"Federico...?" chiedo incerta del nome e scioccata della sua presenza di fronte alla mia porta, forse in momenti come questi si dovrebbe chiamare la polizia e denunciare per stalking, ma io rimango impalata a fissare il ragazzo dai capelli biondi.
"vedo che non sono arrivato in uno dei miglior momenti" afferma scrutandomi da testa ai piedi. Per un secondo mi sono scordata che l'unica cosa che ho addosso è un leggero accappatoio che copre appena il sedere "non ti preoccupare che non sono uno stalker, sono solo il tuo vicino di sotto e ho pensato che il vino è meglio gustarlo in due non credi?".
Protendo il braccio e lo invito ad entrare, anche se in questo istante l'ultima cosa di cui avrei avuto voglia è di socializzare, credo sia una mancanza di rispetto presentarsi da una persona che nemmeno conosci, senza realizzare che potresti ritrovarla in condizioni poco consone. Ho sempre reputato che venire a casa di qualcuno senza invito fosse la peggior cosa che si possa fare. Immagino che abbia voluto solo essere carino, ma a volte le persone non se ne rendono conto di quanto le loro azioni "carine" siano inopportune.
"vado a vestirmi, intanto accomodati" dico indicandogli il divano.
Forse per una volta dovrei uscire dalla mia bolla e non allontanare le uniche persone che mi si avvicinano. Quando ci si abitua alla solitudine, ogni contatto col mondo umano sembra diventare inesistente e difficile da accettare, soprattutto quando questo isolamento ti viene imposto.
"non sei abbastanza" mi dicevano "nessuno ti accetterà, avevi una solo una cosa e anche quella l'hai persa" un'altra pugnalata al cuore "credi davvero di poter sopravvivere con solo l'intelletto? sei proprio un'illusa" e dopo l'ennesima pugnalata, il cuore diventa come un giubbotto impermeabile, niente lo attraversa più, nessuna parola colpisce, quelli che un giorno erano proiettili ora sono diventate piume leggere senza alcuna importanza.
Prima di uscire dalla stanza mi guardo allo specchio e mi chiedo come ancora non si sia rotto se dinanzi ad esso si trova un mostro, inspiro profondamente e l'aria sembra trasformarsi in piccoli vetri che mi tagliano la gola.
Tenterei con del correttore se solo non sapessi che tutto è inutile, che oramai questa sono e non esiste la macchina del tempo per ritornare indietro e non compiere la scelta che mi avrebbe segnato la vita per sempre.
Fa male? Non più. Cosa sento? Stanchezza, stanchezza di doversi alzare la mattina e affrontare ogni giorno secondo un meccanismo, come se non fossi una persona ma un orologio progettato per funzionare nonostante tutto, ma a differenza degli orologi le persone una volta rotte non si possono riparare e tornare come prima, nulla torna come prima. Farla finita? No, non è una soluzione, è solo una grande dimostrazione di vigliaccheria e io sono tutt'altro che una codarda.
***
"Perdonami se ti ho fatto aspettare" dico uscendo finalmente dalla stanza con la testa i basso.
"No, quello che si deve scusare sono io, sono arrivato senza alcun invito e forse sarebbe meglio se ti lasciassi in pace" si...forse sarebbe la scelta migliore, ma nascondersi tutta la vita dall'occhio umano non è nemmeno la soluzione.
Guardo la tavola ed è davvero apparecchiata impeccabilmente, mi ero scordata totalmente che i fornelli fossero accesi e se non fosse per Federico avremmo mangiato carbone per cena, è un po' troppo presto per l'arrivo della befana, siamo solo a settembre.
"Direi di mangiare prima che si raffreddi tutto" sforzo un sorriso mantenendo sempre lo sguardo incollato al pavimento.
"Mi sono permesso di apparecchiare, spero non ti disturbi, non sono riuscito però a trovare i calici" dice grattandosi la testa
"a dir la verità nemmeno io so dove si trovino" affermo ed entrambi accenniamo una risata.
