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Ero seduta su un muretto, guardavo il sole tramontare, piangevo, non avevo trovato da mangiare, non ce la facevo più; i brontolii della pancia si facevano sempre più forti e se non trovavo qualcosa da mangiare all'istante sarei morta. Mi decisi ad alzarmi e proprio in quel momento suonò la sirena, la quale avvisava che dovevo tornare a casa, <<È la fine, sono morta>> pensai. Mentre correvo cercando di scappare dai Ghermidori, passavo per vie secondarie, infilandomi nei vicoli stretti, fino a quando non mi sentii tirare per il braccio. Non feci in tempo ad urlare aiuto che qualcuno mi attappò  la bocca, spaventata mi guardai attorno, ero in un vicolo abbastanza piccolo, stretta tra le braccia di uno sconosciuto appoggiato al muro. Sentii improvvisamente degli strani suoni provenire da una strada vicina al nostro vicolo e smisi prudentemente di ribellarmi. Man mano che i rumori si avvicinavano capii che si trattavano di decine e decine di passi, e dal rumore del cuoio degli stivali dedussi che si trattavano di molti soldati. Mi lasciò solo dopo che il rumore delle truppe si allontanò tanto da non sentirlo quasi più. Mi scostai da lui e lo guardai in cagnesco: - ma che fai? – sbottai, - ti ho appena salvato la vita- rispose stupito l'uomo. - non te l'ho chiesto- gli dissi osservandolo attentamente. Ad un primo sguardo dedussi che era un ragazzo di diciassette anni circa, ne dimostrava venti. Era provato anche lui dalla fame e consumato dalla stanchezza indossava vecchi vestiti sporchi e lacerati, aveva la faccia provata circondata da folti capelli trascurati, occhi verdi scavati dalla privazione e dalla sofferenza. Con se aveva uno zaino, non sembrava pesante, si poteva facilmente intuire che era appena stato a caccia con scarsi risultati. - beh, non c'è di che! – Disse sforzandosi di fare un sorriso - tanto sono già morta- -come ti chiami ragazzina? - -Irene- risposi - bene Irene, entra- mi disse aprendo una porta dietro di lui e facendomi passare. Entrai senza esitare << meglio non restare fuori a quell'ora della notte>> pensai. Entrò velocemente anche lui e si chiuse la porta alle spalle, appoggiò lo zaino vicino alla porta, si tolse il giubbotto e lo appese alla parete come se lo facesse tutti i giorni, per cui intuii che quella doveva trattarsi di casa sua. Successivamente si girò verso di me e mi chiese -che fai ancora lì in piedi? non ti accomodi? – Stupita mi sedetti su un vecchio divano di pelle marrone e mi guardai attorno. La casa era piccola: davanti a me c' era una cucina con un tavolinetto; dietro di me invece attaccato al divano c'era un letto matrimoniale disfatto; alla mia destra si celava un bagno con l'essenziale e mi stupii del fatto che avesse una vasca. - E' tua?- chiesi - sì, scusa il disordine- il ragazzo si era posizionato vicino a me e aveva tirato fuori un taccuino nero con una penna - Potrei sapere il nome del mio salvatore?- lo avevo detto con un po' di ironia nella mia voce ma lui non sembrò molto colpito -Seamus- -Seamus Finnigan? Quel Seamus? il ragazzo che ha una passione per la pirotecnica?- lui stupito si scostò un poco e guardandomi mi chiese dubbioso -sì, perché?- ora che lo guardavo sotto la luce lo  riconobbi – noi ci siamo già incontrati- - ah sì? e dove?- domandò indifferente mentre scriveva sul taccuino - ti ricordi quando hai fatto esplodere il ponte durante la battaglia di Hogwarts?- - mh, sì...- -Beh alla fine una ragazza ti ha fatto una battuta- lui alzò lo sguardo e mi guardò indisponente -bella esplosione! almeno questa volta è stato utile!- disse - eri tu?- - si- si era rimesso a scrivere - che scrivi?- domandai curiosa- non ti interessa veramente -. Non parlammo per mezzora, intorno a noi era calato un silenzio imbarazzante. Non ero abituata a quel silenzio, dove vivo io si sentono sempre i lamenti strazianti dei mezzosangue che muoiono di fame.

La terza guerra magicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora