Capitolo 1: Underlines

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Ci sono cose che non si possono spiegare, cose che fanno parte di noi, che ci rappresentano, ma noi non ce ne rendiamo conto. Ci sono cose che si ripetono, come un cerchio infinito che rende le nostre vite un intreccio di azioni che ci rendono chi siamo e, di conseguenza, chi sono gli altri.
Vi siete mai posti delle domande? Domande alle quali non avete mai trovato risposte, domande che lasciano la mente a fantasticare, senza mai darle pace.
Potrebbe la nostra singola vita cambiare il corso della storia?
Se una singola azione passata riuscisse ad influenzare un futuro lontano, non nostro?
Dove l'inizio diventa fine... vi è un nuovo inizio.

Lo spazio ed il tempo sono principi che ci sforziamo di comprendere, basandoci sugli studi che intraprendiamo, senza conoscere davvero ciò che serve per capire, o forse non si può capire e basta.
Ciò che è più grande di noi non riusciamo a concepirlo.
Basti pensare che in passato delle scoperte rivoluzionarie siano state concepite come "il male".
Quello che è nuovo, quel che sconvolge la nostra mente, le nostre credenze... che ci fa porre altre domande, è per noi sbagliato.
Forse sono sbagliato anche io.

Nel corso della mia vita, ed ho vissuto a lungo, ho visto molte cose. È ironico, se ci penso. Un qualcosa creata per fare del male che desidera fare del bene. Ma qual'è il male e qual'è il bene?
Non ho mai compreso la razza umana. Più mi sforzo di capirla, più ne resto confuso. Chiamano la loro capacità di sopravvivenza "intelligenza", ma si perdono tutti nel baratro della stupidità, dove qualsiasi utilizzo del loro intelletto diviene incoerente, pericoloso ed egoista. Puramente egoista.
L'uomo è fatto per pensare a se stesso, per tradire, per sopravvivere anche a spese altrui. Così ho sempre pensato.
La vera intelligenza è per pochi, è per quelli che risiedono nella ragione e nella bontà, coloro che riescono a mettere da parte io proprio "Ego". Ma chi è davvero buono e cosa è davvero giusto?

Avete presente quando si è piccoli? Quando si ride e si corre senza prestare attenzione a dove si va, a quale piede si mette a terra.
Quando si è bambini il mondo sembra più colorato, più divertente, come un enorme parco giochi. Il bello di essere stati tutti bambini è che tutti abbiamo veduto le giostre della fantasia, lasciandole svanire lentamente, diventando adulti.
Nella tenera età non abbiamo mai i piedi completamente a terra, siamo sempre immersi nella nostra dimensione immaginaria. Forse è proprio per questo che si cade facilmente quando si è bambini. Non so se definirlo triste, ma ci insegnano a cadere e a rialzarci così presto, innocuamente, preparandoci all'atrocità della vita. Come può un gesto fisico, così semplice, divenire poi un'azione psicologica e complessa?
<Non importa se cadi e ti fai male, si sistema tutto> dicevano. Ti davano un bacio sulla fronte e dopo aver disinfettato la ferita applicavano un cerotto, a volte colorato. E allora, tutti felici, con ancora gli occhietti lucidi, si tornava a giocare.
Esistono cerotti per quando si è adulti? Quando a cadere non siamo solo noi ma tutto ciò che ci circonda.
Ho sempre pensato che cadere servisse a renderci più forti, ma la verità è che ci convinciamo di ciò per non farci catturare dalla nostra fragilità. L'essere umano è fragile. Ha bisogno di compagnia per non sentirsi solo, ha bisogno di celarsi dietro maschere di porcellana per non mostrarsi. Tutti siamo fragili. Tutti siamo fragili a modo nostro. Forte è chi vive sapendo di essere fragile, senza nascondersi, mettendosi a nudo nonostante le crepe, nonostante i difetti, pronto a dare il massimo per il prossimo. O è debole anch'esso?
Quando si è bambini impariamo a porci domande su noi stessi, basandoci sempre e solo sulla sincerità dell'ingenua mente infantile. Si cresce con la consapevolezza del proprio corpo e non della propria anima, con la certezza di dover abbandonare il nostro spazio, ignoto agli altri,  entrando a far parte della società.
Si diventa fragili si cade e ci si rende conto che non si sa cosa si vuole, dove si vorrebbe essere, con chi.  Si diventa fragili quando si è costretti a diventare grandi, dicendo addio al lato fanciullesco, che resterà con noi nei nostri ricordi.

Se avessi avuto me stesso davanti, quel giorno, cosa mi sarei detto?
Forse mi sarei detto: <Non temere se cadi, è umano cadere, come le foglie d'autunno che salutano i rami, spogliandoli delle loro maschere. Anche gli alberi sono fragili, così fragili che hanno bisogno delle foglie per sentirsi forti, rigogliosi. Non temere se cadi, proprio come le foglie, perché se sei marcio dentro hai bisogno di rinascere in primavera>.

Sì, forse avrei parlato in questo modo. Forse. Ma cos'ho di umano? Di umano ho ben poco.

