Non ne potevo più di tutti quei dubbi, avevo bisogno di risposte, sono sempre stato un ragazzo che ha bisogno di certezze perché senza di esse hai solo dubbi. La vera domanda era: a chi avrei dovuto chiedere delle risposte? Louis? Non potevo farlo.
Niall? Niall. Sarebbe stata decisamente la scelta migliore. Il pomeriggio di lezioni passò abbastanza in fretta tra una chiacchierata e l'altra con i miei compagni. Appena uscito da scuola cercai di rintracciare quel finto biondo, lo trovai appoggiato ad un muretto che parlava con Liam.
Decisi di avviarmi verso di lui a passo svelto, "Niall" dissi io ad alta voce affinché mi potesse sentire, lui si girò di scatto e mi guardò per qualche secondo per poi afferrare il braccio del bruno e allontanarsi velocemente da me.
Rimasi spiazzato da quello che i miei due amici avevano appena fatto, nessuno voleva darmi delle risposte. A quel punto decisi di ignorare le domande e presi l'autobus per tornare a casa.
Arrivato alla mia abitazione notai la stessa macchina della sera precedente, ma per quel giorno mi ero ripromesso che non mi sarei dovuto fare delle domande alle quali non avrei potuto ricevere delle risposte, così entrai in casa.
"Ben tornato tesoro" disse mia madre appena mi vide varcare la soglia di casa "Ciao mamma" risposi io togliendomi gli stivaletti per poi poterli riporre nella scarpiera, poggiai lo zaino al fondo delle scale e successivamente mi sedetti a tavola, "Vuoi il tea?" mi chiese mia madre con tutta la dolcezza che la sua voce sapeva trasmettere "Oh grazie mamma, dopo la giornata di oggi ce ne vorrebbe proprio uno" dissi stiracchiandomi sulla sedia, "Ah Harry, tieni" si avvicinò a me mostrandomi una gomma da cancellare, non stavo capendo e penso che mia madre lo avesse intuito dalla mia espressione confusa "L'ho trovata davanti alla porta di casa, credo ti sia caduta stamattina" al momento non mi ricordai di averla vista quella mattina ma comunque la presi e me la misi in tasca dicendo "Grazie mamma sei stata gentile".
Presto finii il mio tea, decisi di salire in camera e posai la gomma sulla scrivania per poi liberarmi dai miei vestiti e buttarmi sotto l'acqua calda. Mentre canticchiavo una canzone della quale non sapevo bene le parole ricordai tutto, la gomma l'avevo lanciata la sera precedente contro la finestra di Louis.
Stetti all'incirca venti secondi a collegare il tutto, un colpo di genio mi colpì all'improvviso, uscii fuori dalla doccia senza neppure legarmi un asciugamano alla vita e corsi verso la scrivania urlando "L'ha lasciata lui davanti alla por-" neppure il tempo di finire la frase che mi ritrovai steso sul pavimento dopo una bella scivolata causata dai miei piedi ancora bagnati, "Harry stai bene?" udii la voce di mia madre dal piano inferiore che probabilmente si accorse del trambusto provocato dalla mia caduta, mi alzai a fatica e con un po' di dolore al ginocchio destro ma comunque risposi "Sì mamma non ti preoccupare".
Facendo attenzione a dove mettessi i piedi riuscii a raggiungere la gomma, la presi in una mano e la guardai, sopra di essa c'era disegnata uno smiley con due 'X' al posto degli occhi. Non avevo la ben che minima idea di cosa volesse significare, ma volevo saziare la curiosità.
Mi affacciai alla finestra per capire se quel Simon fosse ancora lì, la macchina non era più davanti a casa di Tomlinson così decisi che era il momento di applicare il metodo dei post-it.
Ne presi uno dal blocchetto che tenevo appoggiato all'angolo della scrivania, vicino ad una pila di libri, uso spesso i post-it per appuntare i miei pensieri e sensazioni e poi appiccicarli alle pagine. Ne presi uno azzurro come gli occhi di ghiaccio del mio vicino e scrissi sopra esso un punto interrogativo per poter successivamente attaccarlo alla finestra.
Nel mentre che giravo per la stanza sperando in una sua risposta mi accorsi di non essermi ancora rivestito dopo aver lasciato il caldo getto d'acqua della doccia, divenni rosso sulle gote pensando alla mia sbadataggine e al fatto che se non me ne fossi accorto in quel momento probabilmente Louis avrebbe potuto vedere parti del mio corpo che non erano riservate a lui, presi un paio di boxer e me li infilai.
Continuai a girare un po' per la stanza con le mani congiunte dietro la schiena aspettando una risposta, arrivò poco dopo anche se non era esattamente quello che la mia mente si stava immaginando.
Sentii bussare al vetro della finestra nella mia stanza, mi affacciai e vidi Louis Tomlinson in bilico su di un ramo dell'albero che divideva la mia casa dalla sua. Rimasi immobile davanti a quella scena ma questo mio essere pietrificato venne subito interrotto dalla sua voce "Mi vuoi aiutare o stare lì impalato? Piccolo bastardo" disse lui mentre cercava di non cadere, scossi velocemente la testa come per rinfrescare la mia mente annebbiata da quella situazione e aprii la finestra "Prendimi la mano" allungai la mano in segno di volerlo aiutare, lui non la prese molto bene dato che la spostò con l'avambraccio dicendomi "Non ho bisogno di essere salvato come una principessa", chiusi la finestra alle sue spalle subito dopo che fece ingresso nella mia stanza.
Indicai a lui il letto "Puoi accomod-" non riuscii a terminare la frase che già si era steso sul materasso "come non detto" sussurrai, io mi sedetti sulla sedia, a debita distanza da lui, si creò un silenzio di imbarazzo che dopo un po' venne smorzato da lui, "Quel punto interrogativo era per la gomma scommetto" mi guardò dritto negli occhi come se potesse leggermi nel pensiero, io non riuscii a mantenere il contatto visivo così abbassai lo sguardo "No perché volevo chiederti come stessi. Secondo te Tomlinson?" risposi schietto, gli uscì una piccola risatina "Vuoi fare il duro con me e non riesci neppure a guardarmi in faccia. E poi cos'è? Hai scelto lo stesso colore dei miei occhi a caso?" disse sistemandosi il ciuffo di capelli che era finito davanti agli occhi di ghiaccio.
Mi alzai in piedi e presi la gomma dalla scrivania poggiandola sulla sua gamba "Dimmi" lo incoraggiai, lui la prese e la chiuse in un pugno facendomi segno con la mano di sedermi al suo fianco, sbuffai e mi sedetti vicino a lui "Apri la mano" sussurrò lui e io lo feci.
Louis prese delicatamente la mia mano aperta con la sua libera, era leggermente più piccola ma emanava tanto calore, appoggiò il suo pugno al mio palmo lasciando la gomma a me, si affrettò a chiudermela e tenerla fra le sue "Prendila un po' come la mia firma" mi disse a bassa voce vicino al mio orecchio facendomi venire i brividi lungo la spina dorsale.
Distolsi lo sguardo dalle nostre mani e lo guardai negli occhi, mi facevano un grande effetto ma non sapevo spiegarmi il motivo.
Louis fece uno scatto e si stacco freddamente da me sistemandosi e avvicinandosi alla finestra "Louis" dissi io spiazzato dal suo comportamento "Ah adesso non mi chiami più per cognome, ricciolino" replicò lui, divenni leggermente rosso in viso ma probabilmente neppure se ne era accorto "Io.." sussurrai, il mio vicino era già seduto sul davanzale "Avrai tutte le risposte alle tue domande" disse lui già pronto ad uscire.
"Quando?" chiesi alzandomi dal letto e avvicinandomi alla finestra "Quando il destino te le vorrà rivelare Harry" disse per poi svanire tra le foglie gialle dell'albero.
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Destiny {Larry Stylinson}
FanfictionHo sempre visto l'amore in una forma più contorta rispetto a tutti i miei coetanei, loro lo vedevano come ciò che riusciva a colmare un cuore frastagliato, io piuttosto come una cosa superficiale della quale si poteva fare a meno. Parlo al passato p...