CAPITOLO 2

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Rimase lì per qualche ora, dopo aver consumato tutta la marijuana che gli era stata venduta da Matteo come se fosse una medicina disgustosa, che si prende velocemente per non sentire il sapore. Poi si alzò, gli effetti erano quasi svaniti, ma si sentiva ancora rilassato e senza ostacoli nella vita. 

Purtroppo tutto finisce, e quando entrò a casa sentendo i suoi genitori urlare si sentì di nuovo impotente, preso a schiaffi dalla vita senza poter fare nulla. 

Oltre che, metaforicamente, dalla vita, gli schiaffi li riceveva anche da suo padre, spesso furioso e talvolta anche ubriaco. Accadde anche quel giorno, dopo che aveva finito di litigare con sua madre per uno dei soliti banalissimi motivi. "Metti a posto quel porcile di camera!" gli urlò, e subito dopo lo colpì con un manrovescio in pieno volto. Era un altro dei motivi per cui aveva continuato a fumare la marijuana, che gli faceva dimenticare tutto, compreso il dolore fisico e mentale. Un altro schiaffo, stavolta a sorpresa: il padre aveva appena scoperto dell'insufficienza in matematica, e pretendeva che lui avesse voti sempre brillanti.

Come facevano tutti, in fondo. Chi con le mani e chi con le parole, alla fine tutti lo ferivano se non era all'altezza delle loro aspettative, sempre altissime e quasi irraggiungibili. E questo era solo un altro delle centinaia di motivi per cui era rimasto infatuato da quella principessa, splendida e rilassante che tutti chiamavano con disprezzo "droga"

La principessa biancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora