ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ɪ

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"Caro diario,

Stamattina mi sento proprio Hope. Solo che io non mi scontrerò mai con Harry Styles nel cazzo di corridoio.

Va beh, stanotte non ho dormito perché so che con la mia acidità non farò amicizia. Praticamente farò un anno di merda :DDD. I miei quattro anni alla Durmstrang sono stati ordinari in linea di massima, peccato che ho perso il controllo tante di quelle volte che mi hanno espulsa ;) 

Comunque ad Hogwarts non conosco letteralmente nessuno e so che non me la passerò bene però sti cazzi. Adesso invece sono in ritardo e mia nonna è sull'orlo di una crisi isterica. OK. "

Questa fu la prima pagina che scrissi sul mio diario quell'anno. Ricordo perfettamente come mi sentivo: leggermente ansiosa e per niente eccitata - i primi quattro anni alla Durmstrang mi fecero praticamente odiare la scuola.
Non perché andassi così male poi, era solo una questione disciplinare: non volevo comportarmi da ragazzina ribelle ma le regole imposte da qualcuno che non avesse la minima idea di chi fossi io non mi piacevano per niente.

Nonna urlò per l'ennesima volta 

-''Signorina Jones! Se non alzi il tuo culo da quel letto giuro sulla casata dei Jones che ti crucio''

Amavo mia nonna in tutta la sua orribile sgarbataggine che addirittura apprezzavo - non la mattina presto, sia chiaro. Le risposi urlando a mia volta: nonna non aveva un ottimo udito e per comunicare dovevo necessariamente urlare fino a sentire la gola graffiare e bruciare.

-''Ok vorrei soltanto mettermi un paio di pantaloni, grazie per la comprensione'' 

-''Grazie per la pensione!?''

-''Comprensione''

Mi rivolsi con gli occhi al cielo sperando che al mio ritorno sarebbe ritornato anche il suo udito, cosa che non accadde.

Presi il pantalone e la felpa neri ordinatamente buttati sulla scrivania, e ovviamente, essendo decisamente in ritardo, optai per uscire di casa senza trucco nonostante avessi una pessima cera: passai tutta la notte a pensare come potessi riuscire a non farmi espellere dalla nuova scuola e purtroppo per me non trovai soluzione alcuna al mio problema. Arresa cercai di convincermi, verso le quattro del mattino, che non avessi nessuna colpa e che magari, con un approccio diverso, sarei riuscita a non sembrare una ragazzina ribelle.

Arrivai di fretta in cucina aspettando un caloroso buongiorno, ma nemmeno il tempo di salutare nonno che nonna mi tirò un biscotto in faccia.
Mi lasciai scappare una risatina e sarcasticamente le risposi.

-''Grazie nonna ma non sono molto affamata stamattina''

Mia nonna si limitò a lanciarmi uno di quegli sguardi pietrificanti ma le sorrisi come se mi avesse concesso una carezza in volto.  Nonno invece era calmo, seduto sulla sua amata sedia, fino a quando non mi si rivolse con una pacatezza agghiacciante.

-''Ciao Bianca, mancano circa 15 minuti alla partenza del treno, vuoi aspettare un altro po' oppure vuoi portare il tuo culo in macchina?''

Rimasta di stucco decisi di non proferire parola, per poi dargli un bacio sulla guancia come se niente fosse. Presi la mia valigia - grande quanto una damigiana da dieci litri -  e il mio gufo, dirigendomi alla macchina. Il viaggio fu noiosissimo, la cosa più emozionante furono gli sbadigli fragorosi di nonno e le imprecazioni rivolte agli automobilisti presenti come noi nel traffico immenso di Londra.

Il tempo anche non era dei migliori, nuvole dense e grigie ricoprivano il cielo londinese e il suo sole. 

Appena arrivati al famigerato 9 3\4, salutai con un abbraccio dalla stretta letale entrambi i miei nonni e, dopo qualche lacrima di mia nonna, mi diressi verso il treno che mi aspettava impaziente - ammetto che mi piace pensare che stesse aspettando me.

𝐰𝐞 𝐬𝐦𝐨𝐤𝐞 𝐜𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐬𝐡𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora