Ci concessero venti minuti per parlare con i nostri genitori e spiegargli quanto era possibile.
Non dissi loro nulla riguardo quello che avevo confidato prima ai due uomini davanti alla casa di Harry: per quanto gli aveva riferito l'agente che poco dopo ci venne a chiamare stavano semplicemente per farci qualche domanda in merito ai vari componenti della compagnia e su come avevamo trovato Louis.
Sapevano fosse una deposizione che avrebbe avuto valore ed erano confusi, ma li capivo bene. Tuttavia dovevano fidarsi: al momento era meglio non avere inutili opposizioni dettate solamente dall'agitazione e dal non voler essere coinvolti: io ero stata direttamente o indirettamente immischiata in tutto quello che era accaduto e dovevo fare ciò che era giusto, per me stessa e per gli amici con cui stavo condividendo questa macabra storia.
Già dall'ingresso eravamo state separate dagli altri tre ragazzi e nemmeno vedemmo l'ombra di Harry o Louis.
Eravamo tutti nello stesso luogo ma tutti separati.
Probabilmente non volevano che ci confrontassimo.
Quando finalmente i miei genitori si sedettero nelle scomode sedie della centrale arrendendosi all'attesa, mi voltai verso Taïsse. Lei era rimasta in piedi appoggiata all'angolo del corridoio.
Mi avvicinai e le sorrisi. Non li aveva chiamati nemmeno in questa occasione... improvvisamente mi sentii triste per lei.
E mentre invece Clover abbracciava prima sua mamma e poi suo padre neanche stesse partendo per il servizio militare, un poliziotto che non avevamo ancora avuto il piacere di conoscere ma che a quanto pareva si stava occupando del caso ci chiamò per nome, chiese la firma dei nostri genitori e di Taïsse e ci scortò tutte e tre dentro una stanza che tanto mi ricordò quella delle centrali americane.
Era assolutamente pazzesco essere lì. Anche se sostanzialmente non c'era nulla a parte una scrivania, quattro sedie e le grigie e asettiche pareti.
Non avevo mai visto interrogatori di gruppo e questo mi fece porre domande sulla reale valenza di ciò che stavamo per fare. Ero certa che non si aspettassero nulla da noi tre.
-Credi davvero che ci ascolteranno? Che funzionerà?- mi sussurrò Taïsse appena varcata la soglia, il più piano possibile per non farsi sentire.
-Funzionerà se raccontiamo la stessa versione che dirà Louis, ovvero se sarà sincero- risposi con il medesimo tono. Era normale fosse agitata e confusa: lei non aveva tutto chiaro nella mente come me.
Ero piuttosto certa che Louis, nonostante si trattasse del suo migliore amico, avrebbe raccontato la verità, perchè solo raccontando la verità sarebbe riuscito ad aiutare veramente Harry.
Ci fece accomodare sulle tre sedie posizionate da un lato della scrivania. Taïsse si sedette alla mia sinistra e Clover a destra: di fronte a me prese quindi posto l'agente.
Anche se appariva rilassato, d'altra parte era il suo lavoro e c'era abituato, il mio cuore continuava a martellarmi il petto. Avevo quasi un nodo alla gola. Eppure non avevo paura.
-Allora prima di tutto calmatevi pure perchè siete qui per vostra volontà, non siete accusate di nulla. Semplicemente faremo due chiacchiere su quello che mi hanno riferito avete da dire-
Fosse stata un'altra situazione mi sarei soffermata a pensare fosse un bell'uomo, nonostante fosse decisamente troppo vecchio per ciascuna di noi. Anche se non era merito suo lo ringraziai silenziosamente per avere un tono di voce e un viso che trasmettevano tranquillità: percepivo l'agitazione di Clover alla mia destra e pregai si calmasse. Sicuramente la stanchezza che ci era piombata addosso ora che era arrivata la sera e la giornata movimentata che avevamo passato non aiutavano.
Annuimmo, e subito dopo Taïsse partì in quarta: -Dove sono Louis ed Harry? E i ragazzi che erano con noi prima?-
Non erano le domande giuste da fare.
Infatti la risposta fu come mi aspettavo: -No no adesso non pensiamo agli amici: se ne stanno occupando altri miei colleghi. Veniamo a noi piuttosto. Come avete trovato il signor Tomlinson?-
Mi aspettavo tirasse fuori da un momento all'altro un foglio e una biro per prendere qualche appunto oppure un registratore e invece niente.
Ci scambiammo un'occhiata, Taïsse stava per attaccare a spiegare ma lui la fermò ancora prima che iniziasse: -E se invece mi raccontasse lei questa storia? Signorina...? Non ricordo il nome, chiedo scusa-
Clover rimase come pietrificata al percepire lo sguardo dell'agente su di se.
-Ehm... Collins, Clover Collins. Perchè devo raccontarglielo io?- per quanto si fece coraggio non riuscì a nascondere la punta di ansia che aveva sempre nel parlare con gli sconosciuti. In verità, anche nelle interrogazioni a scuola era sempre stata così: nonostante sapesse ogni cosa, esponeva gli argomenti in maniera remissiva e tentennante.
-Piacere, io sono Mark Lewis. Beh... perchè semplicemente mi piacerebbe ascoltarlo da lei ma se non vuole lo faremo dire alla sua amica qua presente- Taïsse gli sorrise, non certo mascherando un'espressione offesa derivante dalla quasi interruzione di poco prima.
Con estrema lentezza ed imbarazzo e sotto numerose incalzature da parte di Lewis, Clover ripercorse tutto ciò che ci aveva condotto alla camera 258 del St Andrews Apartments.
Fu anche discretamente brava ad evitare lo spionaggio del cellulare di Perrie, semplicemente omettendo che prima di quella giornata non fossimo stati a conoscenza della residenza di Payson.
Lewis difatti non si insospettì.
-Molto bene. L'unica cosa che vi posso dire è chiaramente quella che vale poi anche per la vostra amica Payson non qua presente, ovvero di avvertire subito la polizia in questi casi...-
-Sì lo sappiamo, lo avremmo fatto prima ma ci è preso un po' il panico e sul momento non sapevamo cosa fare, non sapevamo cosa fosse giusto...- Clover tentò immediatamente di aggiustare la situazione, esattamente come quando la risposta alla domanda dell'insegnante non era corretta al cento per cento.
Dopo averla tranquillizzata ripetendole che alla fine avevamo comunque optato per la scelta più corretta, si rivolse a me: -Lei invece è la signorina Evans giusto?- guarda caso il mio nome se lo ricordava.
-Sì esatto-
-Allora signorina Evans, mi può quindi raccontare cosa lei crede sia successo la notte del 20 agosto scorso?- domandò quasi soffocando uno sbuffo di divertimento. Una parte di lui ero certa fosse convinta di star perdendo tempo con noi tre ragazzine e voleva farci uscire da quella stanza il più in fretta possibile.
-Sì, posso- risposi.
-Bene, vada pure. Non la interromperò-
Misi in ordine cronologico per l'ultima volta i pensieri che avevo ricapitolato nella mente da quanto ero salita sulla volante un' ora prima e presi fiato.
-La mattina del 20 agosto io, Taïsse e Niall Horan, il ragazzo biondo che era con noi quando siamo arrivati, siamo andati alla vigna in campagna, quella dove è successo il fatto, per capire se Zayn fosse ancora coinvolto negativamente nella vita di Louis.
Il padre di Louis, il proprietario della vigna, ci ha indirettamente confermato i nostri sospetti. Subito dopo Niall ha chiamato Harry per dargli questa notizia, il quale a sua volta ha chiaramente avvisato Louis, che in quel momento era a Maidstone con Payson. Lei lo potrà confermare. Questa per Louis è stata una notizia scioccante in quanto pensava ormai di aver chiarito con Zayn e invece la calma era solo apparente. Per tutta la giornata ha rimuginato su quanto scoperto, fin quando a tarda sera decide che era giunto il momento di avere un confronto finale con il suo ex amico, e gli diede appuntamento all'una, in modo di avere il tempo di raggiungere Brixton in macchina. Questa decisione genera però una lite con Payson che accidentalmente gli rompe il cellulare. Questo lo dico per spiegare perchè poi effettuerà due chiamate con un telefono pubblico: il motivo non è perchè non voleva essere rintracciato ma è che non aveva altro modo. Preso dalla frustrazione della situazione esce di casa per recarsi al bar che frequenta di solito in questo periodo, di cui in questo momento non ricordo il nome.
Il barista ci ha confermato che intorno alle 23:30 effettua la prima chiamata, diretta sicuramente al suo ragazzo, Harry, sfogandosi su tutto. Si è fatto poi dettare da lui il numero di Oliver Wright, per poter parlare anche con il suo migliore amico, coinvolto anche lui direttamente in tutta la faccenda e da sempre in astio con Zayn per questioni d'amore-
Mi fermai un istante per controllare che tutti mi stessero seguendo.
Sì, decisamente mi stavano seguendo. Così ripresi.
