Where I end and you begin

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Il respiro di Steve. Un'alitata leggera, un soffio di fiato tra capelli umidi, che diviene ghiaccio bollente contro la fronte imperlata di sudore.

Bucky sente le sue labbra schiudersi. Un suono caldo. Lento. Bagnato.

Lo sente ovunque, come stessero respirando la stessa aria dalla stessa bocca.


( io sono te e tu sei me )


«Stai... stai bene, Buck?»

Bucky impiega tempo per sorridere – il respiro di Steve si sposta alla guancia, arrossa la pelle, crea incendi sottocutanei che non ha la forza di spegnere. Non oggi. «No.»

«Giusto, domanda idiota.»

«Decisamente.» Si spinge tra le sue braccia, la fronte premuta al suo petto e gli occhi chiusi. Ingoia saliva e un ansimo rotto; trema ogni nervo e ogni muscolo e la pelle è così calda che la sente squagliarsi sulle ossa, sciogliersi tra pieghe di abiti di cui non ha alcun bisogno.


( toglili, strappali, ricoprimi di te )


Steve lo tira a sé. Lo chiude in un abbraccio che lo strappa alla porta e lo trascina oltre l'ingresso dell'appartamento. «Dio, sei tutto sudato.»

«È il fottuto calore, lo sai come funziona.»

«So anche che a quest'ora avresti dovuto trovarti un Alpha.»

Bucky storce il naso e ringhia a denti stretti – un suono cupo e ferale, rimbalza sul petto duro di Steve e tra i suoi muscoli si trasforma nel guaito di un cucciolo. Non è facile spaventare Captain America, non se sei l'amico che conosce da sempre: due vite, tre morti, un salto nel passato, ritorno e così via.

Steve gli apre una mano alla nuca e con la punta delle dita gli pizzica il collo, sotto l'attaccatura dei capelli; preme e gratta piano, su e giù, lentamente, così come sa piacergli.

Bucky rilascia un ansito lungo, un mugolio d'apprezzamento che lo farebbe venire duro a ogni Alpha e che invece lascia sulle labbra di Steve un sorriso soddisfatto.

È un buon inizio.

«Steve...»

Un inizio interrotto dall'occhiata di rimprovero di Bucky: solleva le palpebre e pianta nei suoi occhi un'occhiata feroce. Dura poco; il languore vela uno sguardo che è ormai cristallo liquido. «Ho cercato te, perché ho bisogno di te. E ora, nello specifico, ho bisogno che mi scopi.»

Il sibilo tocca le note di una supplica, tasti ben accordati che Steve gli lascerebbe battere per sempre, nonostante conosca la musica a memoria, come il suo corpo, la sua bocca, il suo odore, le sue voglie. Come le mani di Bucky che si stringono al bavero della sua divisa e lo strattonano. Come la sua bocca aperta a baciarlo – la lingua bollente che lo invita al duello, alla danza e poi soccombe per lasciargli ogni dominio in quel bacio.

Steve lo spinge al muro, lo intrappola tra sé e la parete e azzanna le sue labbra come fosse l'ultimo pasto prima di un salto nel vuoto. Sente in lui l'agitazione crescente e animale, che per un Alpha si traducono in vampate inebrianti, feromoni, odori, richiami; per Steve invece sono solo tremiti feroci che scuotono il corpo di Bucky e lo lasciano vulnerabile e ipersensibile ad ogni minimo tocco.

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