Ciao a te che leggi, a te che doni il tuo tempo ad uno come me, che senza neanche conoscermi, desideri conoscere il mio dolore. Tu puoi. Tu sconosciuto, puoi ascoltarlo, magari passare del tempo ad analizzarlo, ma incapace di trovare una soluzione al mio dolore, scapperai. È questo il tuo potere.
Ma sempre tu, sconosciuto, puoi salvarmi.
Senza conoscere il mio nome, il mio sesso, la mia età, la mia famiglia, il mio corpo e il mio animo, tu potresti salvarmi. Perché non dovresti far altro che saltare tutte queste righe piene di stanchezza, e riempirmi con un po' della tua saggezza, della tua vita, del tuo nome, del tuo sesso e così via. Daresti a me un po' di te, magari avrei il tempo per rimettermi in sesto.
Oh tu, che non conosci il mio passato, ma vedi il mio presente, potresti tendere la tua mano verso la mia? La accetterei se tu non fossi conscio delle mie parole, di queste. Perché non sapresti che terrei stretta quella mano, quelle dita, attorno al mio cuore freddo.
Non freddo per il gelido vento dell'est, da dove s'alza il sole, ma il freddo che protegge i miei sentimenti ancora caldi. E ti chiederai, ormai non più sconosciuto, come può il freddo celare il calore?
È in questo che sta nella sofferenza.
Nonostante tu possa comprendere le mie parole, le mie intenzioni e anche le mie azioni, non mi capirai mai. Non capirai mai la mia esistenza totale, e il perché della mia scelta di vivere nonostante il mio unico desiderio, più profondo non si altroché la morte. La morte perlomeno descritta dai vivi.
—> continua...