-Lo sfogo di Louis su quello che aveva scoperto furono per Oliver la goccia che fece traboccare il vaso: lo so perchè io stessa lo vidi al cellulare qualche minuto dopo le 23:30 alla discoteca Xoyo che inveiva arrabbiato. Non ci feci caso chiaramente in quel momento, poteva essere con chiunque al telefono, ma ora non credo proprio. Saputa questa notizia ha deciso di concludere in modo autonomo la situazione: ha chiamato anche lui Zayn chiedendogli, secondo me, quanto più o meno aveva richiesto Louis, ovvero un confronto. In privato però, senza nessun altro. Per questo gli chiederà di andare alla vigna mezz'ora prima dell'una, proprio per evitare Louis. A mio parere aveva già in mente cosa fare, nella sua testa aveva già deciso come sarebbe andata a finire, tuttavia, quando circa 30 minuti dopo, il tempo che si impiega per arrivare alla vigna in macchina dal centro, arriva sul luogo e vede il capanno, decide sia meglio utilizzare un'arma piuttosto che le sue stesse mani. Senza quindi toccare nulla prende il primo oggetto affilato che trova e aspetta. Zayn però non riuscirà ad arrivare in tempo a questo appuntamento poichè io qualche ora prima gli avevo tagliato con un coltello preso in un ristorante le gomme anteriore e posteriore del lato sinistro. Lui non se ne accorgerà fino a sera quando partirà diretto alla vigna poichè non aveva ancora utilizzato la macchina quella giornata. Zayn arriverà quindi alla vigna involontariamente pochi minuti prima del suo originale appuntamento con Louis, dando così a Oliver ben poco tempo per compiere quanto deciso. Louis, arrivato puntuale, si troverà infatti difronte a Zayn appena morto e avviserà suo padre come poi testimoniato da loro stessi-
Taïsse aveva annuito per gran parte del mio monologo come se ne fosse già a conoscenza anche se in realtà sapevo fosse stata colta totalmente in contropiede, mentre Clover teneva lo sguardo fisso davanti a se: probabilmente si era soffermata sulla confessione delle gomme. Tuttavia non avevo potuto ometterlo dal racconto. La polizia non aveva ancora dato grande rilievo a questo fatto per il semplice motivo che Louis sosteneva che l'appuntamento era all'una e Zayn effettivamente era risultato essere giunto alla vigna a quell'ora.
Avevano tuttavia perso un pezzo fondamentale.
-Caspita... è sicuramente una teoria molto interessante signorina Evans- risposte Lewis piacevolmente ammirato e sotto sotto anche un po' scioccato. Forse stava cominciando a realizzare di avere per le mani più di una qualche storiella da ragazzine.
-Grazie- risposi semplicemente non interrompendo il contatto visivo e continuando a tenere le mani incrociate sul tavolo.
-Questo scenario implicherebbe che tutti i suoi amici non siano colpevoli... ma allora le chiedo: come mai due miei colleghi poco fa mi hanno riferito che il signor Tomlinson è sceso dalla macchina urlando il nome del ragazzo che Lei ha accusato solo in questo momento? In macchina per venire a Brixton gli ha raccontato questa teoria e lui se ne è convinto o ne era già a conoscenza?- sembrava certo di poter riuscire a mettermi alle strette, tuttavia non con cattiveria, quanto più per suo piacere personale.
Louis non avrebbe mai potuto raccontare alla polizia una versione che io non gli avevo mai esposto.
Avrebbe testimoniato ciò che aveva visto.
-Suppongo che quella notte riconobbe l'auto del nonno del suo amico, modello Juaguar. Ad ogni modo Louis sapeva che solo Oliver ed Harry sapevano di questo incontro. Fece semplicemente due più due e capì cosa avesse involontariamente scatenato-
Colto nuovamente di sorpresa sembrò mollare finalmente l'assedio di domande, non prima però di avermi posto quella decisiva.
-Le motivazioni di questo ragazzo, il signor Wright, sono quindi i rancori per quanto riguarda una relazione passata e la volontà di proteggere i suoi amici, Lei sostiene questo giusto?... anche queste storie andranno raccontate nei dettagli. Ma non ora. Per ora abbiamo concluso-
-Oliver per anni aveva avuto scontri con Zayn a causa di Perrie Edwards e in seguito Zayn aveva anche messo a serio rischio la relazione del suo migliore amico con il ragazzo che ama. Non ne poteva più di lui- puntualizzai, sperando avesse tutto ben chiaro nonostante non li avesse mai conosciuti e non sapesse nulla di loro.
-Sì esatto il motivo è molto semplice: Zayn gli aveva fottuto la ragazza e poi la tradiva pure ripetutamente mentre lui l'aveva sempre amata davvero. E faceva passare le pene dell'inferno a Louis per nessuna reale ragione- sputò fuori la rossa, ripetendo quanto da me detto poco prima. Capii che si era trattenuta parecchio per non dire nulla fino a quel momento.
-Aggiungerei anche come movente un pizzico di infermità mentale- conclusi io.
Il poliziotto ci sorrise e dopo qualche ultimo chiarimento ci scortò di nuovo nell'atrio.Una settimana dopo
Ero seduta nella piccola auto gialla di Niall, di pessimo gusto a mio parere, e continuavo a guardare fuori dal finestrino ripensando alle mille cose che mi avevano portato a considerare completamente normale il fatto che proprio lui mi stesse accompagnando a casa dopo il mio ultimo e alquanto devastante allenamento estivo.