***
La serata è andata molto meglio di quello mi sarei aspettata, i calici alla fine li abbiamo dovuti prendere nel suo appartamento poiché non si trovavano da nessuna parte nel mio, devo ispezionare per bene cosa manca in questa casa per acquistarlo. Per quanto riguarda Federico è davvero un ragazzo simpatico e non invasivo, non ha fatto domande a cui non avrei mai risposto e questa è una grande qualità in una persona, sapere di avere dei limiti. Ci siamo limitati a parlare della nostra provenienza e le nostre passioni. La sua passione è la cucina, e ho anche saputo che i genitori lo hanno appoggiato per l'apertura di un proprio ristorante nonostante i 22 anni appena compiuti. Il suo è talento, mi ha fatto assaggiare la sua nuova ricetta di cheesecake al mango e nemmeno con una esperienza di 10 anni alle spalle mi verrebbe così squisita e mi sono pure guadagnato una serata al ristorante, la quale di sicuro non accetterò, non me ne approfitterei mai della bontà delle persone, il lavoro è pur sempre lavoro e bisogna ripagarlo.
Sarebbe meglio andare a dormire, non vorrei fare tardi il primo giorno all'accademia.
***
"111 Franklin St, New York, NY 10013 credo di esserci" dico a me stessa arrivando al punto indicato dal Gps.
Alzo la testa e non ho bisogno di ulteriori conferme dell'indirizzo, c'è scritto in bello grande 'New York Academy of Art' sono davvero davanti al mio sogno più grande?
Non mi sembra che stia succedendo a me. Solo pochi posti vengono offerti ed essere scelti è un grande privilegio. Stare tra tutte queste persone non sarà facile, gente dall'alta società pronta a storcere il naso appena scoprono che hai ottenuto la borsa di studio perché non sei in grado di pagartela come tutti fanno.
Faccio un passo in avanti verso il mio futuro ma esso sembra voglia sbattermi in faccia la dura realtà, con l'aiuto di un bell'uomo e una porta di vetro.
Ed è di nuovo lui, il misterioso uomo dell'aeroporto e la sua maleducazione che non lo abbandona, mi passa davanti con molta fretta, tanta da far combaciare la mia faccia con l'ingresso dell'accademia.
"Di nuovo tu, e nemmeno questa volta hai intenzione di scusarti?" chiedo stringendo i pugni.
"Scusa?" retrocede e si gira verso di me, come d'istinto giro la faccia da un'altra parte
"Finalmente delle scuse" rispondo ironica
"Pretendi delle scuse e non mi guardi nemmeno in faccia? Ti consiglio di andare a lezione, non sprecherei l'occasione che ti è stata concessa" aggiunge poi e se ne va storcendo il naso.
Cosa stavo dicendo prima di entrare?
"Fossi in te non parlerei in questo modo al professore" dice una ragazza dai capelli dorati, testimone della conversazione.
Il professore? In che guaio mi sono cacciata? No Clarice, non ci pensare per ora...magari non è nemmeno un tuo professore.
La prima lezione è storia dell'arte e dato che è la mia materia preferita spero molto che il rapporto tra me e la professoressa sia buono, le mie conoscenze sono ampie in questo settore tanto quanto la voglia di apprendere cose nuove.
Con l'aiuto della segretaria gentilissima riesco a trovare la mia aula, molto ampia ed illuminata. La luce del sole raggiunge molto facilmente l'interno attraverso le grandi vetrate, New York è proprio come me la ero immaginata.
Prendo posto nel primo banco, ormai ultimo disponibile giacché tutti gli altri sono stati occupati.
"Buongiorno classe"....
Ed è con questa frase e per la prima volta nella mia vita che il terrore lo incontro in un paio di occhi color blu.
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Alive without breathing.
RomanceAmare. Vi siete mai chiesti cosa significa per davvero amare? Io si e me lo chiedo ogni giorno della vita dando sempre più significati ad una parola che sembra così semplice. Per me amare è intesa, amare è speranza, amare è sostegno, amare è fiduci...