Appeso
per un'anima di seta e argento
ad un olmo stinto
nel bruno dei suoi rami,
m'accorgo d'esser vivo.Una nube,
Spietata, non mi lascia che mirar
poco in fuori dal' mie membra
il vecchio tronco ormai tarmato.
E sento che dal pomo
che Adamo mi donò
Sgorga ora la fonte
del mio calore umano.Che sia il cuor la polla
o abbia natal più in su?
Che sia un reale affare
da chi 'rivi la vita?
Che sia sì poi importante
cosa m'ucciderà?Ora, che son stremato,
i rami del mio corpo,
fortuna dell'uman essere,
tento d'adoperare.Ma più che il biavo cavo
da me pongo remoto,
scende l'umano corpo
alla mondaneità.Casa divien lo stallo
e altalenando campo,
fra il rischio di cadere
o di morir quassù.