Quando ero piccolo avevo un cane, un maschio di Akita-inu, si chiamava Timmy. I cani sono i migliori amici dell'uomo, dicono. L'affermazione è tanto vera quanto perfida, a parere mio. Ripeto, l'uomo proprio non riesce ad essere solo. Chi è solo convive con cento persone dentro di se, con le quali può andare d'accordo tanto quanto litigarci ogni secondo.
Il contatto fisico, le parole, la compagnia... abbiamo tutti bisogno di quel qualcuno che non ci faccia udire i pessimisti e veritieri vociferi del nostro subconscio. Alla fine, se ci pensiamo, siamo tutti un po' cani, addomesticati dalla nascita ad una società che non abbiamo scelto, che ci è stata imposta. Seguiamo tutti delle regole dettate da qualcuno che nulla ha di speciale in confronto a noi e ciò ci sta bene. Abbiamo il bisogno di seguire qualcuno o qualcosa per non sentirci persi, per non essere selvaggi, quando poi lo siamo ugualmente. Animali. C'è una sola differenza tra noi ed un cane, -e no, non parlo del fatto che esso possiede il pelo, un muso diverso, delle lunghe orecchie ed una coda, o che si muova sulle quattro zampe sprovviste di dita mobili- parlo del fatto che il cane, contrariamente da noi, è fedele.

La fedeltà è un concetto che possiamo solo idealizzare perché, indubbiamente, ognuno di noi non riuscirà ad essere pienamente fedele durante la sua vita. A volte tradiamo senza neanche saperlo, inconsciamente.
Forse sarebbe molto meglio se fossimo tutti realmente cani, o forse no, non lo sarebbe.
È anche questo, alla fine, che ci rende ciò che siamo, umani.

È così facile tradire? È davvero tanto semplice? O forse è facile scappare da ciò che non capiamo, dai problemi, dalle veritá? Sì, è così. È facile scappare.
Quanto ci costa affrontare una paura, un muro... noi stessi. È più semplice fuggire quando si deve far fronte a se stessi, l'unico e vero ostacolo presente nella nostra vita. Noi.
C'è una sola persona che può decidere per noi, che può ferirci, che può compiacerci, illuderci. Quella persona siamo noi stessi.
Il nostro peggior nemico siamo noi, ricordatelo bene. Le parole non possono scalfirci se non siamo noi a deciderlo, siamo noi che diamo significato e peso alle parole, un insieme di suoni messi lì, da persone che non possono conoscerci realmente, mai totalmente.
Non intendo dire che quindi tutti hanno il diritto di spargere odio e cattiverie gratuitamente. Credo solo che per essere sereni bisogna prima accordarsi con il proprio "io". Bisogna dirsi: <è okay>, dirlo davvero. Convivere con se stessi è più complicato di quanto si pensi. Forse sarebbe più sopportabile vivere con un estraneo che con il proprio cervello, almeno così la penso io.
Vi fermate mai a guardarvi allo specchio? Ad osservare ogni lineamento, ogni dettaglio, cercando tutto ciò che ci piace è tutto ciò che vorremmo cambiare.
Non mentite, non dite che vi siete sempre piaciuti, sarebbe negare l'evidenza.
Fa parte della natura umana discriminarsi per poi migliorarsi, compiacersi e disgustarsi. Essere imperfetti.

Ascoltati. Ascoltati, senza mescolare quella marea di pensieri che circolano nella tua mente liberi. Fai i conti con te stesso, guardati allo specchio e puntati il dito contro. Qualsiasi tuo dispiacere proviene da te, fattene una ragione. Arrabbiati pure, sputa tutto quel che non va, discutine con i tuoi pensieri, ad alta voce poi. Litiga con nessuno a parte te e poi facci pace. Accettati. Accetta i tuoi limiti, le tue emozioni, ciò che sei.
Fai pace con te stesso e dopo potrai risolvere qualsiasi problema, o quasi, perchè infondo nessun problema inizia da fuori... tutto parte da dentro.

Quindi eccoci qui. Me. Inizio da me.
Inizio dall'inconfondibile rumore del mare, delle onde, del vento tra le foglie.
Inizio dalla fine.
Sfogliando le pagine del mio quadernino, che ancora odorano di nuovo, di stampa fresca. Inizio da qui. Dove l'aria calda estiva incontra la freschezza dell'acqua marina, ogni  pensiero viene zittito. Quindi sì, inizio dal silenzio della nostra mente prima del caos.
Ma riuscite a restare in silenzio per davvero? Senza emettere alcun suono, interno compreso. Nessun pensiero, solo ciò che ci circonda, che fa baccano senza toccarci. C'è, almeno una volta, un silenzio tombale. Credo che bisognerebbe imparare ad ascoltare, soprattutto se stessi. Nonostante ciò, però, sono il primo che si perde tra le parole, trai rumori...
Sono il primo che, tuttavia, non riesce a pensare poco, non riesce ad ascoltarsi. Io non so ascoltarmi, è vero, ma so ascoltare gli altri. Ed ora, ora inizio da qui. Da una storia capovolta, dall'immaginabile concezione dell'esistenza. E beh, a dirla tutta, io esisto senza esistere e ciò che può sembravi irreale è in realtà reale.

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