7. Caos

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Callie fissava in totale silenzio e con una lieve nota perplessa nello sguardo Anthea, l'assistente di Mycroft, smanettare come una tranquilla indemoniata sul suo smartphone.
Tutte le sante volte era così: mai un accenno di conversazione se non un placido "buongiorno" di circostanza a cui rispondeva con un lieve cenno del capo per poi sedersi accanto alla ragazza e torturarsi le mani dal nervosismo al solo pensiero di rivedere suo zio.

Se proprio doveva essere sincera sentiva di provare un leggero e fastidioso sentimento di odio nei confronti di quell'uomo: da che aveva memoria, infatti, l'aveva sempre guardata con quell'aria saccente e infastidita nemmeno fosse un insetto da scacciare via, per non parlare dei suoi giudizi non richiesti che la facevano mandare sempre in bestia ma a cui non poteva rispondere per le rime per una questione a lei ancora indefinita, anche se sospettava che fosse per il fatto che era grazie a Mycroft che suo padre riusciva a ottenere preziose informazioni quando gli servivano per la risoluzione di alcuni casi scomodi per il governo inglese.

Quando arrivarono difronte all'ormai consueto edificio austero, Callie scese dalla macchina sospirando e salutando la bella mora con un cenno della mano a cui lei manco fece caso.
Quella era peggio di suo padre quando non si staccava dal telefono nemmeno quando andava alle udienze con i suoi professori, facendo finta di ascoltare interessato.
Non che non gliene importasse nulla, ma per un qualche strano cavillo continuava a ribadire a John, tutte le volte che lo rimproverava sull'argomento, che sapeva benissimo come andava a scuola e che tutti gli insegnanti fossero solamente degli ipocriti, maniaci del controllo che volevano inculcare le loro idee nelle menti plasmabili dei bambini.
Assurdo, ma la pensava davvero così.

La riccioluta entrò a piccoli passi spediti e si diresse verso la reception, dove un uomo, dai capelli canuti e dagli occhiali quasi più grandi del suo volto, stava leggendo tranquillamente e con aria concentrata alcuni fascicoli.
Fece per aprire bocca ma quello le mimò con un dito posato sulle labbra di non fiatare, per poi indicarle dove andare senza nemmeno alzare lo sguardo.
Callie deglutì svariate volte a vuoto per poi avviarsi verso un stanza posta in fondo a un corridoio rivestito da tessuto rosso quasi opprimente, guardando, come in trance, ogni lineamento e ogni intarsio squadrato della porta massiccia, che la separava da quell'insopportabile zio egocentrico, impreziosirsi di qualche elemento in più man mano che si avvicinava.
Espirò ed inspirò un paio di volte nel tentativo vano di calmarsi per poi prendere l'iniziativa di bussare, ma non le fu dato il tempo di compiere la coraggiosa azione che un "avanti" annoiato la fece cadere nello sconforto totale.
Odiava tutto di quel posto: dalle singole mattonelle del pavimento ai personaggi dell'alta società che vi lavoravano.
Si sentiva come l'elemento fuori posto, come l'unico essere vivente in mezzo a un mare di morti apparenti di cui si sentivano a malapena i respiri e il frusciare delle pagine sembrava solo un eco lontano e tedioso.

"E' un piacere vederti, Jessica" la salutò con una lieve nota d'ironia nella voce posando lo sguardo glaciale sul suo viso pallido, mettendola a disagio.
"Buongiorno, Mycroft" ricambiò andandosi a sedere al solito posto nell'angolo più lontano della stanza e l'unico abbastanza grande da ospitare un altro tavolo dove le era permesso, così, di svolgere i suoi doveri scolastici.
"Mi trovo rammaricato a dirti che stasera dovrai venire a casa con me: Sherlock è alle prese con un caso che gli ho affidato e John deve tamponare il turno di notte all'ospedale. Stasera passeremo a prendere le cose essenziali a casa tua" le disse scribacchiando qualcosa facendole mancare un battito.
Quello era l'incubo che mai avrebbe voluto vivere e che, fino a quel momento, per fortuna, non le era mai capitato.
Fino a quel momento, per l'appunto.
Qualcosa, però, nel suo cervello scattò e le fece credere che non tutto quello che le aveva riferito era vero.
"E Mrs. Hudson?" domandò fissandolo con occhi sospettosi a cui il parente sembrò non farci caso.
"Serata tra donne" ribatté per nulla toccato dalla faccenda continuando a persistere nei suoi doveri.
"Che sfiga" sussurrò più presa dal panico che dal dubbio iniziale che le aveva attraversato la mente.
Quella era anche la principale differenza tra lui e il suo adorato papà: lei si faceva travolgere dalle emozioni e poi elaborava le informazioni una volta calmatasi, mentre il consulente investigativo manteneva la retta via.
"Come ho già detto"- la riprese l'altro sospirando spazientito- "Sono rammaricato a darti questa notizia. Purtroppo alcune incombenze sono subentrate e il piano iniziale è dovuto cambiare".
Callie arrossì dalla vergogna per il fatto di essersi fatta sentire abbassando lo sguardo sulla moquette dal colore grigio topo, per poi aprire con mani ghiacciate dalla tensione nervosa lo zainetto di scuola tirando fuori i libri uno per volta, stando ben attenta a respirare il più silenziosamente possibile.
Si chinò sui tomi, pronta a immergersi nella lettura, ma non fece in tempo a prendere in considerazione la prima lettera del testo che un rimprovero la fece sussultare dallo spavento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 05, 2021 ⏰

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