Fino a quattro mesi prima sarebbe stato solamente un sogno ad occhi aperti. Ora era realtà. Eppure non mi stavo nemmeno concentrando su di lui da quanto ero stanca, non saprei nemmeno dire quale canzone scorreva alla radio quando si fermò davanti al mio appartamento.
Volevo solamente scendere dall'auto, correre in casa, farmi una doccia e buttarmi sul letto.
Ma qualcosa me lo impedì.
Sentivo che doveva dirmi qualcosa.
Da tutto il tragitto doveva dirmi qualcosa.
-Aria...- cominciò.
E subito una leggera onda di panico mi attraversò il petto. Certi toni sono inconfondibili.
-Dimmi- gli sorrisi per infondergli coraggio.
-Aria io mi ricordo di quella sera alla discoteca, allo Xoyo-
Appena aveva pronunciato il mio nome avevo capito dovessi aspettarmi qualcosa del genere, anche se mai avrei pensato che una parte del suo cervello fosse connesso davvero quella notte.
-Ok. Cosa di preciso?-
-Il bacio Aria... beh al quasi bacio- era imbarazzato, era evidente. E non capivo bene perchè stava tirando fuori l'argomento proprio in quel momento... probabilmente perché era la prima volta che ci trovavamo da soli dopo gli eventi della settimana prima, o forse semplicemente perchè era Niall: l'essere strano faceva parte di lui.
-Ok. E quindi?- incalzai io. Anticiparlo era l'ultima cosa che volevo fare: avevo aspettato troppo per un riscontro di questo tipo. Inoltre ero agitata, sapevo fosse meglio misurare le parole e farne uscire il meno possibile.
-E quindi mi dispiace. Mi dispiace se hai pensato che volessi veramente farlo... è che quando sono parecchio ubriaco a volte capita... insomma tu sei parecchio mia amica ora. Non volevo incasinarti- buttò fuori d'un fiato biascicando anche alcune parole.
Vaffanculo Niall. In ogni modo possibile.
L'agitazione mischiata alla tristezza erano proseguite sempre più man mano che lentamente era avanzata la frase, fino come ad esplodere.
L'essere estremamente diretto solo in certe occasione e l'esprimersi come un dodicenne avevano creato un brutto mix per me quel giorno.
Il suo problema era il bacio? Nei quattro mesi precedenti quindi non era successo nulla?
No. La risposta era no.
Così come aveva baciato anche Taïsse senza porsi più di qualche probabile successiva remora, non si era preoccupato di tutto il resto.
Eppure avevo imparato a conoscerlo, direttamente e anche non, grazie ai racconti dettagliati di Harry su di lui.
Niall era sempre stato fatto così: agiva d'istinto e non pensava a nessuna conseguenza e molto spesso nemmeno si rendeva conto di ciò che causava.
Quello che lui considerava normale anche per gli altri automaticamente doveva esserlo.
Eppure il semplice fatto che mi avesse appena dimostrato che si era accorto di essere andato oltre il limite, significava qualcosa.
E per lui avevano avuto importanza anche quei quattro mesi appena trascorsi.
Ma non come io volevo e credevo inizialmente.
Esistono diversi modi di amare e non tutti sono collegabili ai classici che conosciamo.
Dopo averlo veramente conosciuto, eliminando l'idealizzazione che mi ero costruita nei tre anni di sogni ad occhi aperti, ero riuscita finalmente a capire cosa mi legava a lui.
-Ma si certo. Non ti preoccupare. Non ho pensato niente, ero ubriaca anche io- gli sorrisi un'altra volta e sgusciai fuori dalla portiera prima che potesse aggiungere altro.
Mi voltai in fretta verso la porta di casa pronta a inserire la chiave nella serratura e lo sentii salutarmi alle spalle, palesemente confuso dalla mia fuga.
Una lacrima mi scese lungo la guancia.
Tuttavia sorrisi.
In fondo una parte di me lo sapeva da un bel po' ormai.
Salutai con un gesto della mano mia mamma in cucina impegnata in una conversazione al telefono e salii trascinandomi al piano di sopra.
Mi buttai sul letto esausta ripetendomi che nulla mi avrebbe schiodato da quella precisa posizione fino alla mattina successiva.
Qualche minuto dopo però il mio cellulare all'interno della borsa vibrò.
Mi allungai per leggere il messaggio.
Da Chandler: stasera ti va di venire da me? Mi devi raccontare un bel po' di cose...
Sorrisi.
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Quell'estate colpevole
FanfictionFu durante un'estate della sua adolescenza che la vita di Aria cambiò. Amore e amicizia uniti a segreti e misteri la conduranno verso qualcosa che mai si sarebbe aspettata.