CAPITOLO 11

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Sophie's p.o.v.

Passò qualche mese, qualche ma sufficiente perché diventassi la nuova leggenda. I gruppi sulla "santarellina da presepe" e sulla "madonnina" furono cancellati, le famose "galline inutili anche a fare le uova" adesso mi temevano. Ero conosciuta da tutta la scuola, e cosa più assurda era che eccetto i professori coinvolti, nessun altro sospettava di nulla, ero diventata anche io la ragazza perfetta.

Arrivò il weekend dopo Halloween nel periodo di novembre, incominciò a fare freddo, e mi ricordo che quella domenica pioveva fortissimo.

Siccome durante il weekend di solito alcuni andavano a trovare le famiglie o in giro, quel weekend ero sola. Kassidy la mia compagna di stanza, era andata a trovare i suoi, Johnathan mi aveva detto che sarebbe andato a trovare i suoi amici di quest' estate, cosa che faceva ogni due settimane circa, nel weekend.

Era arrivata sera, e siccome lunedì mattina avrei avuto scuola, decisi che sarei andata a dormire prima. Il problema fu che quella sera non riuscivo a dormire, fuori la pioggia diventava sempre più forte e incessante, il suo scroscio era tanto forte, da sembrarmi di essere proprio lì fuori, o che lei fosse entrata dentro. Così mi misi a leggere un libro a letto.

Passò un po' di tempo, quando improvvisamente, sentii qualcosa colpire la finestra. Pensai fosse un ramo colpito dal vento, e non ci feci caso. Poi però lo sentii nuovamente. Mi affacciai per capire cosa fosse. Scostai la tenda e vidi Johnathan lì fuori. Era tutto bagnato. Aprii la finestra, il vento mi indirizzava contro la pioggia insistente e un brivido di freddo mi percorse tutto il corpo

-C' è Kassidy? - mi domandò urlando

-No! - risposi io

-Non è che potrei entrare? Fa freddo qui fuori- mi rispose lui. Lo guardai incredula. In realtà i dormitori erano divisi per sesso, e lui non poteva entrare nella mia stanza.

-Ti farei entrare tranquillamente ma come entri? - domandai

-Naaah tranquilla questo non è un tuo problema, allora posso? – rispose mentre mi fece un occhiolino.

Rimasi ancora più sbigottita, ma fidandomi di lui risposi –Va bene

Lui sorrise e poi disse –Perfetto, lascia la finestra aperta

Alzai le sopracciglia per lo stupore –Ok ma cosa vuoi fare? - chiesi sbigottita.

-Tranquilla l'ho già fatto- rispose arrampicandosi all' albero adiacente la mia finestra –No Jey sei pazzo! C'è un temporale pazzesco se arrivasse un fulmine

-Ecco appunto allontanati dalla finestra, e non preoccuparti per me, se mi colpisse un fulmine sono già fulminato di mio, e te l'ho detto, l'ho già fatto!

Io sorrisi –Tu sei pazzo!

E lui ricambiò il sorriso. Ci mise un po' ad arrampicarsi, ma si vedeva che lo aveva già fatto.

Alla fine riuscì ad arrivare alla finestra, mise prima un piede e poi l'altro sul davanzale e con un salto entrò. Era fradicio, e solo allora mi accorsi che aveva un occhio nero e un taglio sulla fronte.

-Ecco fatto sano e salvo- disse lui strappandomi un bacio

-Ma quale sano! Guardati sei fradicio e sei anche ferito ma che hai fatto?

Lui si toccò l'occhio malconcio

-Tranquilla niente di che, io e i miei amici abbiamo incontrato un molestatore in metro, che rompeva e niente gli ho fatto capire che doveva smetterla

LO SCHEMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora