Capitolo 1

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<<Uffa Olly! Ci divertiremo. Perché devi essere la solita guastafeste?>> sbuffa Daisy finendo di bere il caffè che le avevo preparato. <<Perché ti ho già detto che domani mattina ho il turno in ospedale alle sette e poi al pomeriggio devo studiare per l'esame della prossima settimana!>> alzo gli occhi al cielo, essere al quinto anno di medicina non è divertente, se poi ci si mette lei a fare il diavolo di turno... <<Ma è venerdì sera e hai 23 anni, conduci una vita sociale identica a quella di mia nonna! Io mi preoccupo per te, non pensi a tutte le cose che ti stai perdendo e che non torneranno mai più?>> disse risultando al quanto convincente, certo che la law school ha prodotto i suoi frutti...
<<D'accordo, stasera vengo ma me ne vado a mezza notte o domani mattina in reparto sarò uno zombie.>> cedo di fronte alle mani giunte in segno di preghiera di Daisy. Un sorriso le illumina il volto , <<Vatti a fare la doccia! Tra un'ora tornerò qui e voglio trovarti bella pulita e pronta per la mia trasformazione!>> dice eccitata la mia amica uscendo di casa, ottimo! Ho pure la scadenza da rispettare adesso...

<<Et voilà!>> esclama Daisy facendo ruotare la sedia girevole verso lo specchio orgogliosa dell'acconciatura realizzata, osservo il mio riflesso. Non sembra nemmeno la stessa persona che vedo tutte le mattine appena sveglia... <<Non credi di aver esagerato? Io pensavo a qualcosa di più naturale.>> dico incerta, non sono mai stata una che si acconcia i capelli, sia per incapacità sia per gusto.  <<Olly, stiamo finalmente  andando al club più esclusivo di Londra e tu ti preoccupi di essere troppo curata? Tranquilla, tanto nessuno ti scambierà per una poco di buono con i tuoi modi riservati...>> dice alzando gli occhi, non so se prenderlo come un complimento, anche se non ho nemmeno la voglia di litigare in questo momento. L'unica cosa che vorrei sarebbe stare a casa ma sono mesi che Didi cerca di farsi mettere nella lista e ora che c'è riuscita, non voglio rendere vani tutti i suoi sforzi. <<Hai già pensato a cosa metterti?>> mi chiede Daisy osservando con una smorfia il mio armadio, <<Pensavo ad un paio di jeans e un maglione.>> dico per poi farle vedere il mio maglione preferito con fierezza. <<Non ci pensare nemmeno! Non ti ho conciata  così per poi farti vestire come se stessimo andando a fare una passeggiata.>> scherza iniziando a spulciare nel mio armadio in cerca di qualcosa che non esiste. <<Possibile che tu non abbia nemmeno un vestito corto o men che meno attillato?>> sbuffa incredula davanti alle pile di vestiti ormai gettati alla rinfusa, mi ci vorrà una eternità per rimetterli a posto...
<<Ehm no.>> dico evasiva sperando che perda le speranze e mi faccia mettere l'outfit che avevo scelto, <<Aspetta e questo cos'è?>> pronuncia poco prima di farci crollare addosso l'intera pila di vestiti, grandioso!
<<È un vestito!>> esclama trionfante, non ci credo...è riuscita a trovare il mio scheletro nell'armadio.
<<Ah è vero, mi ero dimenticata di averlo.>> invento ma ricevo ugualmente una occhiataccia.
<<Beh, vattelo a mettere! Non ammetto obiezioni.>> dice porgendomelo con risolutezza, <<Grazie, ma se mi viene un accidente sarà tutta colpa tua. >> dico infilando l'unico vestito corto, rosso e attillato che abbia comprato, di certo in un attimo di pazzia. <<Stupenda, se ti metti gli stivali alti sei perfetta! Chissà che tu non rimorchi anche qualcuno questa sera...>> credo che mi abbia preso per una bambola da vestire...

<<Olly non dirmi che te ne vuoi già andare!>> esclama incredula Daisy con in mano l'ennesimo cocktail, non so come faccia ad essere ancora in piedi. <<Didi, te l'ho detto che domani lavoro e inoltre è già l'una. Avevamo detto che sarei tornata a casa a mezzanotte perciò accontentati.>> dico cercando nella borsetta il biglietto del guardaroba. Uno sbuffo esce dalle labbra di Daisy, ma cosa posso farci? Non ho nemmeno bevuto per rimanere il più lucida possibile domani...
<<D'accordo, ma sappi che domani probabilmente non ti parlerò per un po'.>> dice ridendo appoggiandosi traballante al petto del suo fidanzato, Jake. <<Buonanotte.>> li saluto ignorandola, ormai non sa più nemmeno quello che dice, e me ne vado dopo aver recuperato il cappotto.

L'aria fredda di Londra mi pizzica il volto ormai abituato al caldo asfissiante del club, respirare ora è come respirare dopo secoli. I marciapiedi sono praticamente vuoti a quest'ora, cerco con la mano lo spray al peperoncino nella tasca. Non si sa mai con tutti I pervertiti che ci sono in giro...
Il tragitto verso la macchina non è lungo, solo un po' tortuoso. Per fortuna che non ho bevuto se no chi se la sarebbe più ricordata la strada!
Girando all'ennesimo angolo mi imbatto in qualcosa di singolare, una schiera di fotografi si accalcano attorno ad un muro; ma che cavolo stanno facendo?
Curiosa mi faccio spazio, non sono mai stata capace a farmi i cavoli miei...
Un ragazzo al centro del semicerchio è a ridosso del muro vomitando anche l'anima, deve aver preso una bella sbronza. <<Questo si che sarà uno scoop!>> sento dire da uno dei fotografi accecandolo con un flash il ragazzo. Solo ora realizzo, quelli erano paparazzi che stavano approfittando della vulnerabilità di quella persona. La tristezza mi pervade pensando alla condizione di quel ragazzo, solo, sfruttato, abbandonato a se stesso. Senza nemmeno accorgermene mi faccio largo trai paparazzi e lo raggiungo mentre aveva ancora la testa china, la camicia bagnata di sudore era gelata: si sarebbe sicuramente preso un raffreddore se non si fosse scaldato subito. <<Hey, stai bene?>> gli chiedo preoccupata cercando di sostenerlo, scuote la testa stremato e allora capisco che è il caso di portarlo via di lì. Lo aiuto a rialzarsi e con un po' di fatica lo riesco a condurre via da quel muro nauseabondo, ovviamente seguiti costantemente dai flash di quegli avvoltoi.

Appena arriviamo alla macchina lo faccio sedere sul sedile del passeggero, su cui si getta a peso morto, e accendo immediatamente il riscaldamento, anche se ci vorrà un po' prima che si scaldi totalmente. Lo copro col mio cappotto per tenerlo meglio al caldo, inutile dire che è praticamente incosciente. Ora il dilemma è: lo porto in ospedale? Se lo facessi  probabilmente i giornalisti lo avrebbero scoperto e rincarato gli articoli con bugie e falsità, non se ne parlava nemmeno... L'unica altra opzione è quella di portarlo a casa. Lo scuoto un po', giusto per farlo rinvenire il minimo necessario in modo da capire se fosse vivo, <<Senti, ti porto a casa mia. Va bene?>> chiedo con gentilezza. Annuisce appena e solo in quel momento riesco a riconoscere sotto la barba lunga sporca di reflusso e gli occhi affossati: Harry, Harry Styles.

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