Aprì gli occhi disorientata. Si mise a sedere su un letto bianco di lenzuola candide. Una luce calda illuminava la stanza quadrata in cui si trovava. La prima cosa che pensó fu che era come se un piccolo sole brillasse e scaldasse il luogo solo per lei. Quella gialla luminescenza emanava un torpore soporifero e accogliente, rendendo facile alla vista ogni angolo.
Girò smarrita lo sguardo tra le pareti. Nessuna porta era però visibile ad occhio nudo, ma ancora non sapeva che il suo normale occhio umano non avrebbe visto i serramenti nemmeno se li avesse avuti di fronte a sé. Come a risolvere quel dubbio, la parete alla sua sinistra cominciò a scorrere su cardini invisibili lasciando intravedere un corridoio bianco. Una figura attraverso l'apertura e le sorrise.

Era un uomo, alto rispetto alla media, di corporatura gracile tanto da dare l'impressione che la sua altezza compensasse la mancanza di muscoli. Gli occhi che si posarono su di lei erano del colore dell'ambra ed i capelli bruni severamente pettinati all'indietro. Indossava un camice lilla con molte tasche che all'apparenza sembravano piene di cianfrusaglie. In mano aveva una cartella.

La mia cartella, pensó.

< Sono il curatore primo, Balk Jeremiah, > si era aspettata una voce stridula, da ragazzino, mentre quella che udì fu un tono baritonale e adulto. < Credo di doverle alcune spiegazioni. Immagino si starà chiedendo dov'è. >

< Sì, > gracchiò. Doveva aver taciuto per alcuni giorni, la gola era riarsa e le sue corde vocali avevano bisogno di esercizio.

< Ebbene cercherò di essere il più concreto e semplice possibile in modo che non si spaventi. > Diede un colpo di tosse e iniziò. < Alcuni passanti l'hanno trovato sulla Via Principale della Grande Città - quella dove attualmente si trova e dove è situato questo ospedale - ed è stata fortunata ad essere così vicina. Trasportata d'urgenza in sala operatoria, ha subito due interventi. Uno per riparare le costole incrinate che stavano per perforare il polmone e un altro per allineare ed ingessare le ossa della gamba destra. Ripeto, è stata fortunata. Però ancora nessuno si capacita di come possa aver avuto quell'incidente, poiché le ferite che ha riportato sono le classiche da investimento d'automobile. L'unico problema è che in questa parte di città non circolano più e, inoltre, sono riferibili a modelli per lo più preistorici, precisamente un modello fuoristrada. Quindi le pongo un'unica domanda. Da dove viene? >

Rimase a fissarlo a bocca aperta incapace di rispondere.

Modelli preistorici?! Tutt'al più sarà stata di dieci anni prima quel modello, ma dire che è preistorico è un eufemismo.

< Mi scusi, ma ci dev'essere stato un errore. Stavo attraversando una strada di periferia quando sono stata investita, mentre raggiungevo la casa di un'amica che abita fuori città. Non è possibile che mi trovassi dove ha detto lei... >

< I cittadini che l'hanno trovata non hanno mentito. Le ripeto: da dove viene? Pianeta, continente, stato, regione e città. Nell'ordine. >

Quasi si mise a ridere quando ascoltó l'elenco, rispondendo con le risa che rischiavano di trapelare dalle labbra da un momento all'altro.

< Pianeta Terra, continente Europa, stato Italia, regione Piemonte, città Vercelli. Può bastare? > Cominciava a sentirsi nervosa. Aveva solo attraversato con il rosso, non c'era bisogno della corte marziale.

< La prego attenda qui. > Le disse e sparì dietro la parete.

Ecco, è andato a chiamare la corte marziale.

Torno dopo appena cinque minuti. Insieme a lui, una donna vestita del medesimo camice, ma di color turchese. Le sorrise e si presentò come Tulk Serenity, la sanificatrice prima.

< Salve, Mina Berri. > Le strinse la mano che le porgeva. < Mi dia pure del tu. >

< La ringrazio, signorina Berri, ma qui il tu è circoscritto ai conoscenti più intimi. Non eccedo di cortesia, ma ho l'abitudine di seguire letteralmente le regole sociali. È a causa di ciò che mia madre mi continua a chiamare l' "indicatrice prima". Titolo che ovviamente non esiste con questo suffisso. > rise imbarazzata. Si schiarì la voce e continuò professionalmente, < Lei non è il primo caso di smarrimento che ci troviamo ad affrontare, ma è la prima che dobbiamo aiutare a rinsavire. Le sue fratture sono complesse e hanno bisogno di sapere, perciò la terremo sotto controllo per una settimana. Passati i sette giorni la aiuteremo ad uscire dallo stato di sonno in cui dev'essere caduta sulla Terra o su Rater. È tutto chiaro? >

< Terra, per precisare. Scusi la domanda, ma dove mi trovo?> La testa aveva cominciato a girarle, troppe informazioni e troppe parti da chiarire.

< Si trova su Arret. Ora riposi, tutto verrà chiarito a tempo debito. >

Anche lei venne inghiottita dal corridoio lucido dietro il muro. Mina rimase a fissare il punto da cui era uscita chiedendosi se non fosse un enorme scherzo di Jean, l'ennesimo e ultimo dopo la decisione di continuare ognuno per la propria strada.

Adesso dormo, così mi sveglio e sarà tutto un'enorme scherzo di Jean o della morfina che mi avranno dato nell'ospedale sulla Terra. Ma che diamine dico?! È sicuramente colpa della morfina.

Rimase in attesa, seduta sul lettino candido aspettandosi che fa un momento all'altro delle persone con microfono e telecamera le piombassero addosso urlando < È uno scherzo! >.

Non arrivò nessuno.

Decise che da meglio riposarsi, magari tra qualche ora si sarebbe svegliata su un normale letto d'ospedale, con l'odore di disinfettante che le punte le narici.

Nel momento in cui si coricó,

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04 ⏰

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