio lo avesse sentito ricominciò a far male, come se dei fili fossero attaccati alla mia pelle e mi strattonavano verso l'esterno. Me ne ero quasi dimenticata, la mia mano era appoggiata sulla ferita umidiccia, stavo perdendo molto sangue, speravo solo di non perdere i sensi, l'idea di non essere padrona del mio corpo mi dava delle fitte di panico.

Era davanti a me, mi superava di almeno dieci centimetri, la mia testa gli arrivava al petto. Pensai che lui forse mi avrebbe risposto: "ho chiesto dove sono" la mia voce è dura, autoritaria. "Senti cacchio, adesso ti porto dai medicali poi, dopo, le domande" esso a sua volta mi rispose con voce rigida, ma la sua espressione lo tradiva, sembra quasi... addolorato? Non mi importava se non mi rispondeva, volevo capirci qualcosa. Iniziai a camminare verso quelle mura, senza guardarmi indietro. Ogni passo era un'agonia, partiva dal mio fianco e si estendeva in tutto il corpo, le voci dietro di me erano ovattate, ogni secondo che passava pensavo che fosse l'ultimo prima di svenire, i pensieri che facevo si fecero sempre meno lucidi, poi tutt'a un tratto iniziai a vedere i capelli biodi e gli occhi marroni scuro del ragazzo, non capivo se mi incitava a rimaner sveglia o semplicemente lasciami andare. Poi un pensiero mi balenò in testa, vedi lettera per lettera e con l'ultimo sospiro lo lessi a voce alta: "Newt".

Una luce mi accecò gli occhi, li chiusi immediatamente, stavo così bene, nessun pensiero, era come galleggiare nell'oceano, sentivo il mio corpo leggero e senza alcun dolore, sia fisico sia mentale.

Non dimenticare. Newt.

Mi alzai di colpo, sentendo ogni tendine, ogni muscolo tendersi e irrigidirsi. Non dovevo dimenticare, se lo avessi fatto non sarei più stata io, da sola sapevo che mi sarei sentita come il cielo di notte senza stelle, semplicemente, no sarei più stata io. Mi riproverai mentalmente per quei pensieri così stupidi e assurdi soprattutto perché io questo Newt non lo conosco ancora. "Finalmente ti sei svegliata, fagiolina." Un ragazzo dalla pelle scura e la voce severa, mi strappò via dai miei pensieri.
"Senti io sono Alby, comando io qui, ringrazia che ho aspettato che ti svegliassi, quel pive del Caspio di Newt non voleva neanche vederti, senza di me qui quel branco di pive non so cosa ti avrebbero fatto." Quelle parole mi ferirono, più di quanto avrebbero dovuto, Newt non voleva nemmeno vedermi, non aveva senso, neanche lo conoscevo, ripresi controllo di me stessa dissi che il motivo che ha non era fondato. Guardai intorno, capendo che dovevo essere in uno specie di ospedale, le pareri erano di legno e dalle finestre entrava della luce soffusa per via dei teli messi a mo' di tende, c'era un altro letto di fianco al mio e a destra, davanti alla porta c'era un tavolino con delle garze e altra roba per medicare. Provai ad alzarmi dal letto, ma subito mi prese un giramento di testa, mi rimisi a letto, sedendomi di nuovo. Il ragazzo di nome Alby se ne era andato, provai un senso di sollievo. Provai di nuovo ad alzarmi, ma per la seconda volta non ciao riuscì; stavo di nuovo per cadere, ma grazie a un ragazzo non caddi. Per la terza volta. "Hey Pive devi stare a riposo, comunque io sono Jeff, un medicale." Lo guardai, sembrava un tipo a posto. "Saresti una specie di dottore?" gli domandai, ma la mia mente però era rivolta al trove, non dimenticare, quel nome, Newt, so che appartiene al biondo, era come sapere che ogni giorno cala la notte con la luna e poi sale l'alba e si alza di nuovo il sole. Era così...giusto, ma allo stesso tempo sbagliato. "Si, una specie di dottore" dichiarò ridacchiando; mi stava
simpatico, credetti di potermi fidare. "Senti, vuoi dirmi per favore dove sono?" gli chiedo quasi supplicando. "Siamo nella Caspio di Radura, intorno a noi sta un labirinto, ma di questo non dovrei parlarti." Un labirinto? Volevo sapere di più, all'improvviso ricordai che non ho alcun ricordo, non ricordavo niente del mio passato. No, non va per niente bene, pensai, decisi di dirglielo, sperando di non fare una cavolata. "Jeff, ehm, io non ricordo niente, come è possibile, ho sbattuto per caso la testa? Puoi fare qualcosa al riguardo vero?" Mi stavo facendo prendere dal panico, io no so chi sono, mi ricordavo solo il mio nome. "E' successo a tutti noi, non ricordiamo nient'altro che il nostro nome e mi dispiace dirtelo, ma rimarrà così per sempre." Era successo ha tutti di ricordare solo il nome, una cosa in comune con tutti quegli strani ragazzi, avevo così tante domande che mi fluttuano nella mente, così tante che ne pescai una a caso: "Chi è così crudele a mandarci in questo posto sudicio?" nella mia voce non c'era rabbia, non ancora, pensai. "Credimi l'ultima cosa che penserai dopo è che un posto sudicio, comunque noi li chiamiamo i Creatori." I Creatori, sfortunatamente non mi dicono niente, pensai affranta. "Senti...",iniziò lui, gli dissi l'unica cosa che mi ricordavo, "Helen", lo dico tra un sospiro l'altro, scocciata che sia l'unica cosa che rammento. "Io non posso dirti queste cose, quindi adesso ti lascio riposare e vado a cercare Newt per farti fare un giro." non farlo, volevo dirgli, lui non vuole neanche vedermi, ma tenei la bocca chiusa, nella speranza che accettava per capirci di più di tutto questo.

