Napoli, 1933. Il dottor Modo, come suo solito, non si cura di nascondere l'astio verso il regime e finisce per essere arrestato dai fascisti, in attesa di essere mandato al confino - o peggio. Il commissario Ricciardi, recluso nella sua solitudine volontaria dacché vede i morti, si rende conto di non poter tollerare di perderlo - tanto meno di vederlo unirsi alle schiere di spettri che già popolano il suo mondo. "Sa benissimo a cosa dovrebbero essere associate quelle sensazioni, quei sentimenti (ha paura a dare loro un nome) lui che si proibisce di provarli con chiunque e rifugge il mondo dei vivi (perché i morti sono spaventosi, sì, ma semplici e immutati, mentre le persone cambiano e lui non riesce a stare loro appresso). Sono spaventose, le persone, i sentimenti; quelle stesse cose che legano i morti al mondo dei vivi." [Una storia nata nella noia estiva, dalla carenza d'ispirazione e dalla disperata e non del tutto infruttuosa ricerca di qualcosa di decente su RaiPlay. Accuratezza storica in linea col canone, ovvero molto labile // Caratterizzazione si spera migliore di quella degli sceneggiatori di Boris // Una vena sentimentale lunga come l'Autostrada del Sole // Titoli gentilmente concessi dai Pinguini Tattici Nucleari // Provo nuovi stili tra cui non descrivere ogni granello di polvere // Perché la qualità c'ha rotto il ca**o (cit.)]
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