Io non sono una scrittrice.
Racconto emozioni, ferite, contraddizioni.
Infilo le dita nelle crepe dell'anima e chiamo tutto questo "storie".
Do voce a quello che di solito resta in silenzio.
Vi è mai capitato di guardare qualcuno e chiedervi chi è, cosa sogna, cosa teme?
A me succede da sempre.
Invento mondi, creo persone, smonto certezze. Poi scrivo.
Perché le storie non guariscono, ma riconoscono.
E a volte, basta sapere di non essere gli unici a sanguinare.
Scrivere, per me, non è un passatempo. È un'esigenza. 
È il modo che ho per scrovigliare tutto quello che ho dentro.
Ho avuto una vita piuttosto tranquilla, regolare, almeno in apparenza.
Ma c'è sempre stata una malinconia di fondo che mi accompagnava.
E allora mi sono chiesta: se ho tutto questo dentro, perché tenerlo solo per me?
Scrivere è diventata una necessità.
Dare forma ai pensieri, una direzione ai vuoti.
E magari, lungo la strada, trovare chi si riconosce tra le righe.E offrirgli, anche solo per un attimo, la possibilità di sentirsi meno solo. Questa storia contiene linguaggio esplicito, tematiche controverse e scene che potrebbero turbare.
Dinamiche tossiche, violenza psicologica, emozioni crude.
Se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole.
Non edulcoro. Non proteggo. Racconto.
Se non ti senti al sicuro, non continuare.

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