Mi sollevai da terra che ormai era buio. Presi il cellulare: nessuna chiamata persa o messaggio. I miei erano tranquilli. Guardai i miei abiti. Il parka era tutto sporco, e pure i jeans. Dovevo tornare a casa e lavarli in tempo ma... ma si, era già un orario in cui mio padre poteva essere a casa con i miei fratelli, a bere guardandoli.
Uscii da quel luogo ed andai nel primo negozio di abiti cinesi che trovai. Andai nel camerino, mi misi dei pantaloni strappando via l'antitaccheggio con dei mini tronchesini, e tolsi il parka. Uscii senza farmi notare, il negozio era grande.
Con la calma arrivai in una lavanderia e misi tutto a lavare ed asciugare. Ci impiegai circa tre ore. Uscii ed andai in un bagno pubblico a rivestirmi, buttando i pantaloni nuovi nella spazzatura.A cena, arrivai a casa. Giusto dieci minuti prima di mia madre. Avevo smaltito la sbornia (merito del vomito) ed anche la droga ormai era scesa. Salutai i miei fratelli, che stavano guardando la tv -infatti non risposero- ed andai in camera. Mio padre era sul divano con una schiera di birre davanti. Non lo avevo guardato più del necessario.
In camera misi il mio pigiama e mi affrettai al computer. Potevo scrivere per un po'. Dopotutto, non cenavo mai. Così presi dei Pocket Coffee ed iniziai a mangiarli mentre scrivevo una relazione per il giorno scolastico seguente.
Era per il professore di arte, che non avendomi potuta interrogare per via delle assenze, voleva esponessi un approfondimento su un autore a caso. Scelsi Egon Schiele.
Stavo battendo a computer quando mia mamma arrivò. Si sentiva subito la sua presenza: iniziava ad urlare a mio padre, i bambini piangevano e lei andava in camera sbattendo la porta e gli oggetti senza alcuna cura. Era come l'entrata in scena di una diva di Hollywood. Ma di certo non abitavamo in California, noi.Quando mia madre finì di cenare, venne a bussare alla mia porta. Avevo finito la relazione, tutto un copia e incolla senza nemmeno leggere. Ero stesa sul letto e stavo ascoltando un disco di dark jazz, leggendo Morte a Venezia di Mann.
Le dissi di entrare. Aprì la porta e capii subito che qualcosa non andava.
- Puzzi, dove sei stata? - chiese guardinga.
- Niente, scuola, parco con amici... solito... - dissi simulando un perfetto disinteresse.
- Allora facciamo il test delle urine. -
Lo sapevo, non si fidava di me sulla droga. Ed io avevo le urine sporche. Dovevo trovare una scusa.
- Okay mamma, però fra poco esco, è uguale se lo faccio dopo e te lo lascio in bagno? Vado solo da una compagna di classe a portarle questo. - indicai la relazione. Mia madre ci cascò e disse di si. Forse non aveva notato che ero in pigiama.E così in pigiama uscii, con il parka sopra. Corsi a casa di una mia vecchia amica con cui non avevo più grandi rapporti, ma che era stata la mia migliore amica alle elementari. In un certo senso questo mi garantiva la sua disponibilità ai miei casini.
Suonai alla porta, mi aprì lei.
- Freeda? - incredula.
- Ehi, Elena... ciao, come stai? - mi vergognavo di me stessa.
- Perché sei qui? - nemmeno una risposta.
- Senti... avrei bisogno che facessi pipì per me. Mia mamma mi controlla le urine e sai... -
- Si non andare avanti. Okay, ma è l'ultima volta. Entra. -
Entrai e vidi sua madre e suo padre intenti a cenare, li salutai. La madre mi chiese subito con grande gioia come mai fossi da quelle parti. Risposi che avevo finito il mascara e mi serviva. Parlammo un po'. Che scusa stupida pensai, che me ne faccio del mascara di notte? Per fortuna Elena scese poco dopo, mi diede un contenitore dicendo che era altro e non mostrandolo, e mi fece uscire.A casa le urine erano ancora calde. Per fortuna, perché il tester misurava anche la temperatura. Immersi quel rettangolo bianco nel vasetto, feci pipì e tirai l'acqua. Nascosi il vasetto nello zaino in camera, per buttarlo l'indomani ed avvisai mia mamma che avevo fatto.
I bambini erano a dormire, mio padre si era addormentato sul divano con la cena accanto, nemmeno toccata. Aspettai in salotto.
Dopo cinque minuti circa mia madre arrivò e mi abbracciò: il test era pulito. Mi fece andare a dormire.
Possibile non avesse notato che non c'era traccia delle benzodiazepine che usavo normalmente? Presi la palla al balzo, e dormii.
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Freeda; la mia storia.
Teen FictionLa storia di Freeda, diciottenne con un passato difficile, e che ora si trova a vivere nel turbine della droga e delle dipendenze. Riuscirà a risolvere i suoi traumi ed uscire indenne da tutto questo o si perderà nei fiumi della devastazione? #alcol...