Sono quella ragazza che non parla molto, preferisce ascoltare che parlare e che osserva il mondo da fuori senza farne parte del tutto. 
Quando ho voglia di scappare dalla realtà o semplicemente desidero fare una chiacchierata con me stessa, prendo in mano una penna e scrivo lasciando che la mia anima esca dal mio corpo, iniziandomi a volteggiare  intorno con tutte le sue fragilità. 
Ho un cuore di carta, un puzzle di storie e poesie che risalgono ad un determinato periodo della mia vita in cui il silenzio non veniva compreso e solo un foglio bianco  poteva essere mio amico, una volta inciso da un inchiostro nero immortale. 
Non ho problemi a dire che sono fragile, perché ho trovato nella mia timida fragilità un mondo che amo e che tengo al sicuro, dove l'unico mostro presente è un vuoto che lo prova ad inghiottire ma che ogni volta, viene sconfitto da una biro che mi fa da guida anche quando pare esser tutto nero.





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