Jeff non arrivava e io ero molto stanca, pian piano le palpebre mi si facevano più pesanti, alla fine mi addormentai pensando in che posto orribile mi trovavo.

Mi svegliai lentamente, sbattei le palpebre più volte, c'era un viso vicino a me, mi mesi subito seduta quando mi accorsi a che era Newt. "Ti sei svegliata finalmente fagiolina, alzati subito che ti faccio fare il giro di questo cacchio di posto." Sempre molto simpatico, pensai sarcastica. "Potevi anche svegliarmi eh" lui mi guardò con uno sguardo serio e le braccia incrociata al petto. "E non chiamarmi fagiolina o con altri soprannomi, mi chiamo Helen." Il suo sguardo cambiò, sembrava scombussolato e mi guardava dritta negli occhi come se io posso avere tutte le risposte alle sue domande, sembrava che volesse leggermi l'anima. Poi tutt'un tratto tolse gli occhi da me e guardò qualunque cosa, purchè non fossi io, sbuffai mentalmente e tolsi lo sguardo da lui. Mi alzai dal letto, con tutta la voglia possibile di uscire e vedere in che razza di posto sono finita. Ci dirigiamo fuori, io un po' barcollante, e notai che lui zoppica, chissà cosa gli era successo?

Esciti mi guardai intorno, mi trovavo in una radura e sono circondata da delle mura...mi sopprimono, ma vedevo che gli altri se ne stanno tranquilli, come se nulla fosse; questo mi tranquillizzo un poco. Newt davanti a me con il suo passo zoppicante mi stava portando verso quelle mura. Io le stavo dietro, avevo tante di quelle domande, ma non voglio far vedere la mia preoccupazione, dovevo sembrare forte e nel momento opportuno scappare. Si fermò di colpo vicino a una di quelle mura circolari e parlò: "abbiamo tre regole qui. La prima: fai la tua parte. La seconda: Non fare del male agli altri. Per andare avanti deve esserci fiducia tra di noi. La terza e la più importante: Non provare a superare quei muri. Hai capito bene? Segui queste semplici regole del cacchio e qui starai bene." Tre regole, adesso sono ancora più confusa." bofonchiai io. "Cosa c'è oltre quelle mura, perché non ci devo entrare?" Lui non mi rispose inizialmente e io mi girai su me stessa e notai che c'erano delle aperture, la via di uscita, pensai. Iniziai a correre verso una di quelle apertura, correvo come se ci fosse in gioco la mia vita. Iniziai ad avere il fiato corto, i polmoni mi bruciano e le gambe non si fermano. All'improvviso non sentì più il terreno sotto i miei piedi e sbattei la testa a terra, mi si smorzai il respiro e un dolore lancinante mi prese al fianco, dove ero ferita. "Ferma Caspio, faggio, ferma, sta ferma!" continuò a urlarmi un tizio dai tratti asiatici; Si mise sopra il mio bacino e mi blocca i polsi sopra la mia testa con una mano; io continuai a dimenarmi. Dopo poco tempo mi bloccai, era troppo forte, non aveva senso sprecare le energie così. "Tu saresti?" gli chiesi, era carino, aveva i capelli marroni e all'apparenza perfetti e come ho detto prima era asiatico. "Io sono Minho, senti fagiolina adesso io mi tolto e tu stai ferma dove sei, chiaro?" io annui. Lui si alzò e mi offrì la mano ma io non la considerai e mi alzai da sola. "Mi spieghi che storia è questa Caspio?" è molto alto e mentre parlava gesticola con le mani, intanto arrivò il capo, mi pare che si chiamava Alby. "Ah sul serio lo chiedi a me? Vorrei capire dove sono, subito!" Urlai quasi, tutto questo mi stava facendo impazzire. Tutti mi guardarono, come se fossi io quella strana. "Per favore, non tutti insieme eh." dissi. Nel mentre era arrivato anche Newt con il fiato corto, sembra arrabbiato e quel ragazzo, Minho, guarda la scena divertito. Sbuffai e dissi: "allora?" il capo mi guardò severo e mi risponde: "Questa è la radura, l'importante è che non va altre quelle mura, ma tu lo sai già tutto vero? " Lo guardai, non capendo niente e corrugando le sopracciglia. "Certo, che bella scenata del Caspio, compimenti ", continua lui, mentre applaudiva e parlo con voce tagliente: "Ti hanno mandata qui i creatori vero?, io controbattei," I creatori? Io non capisco cosa stai dicendo, mi spiace io non ricordo e non so dove sono, quindi adesso ti calmi e mi spieghi dove sono finita, chiaro?"Buttai giù tutto d'un fiato. Non mi andava a genio quel tizio. Stava per controbattere a dovere, quando per la prima volta Newt prende parola: "Alby, sta dicendo la verità e tu Minho togli quel sorrisino dalla faccia," continuò lui, questa volta guardandomi dritta negli occhi: "La ferita ti si è riaperta, vieni ti porto dai medicali." aveva ragione, sulla mia maglietta color azzurro scuro spiccava un rosso scarlatto. Io desti un ultima occhiataccia ad Alby, subito dopo mi affrettai a raggiungere Newt che aveva già cominciato ad andare dai medicali.

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