14. Vivi e lascia vivere

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L'autricia sedeva alla scrivania mentre batteva freneticamente con le dita sulla tastiera.

Quell'uomo, anzi quel mago iniziava a darle sui nervi. Si professava tanto intelligente, aveva ingannato per anni il mago oscuro più potente di tutti i tempi, fatto il doppio gioco per un tempo infinito, riuscendo a scampare perfino alla morte e poi, che faceva? Si comportava come un comune bamboccio, un badboy stagionato.

Mentre scriveva si chiedeva chi avesse scelto lei per ricordare a quei due cosa avessero vissuto, ma soprattutto, perché? Cosa ancora più frustrante quell'energumeno ce l'aveva con lei e la riempiva di insulti, ma non sapeva con chi aveva a che fare. Non si rendeva conto, da bestione qual era, che una volta terminato di narrare i fatti accaduti, lei avrebbe avuto in mano tutto il potere, e questo implicava che avrebbe avuto, sia potere di vita e di morte su tutti loro che quello di sconvolgere completamente le loro esistenze, in particolare, la sua di esistenza.

Un sorriso diabolico distorse i lineamenti della misteriosa paroleemusica, quando questa riprese a scrivere.

- Guardò Hermione negli occhi senza proferire parola e da quegli occhi, che mai si abbassarono, fu ricambiato con eguale intensità.

«Ehmm, scusate, ma il gelato si sta sciogliendo».

Entrambi si girarono a guardare l'uomo di cui avevano completamente dimenticato l'esistenza. Lei arrossendo leggermente. Lui con uno sguardo da incenerirlo.

Reggeva in mano due coni lungo cui aveva iniziato a colare, su uno frutti di bosco e sull'altro il cioccolato fondente.

Severus afferrò quello al fondente e iniziò a leccarlo.

«Ma... mi scusi, ma quello è il mio e questo è della mia ragazza».

La presa al petto che lo sollevò da terra di qualche centimetro era d'acciaio.

«Stavi dicendo? Io non vedo nulla di "tuo" qui. Sai mi stai facendo ricredere sul detto "vivi e lascia vivere", sto valutando di cambiarlo in "vivi e non lasciar vivere"».

Quando lo rimise giù Hermione fece appena in tempo a prendere al volo il gelato per impedire che cadesse a terra prima che il suo, ormai ex amico, fuggisse via più veloce di una lepre.

Un attacco di ilarità incontrollata l'assalì.
Rideva talmente forte che le uscirono le lacrime e si portò la mano a reggere la pancia.

Anche sul viso di Severus apparve il sorriso soddisfatto di chi pensa di aver vinto, durò fino a quando lei non gli spiaccicò il cono al gusto di frutti di bosco in testa prima di andar via impettita e lasciarlo lì come un pesce lesso. -

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