Briveel fu l'ultimo nipote, per sua nonna Vandah, e sorprendentemente fu il nipote più caro che ebbe. Di certo lei non si sarebbe mai aspettata che il più piccolo dei suoi nipoti passasse la maggior parte delle sue giornate con lei e che fosse così interessato ad ascoltarla. Di solito, pochi erano disponibili a stare in ascolto, soprattutto con lei. Briveel invece, sin dalla tenera età, insisteva. Insisteva per tenerle compagnia. Insisteva per ascoltare le sue storie, i suoi racconti. Anche quelli già sentiti. E quelli risentiti.
Briveel vedeva in quella donna una figura autorevole e piena di ricchezze da poter raccontare, la vedeva quasi come un serbatoio di storia, di mistero e di amore. D'altronde, Vandah adorava avere quel bimbo, in giro per casa, che la riempiva di domande e scavava ovunque con la sua curiosità. Era già una donna anziana, quando Briveel arrivò, e quando si rese conto di quanto suo nipote fosse predisposto a imparare e conoscere, pensó che forse quel bambino avrebbe potuto farle un regalo stupendo; un dono che in molti desidererebbero la fortuna di avere prima di lasciare questo mondo: la possibilità di tramandare a qualcuno più giovane ciò che si è imparato dalla vita ed il meglio che se n'è tratto.
Così, senza rendersene conto, Briveel assorbiva giorno dopo giorno, storia dopo storia, la saggezza, il sapere, il mondo che sua nonna aveva da trasmettergli.
Vandah era stata, per molti anni, infermiera nell'ospedale del loro paesotto. Era una donna piena di energie, colta e che amava la vita. Briveel ha sempre avuto l'impressione che la conoscenza di sua nonna fosse una conoscenza enciclopedica: parlavano di natura, di animali, di spazio, di letteratura, di storia e di matematica. Tanto che Briveel si è sempre chiesto se Vandah avesse letto tutti quei libri che riempivano la libreria del salotto di casa sua.
E probabilmente lo aveva fatto. Suo marito era venuto a mancare molti anni prima la nascita di Briveel, e lei aveva imparato a colmare la sua mancanza con la lettura. Beh, c'è da dire che ci vollero davvero moltissimi libri per riuscire a colmare quella mancanza. E non è sicuro che ci sia riuscita.La prima volta che Vandah parlò a Briveel di Aradia fu all'inizio della separazione tra i suoi genitori. Briveel, in quel periodo, si sentiva profondamente solo e tradito dai suoi genitori. Era convinto che non volessero più stare insieme per potersi liberare di lui, per avere una nuova vita più felice. Una vita che non prevedeva la sua presenza. D'altronde, nonostante non avesse mai sentito dire a sua madre esplicitamente che lo considerasse un peso, lei rimpiangeva di continuo la carriera che dovette abbandonare quando restò incinta, incolpando il padre di Briveel di non aver mai sostenuto il suo ritorno a lavoro. Dal canto suo, il padre, rinfacciava alla compagna di esser stato costretto a tenersi un lavoro che odiava pur di poter mantenere la famiglia.
E quando decisero di separarsi, per Briveel fu come fare due più due: "Se vogliono lasciarsi, è logico che sia colpa mia".
In verità, la realtà era molto più contorta e complicata di quella che potesse elaborare un bambino di dieci anni.
Era uno dei tanti pomeriggi che nell'ultimo periodo Briveel passava da sua nonna e stavano impastando la base di una torta.
«È passato un sacco di tempo dall'ultima volta che la mamma ha preparato una torta.»
«Lo so Bri. Per i tuoi genitori, questo, è un periodo difficile.»
«Lo so, nonna.»
«So che lo sai e tu stai dimostrando di essere un bambino forte. Ti chiedo di resistere ancora un po': vedrai che presto torneranno a stare bene e sarete di nuovo felici. Nel frattempo non devi preoccuparti di nulla perché ci sono io a prendermi cura di te.»
Briveel sorrise, cupo, e rispose:
«Sì, probabilmente staranno meglio quando finalmente si saranno liberati di me. E non so se tu sia disposta a occuparti di me per sempre.»
Vandah trasalì:
«Liberarsi di te? Che intendi?»
«Nonna, lo so che mamma e papà non sono felici per colpa mia. E non serve che tu faccia finta che non sia così.»
«Briveel, premettendo che, se mai dovessi ricevere un dono così grande, mi riempirebbe il cuore di gioia potermi prendere cura di te per sempre. Che sia chiaro. Ma puoi spiegarmi perché pensi di essere il motivo dei problemi tra i tuoi genitori?»
Briveel fece spallucce e rispose:
«Vuoi dire che la loro vita non sarebbe stata diversa se non fossi nato?» e guardò sua nonna dritto negli occhi.
Vandah smise di impastare, prese un panno per pulirsi le mani e poi si appoggiò alla poltrona.
«Bri, "diversa" non vuol dire per forza "migliore". Ti racconto una storia che mi raccontarono quand'ero ragazza.
C'era una volta una donna di nome Aradia e viveva in una grande città poco distante da qui. Si racconta che provenisse da un posto molto lontano, alcuni sospettavano venisse da altri mondi, perché aveva dei modi strani ed era capace di fare magie...»
«Magie?»
«Sì: curava gli ammalati, rinvigoriva chi aveva perso la voglia di vivere e non invecchiava mai.»
«Era una strega?»
«Non lo so, questo non venne tramandato. Ma so che un giorno scomparve. Aveva trascorso moltissimi anni in quella città, stringendo legami e arrivando sul punto di crearsi una famiglia; ma un giorno decise di lasciare tutto e andarsene.»
«Così: di punto in bianco?»
«Sì, l'unica cosa che lasciò a dire era: "Ora, che so che la mia permanenza vi abbia giovato al punto da non esser più necessaria, è ora che ritorni alle mie origini; con la promessa di continuare a puntare un occhio verso di voi, in attesa di tornare".»
«Cosa? Che significa?»
«Bè, cosa significasse non mi è stato raccontato. Credo sia lasciato alla libera interpretazione. Vuoi sapere la mia?»
«Sì, certo!»
«Io non so da dove provenisse Aradia, ma credo che quando arrivò in città si trovasse nel mezzo di un'evoluzione personale. Evoluzione che decise di metter da parte per occuparsi delle persone a cui si era affezionata e che avevano bisogno del suo aiuto. Così, quando si accorse che il suo aiuto non fosse più indispensabile, decise di riprendere il lavoro su se stessa, ma non più solo per il proprio bene: piuttosto, per poter tornare un giorno migliore e far in modo che ne giovino anche gli abitanti di quella città a cui si era affezionata.»
Gli ingranaggi della mente di Briveel giravano veloci ed elaboravano quella storia, e chiese alla nonna:
«Ed è tornata?»
«Non so se lo abbia già fatto, ma lo farà per certo. I tuoi genitori assomigliano molto ad Aradia ed alla sua storia: quando scoprirono che saresti arrivato tu hanno deciso di mettere da parte le proprie vite personali per occuparsi di te. E non pensare si siano sentiti costretti perché avrebbero potuto decidere di non farlo, se l'hanno fatto è stato solamente perché ti amano e ti hanno amato sin dal primo giorno. Tu sei stato la loro priorità per dieci anni ed ora che ti vedono così grande e forte, pensano sia il momento giusto per ricominciare a prendersi cura di se stessi. Adesso pensano che il loro bene sia non stare più insieme, ma questo non vuole affatto dire che non vogliano stare con te. Anche lasciarti trascorrere così tanto tempo con me è perché ti amano: vogliono tenerti più lontano possibile dal dolore che stanno provando.I genitori di Briveel non tornarono mai insieme, ma quando alla festa dei suoi diciotto anni scattò quella foto con sua madre alla sua destra e suo padre alla sua sinistra, vide i sorrisi di un uomo ed una donna che dopo anni di sacrifici ed impegno erano tornati felici e sprizzavano di vita nuova che faceva stare meglio anche lui.
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Piuma per piuma
FantasyOgnuno di noi, per un periodo più o meno lungo della propria vita, ha creduto negli esseri fantastici: magiche principesse, pirati dalle abilità sovraumane, fate temerarie, coraggiosi supereroi, ... Ammetti che sapresti elencarne almeno altri due! A...