V

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Non sembrava vera ad Harry, la situazione in cui si era cacciato improvvisamente, dietro le quinte del Barbican Hall, dove tutto era pronto per il primo concerto della stagione della LSO.
O, quasi pronto, comunque, se solo fosse riuscito a mettere correttamente i suoi dannatissimi gemelli.
"Merda" imprecò a bassa voce quando la parte di dietro di uno dei due gemelli gli scivolò tra le dita, cedendo a terra con un suono tranquillo, finendo sotto la pila traballante di sedie pieghevoli alla sua destra.
La settimana dopo la cena di raccolta fondi alla galleria era passata in un batter d'occhio, un frenetico susseguirsi di prove ed ansia crescente da parte di Harry.
Aveva fatto degli esercizi di respirazione tutto il giorno per calmarsi, ma non erano serviti a niente: le sue mani tremarono ancora quando si piegò a raggiungere il piccolo pezzo di metallo.
Si inginocchiò in una posizione scomoda, cercando di non sporcare il suo smoking con la polvere.

"Styles?" disse Louis Tomlinson, alle sue spalle.
La sua voce era tranquilla, ma Harry riusciva a sentirvi una piccola risata, una confusione divertita.
"E' una specie di strano rituale per rilassarti? Pregare le sedie o qualcosa del genere, uhm?"
Il resto dell'orchestra aveva già preso posto, ma la tradizione voleva che il primo violino entrasse dopo come dimostrazione del rispetto per quella posizione di rilievo rispetto agli altri musicisti.
Louis avrebbe fatto un inchino ed accordato il suo strumento insieme all'orchestra, mentre Harry sarebbe entrato poco dopo e avrebbe dato inizio al concerto.
Si era leggermente preoccupato dal momento che non sapeva dove fosse Louis, in realtà, ed era sollevato nel sentire la sua voce. Non che si permise di dimostrare una cosa del genere.
Grugnì semplicemente, in risposta, scegliendo di concentrare le sue energie nel recupero dell'oggetto perduto, allungando il braccio e sfiorandolo con le dita.
"Beh, fai pure" disse Louis, tranquillo. "Io di solito preferisco vomitare nel bagno dietro le quinte, ad essere sinceri. Ma, a ciascuno il suo".
"Io-" Harry espirò profondamente quando si rimise in piedi, dopo essere riuscito nel suo scopo con successo. Il suo volto era leggermente arrossato per essersi sforzato ed ora sentiva una serie di nervi accavallarsi per lo sguardo di Louis, mentre riaggiustava la giacca del suo smoking.
"Ho fatto cadere uno dei gemelli..."
Louis era scomparso dopo la prova generale, quel pomeriggio.
Era la prima volta che Harry lo vedeva da quel momento e la sua voce si affievolì quando guardò il violinista. Indossava il suo smoking elegante, ovviamente, ed Harry rimase esterrefatto, proprio come era accaduto durante il servizio fotografico, settimane prima. Louis era impeccabile ed assolutamente bellissimo in quel vestito. La precisione del taglio dell'abito sembrava mettere in risalto il suo corpo perfetto e la camicia bianca non faceva altro che illuminargli il volto. Quel volto...
Louis inarcò un sopracciglio ed Harry arrossì. Lo stava fissando, ovviamente, e non se n'era neppure reso conto, non aveva neanche cercato di nasconderlo. Un semplice uomo di bell'aspetto in un abito elegante e ti dimentichi come formulare parole di senso compiuto? pensò Harry, abbassando lo sguardo e cercando di sistemare i gemelli, ancora una volta. Come ti aspetti esattamente di dirigere un'orchestra in tre pezzi complicatissimi?
Il cuore di Harry perse un battito a quel pensiero, sentiva una nausea assurda. Fantastico, ora le tue mani cominciano anche a sudare.
Per poco non fece scivolare di nuovo i gemelli, facendo una smorfia.
Louis è Louis però, sussurrò il suo subconscio, cercando di consolarlo. Sembrava sempre così composto, autoritario, bellissimo. E nessuno poteva incolparlo per aver notato una cosa del genere.
Andrai alla grande, testa alta! Harry era nel bel mezzo di un monologo interiore, mentre l'ansia minacciava di ridurlo ad un cretino che non riusciva neanche a sistemare i suoi gemelli, quando sentì un improvviso tocco gentile sul suo polso.
"Non riesci neanche a metterli, vero?" lo prese in giro Louis, vedendolo riprovare per la centesima volta. Gli sorrise, guardandolo con i suoi occhi blu.
"Lascia fare a me". Harry glieli diede con un sospiro tremante, respirando pesantemente e tenendo il braccio teso, leggermente in imbarazzo. "Sembra poco saggio lasciarla come ultima cosa da fare, se non sei tanto bravo, Harry" disse Louis, ridacchiando mentre sistemava i gemelli.
Il cuore di Harry fece una capriola all'affetto che notò nella voce di Louis, il modo insolitamente morbido in cui aveva pronunciato il suo nome.
"Non è-" rabbrividì appena quando le dita di Louis gli sfiorarono la pelle accaldata, fissando correttamente i gemelli alla manica della giacca.
"Di solito non è così - così un problema". Louis sorrise, lasciandogli cadere il polso sinistro e concentrandosi su quello destro. Annuì lentamente, come se lo stesse prendendo in giro. Harry deglutì a fatica, reprimendo un sospiro mentre guardava le ombre proiettate dalle ciglia lunghe di Louis sulle sue guance.
Datti una calmata, Styles.
"Hai la tua bacchetta?" gli chiese Louis.
Un piccolo senso di disorientamento lo assalì, alla domanda. Si irrigidì, tastando la tasca interna.
"Sì" disse, fingendo di non essere stato momentaneamente assalito dal panico. Louis rise appena, agitando le spalle ed Harry finse che non fosse una fitta di calore dovuta a Louis, quella nelle sue vene, che le sue guance non si stessero tingendo di rosa per il ragazzo di fronte a lui. "Dov'è il tuo violino?" chiese, ricordandosi improvvisamente che Louis lo aveva tenuto stretto al braccio fino a poco fa. Louis indicò con il capo un tavolo poco lontano da loro, accanto alla pile di sedie. "Laggiù" rise ancora, dolcemente. "L'ho appoggiato lì quando ho visto che eri un caso perso, Styles. Non avrei mai potuto lasciarti andare lì fuori senza gemelli! Non quando rappresenti la mia orchestra". Un'energia nervosa inondò di nuovo il corpo di Harry, che annuì appena, ricordando di colpo cosa avrebbe fatto di lì a poco, su quel palco. Doveva aver spalancato gli occhi, forse, perché Louis rise di nuovo, scuotendo la testa.
"Ehi" sussurrò, sistemando il secondo gemello e tirando appena la manica della giacca, in modo tale da farla aderire perfettamente alle sue spalle. "Sei molto più che presentabile, adesso, d'accordo? Andrà tutto bene". Harry annuì ancora, respirando a fondo.
Cristo, doveva andare bene, tutto: il Divertimento, Pini di Roma, ma soprattutto il Don Giovanni. Aveva cercato di non crearsi delle speranze troppo alte, ma doveva ammettere che voleva disperatamente che quella esibizione di Strauss fosse qualcosa che le persone avrebbero ricordato, che la sua interpretazione fosse qualcosa di cui avrebbero parlato per tutto il mese successivo.
Louis rise.
"Forza, Styles" disse, la spensieratezza nel suo tono forse un po' troppo luminosa, facendo intendere che anche Louis stesse cercando di calmare i suoi nervi.
"Sono nervoso anche io, sai. Tutti lo siamo. Qualcuno di noi è solo più bravo a nasconderlo". Harry rise appena e si morse il labbro. Non era sicuro se l'intimità di quella conversazione lo stesse tranquillizzando o lo stesse facendo sentire ancora più a disagio. Di certo non stava calmando il battito accelerato del suo cuore. La verità era che si sentiva un po' scosso nel vedere Louis così... carino, in realtà, nonostante durante le prove non avesse fatto altro che fare commenti pungenti e fastidiosi.
Harry non voleva affatto pensare a quanto gli piacesse il fatto che Louis fosse così gentile con lui.
Non ebbe molto tempo per farlo, comunque, perché un secondo dopo, Louis recuperò il suo violino e raddrizzò le spalle per l'ultima volta. "Ci vediamo lì fuori, Don Giovanni" sussurrò Louis.
Una scarica elettrica percorse la schiena di Harry mentre guardava il violinista fare il suo ingresso da dietro le quinte, completamente a suo agio e sotto controllo.
Controllo, pensò Harry, quando gli strumenti a fiato iniziarono ad intonare il la.
Puoi farcela.
E' tutto sotto controllo, sei pronto.
Sai esattamente cosa stai facendo.
Sei pronto.
Sono pronti per te.
Mise da parte tutti i pensieri scomodi riguardo al fatto che in realtà non aveva il controllo su un bel niente.
Ce la farai, ripeté, mentre gli occhi di Louis ritornarono nella sua mente, sbattendo le palpebre verso di lui, il blu audace contro la cravatta bianca del suo smoking.
Solo una piccola distrazione, niente che non saprai gestire.
Harry aspettò che l'orchestra si accordasse, tastò nuovamente la sua bacchetta, e uscì per fare il suo lavoro.

Love Is A Rebellious Bird. || Larry Stylinson || Italiana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora