capitolo uno

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+ got a little soul

the worls is a cold, cold place to be

want a little warmth

but who’s going to save a little warmth for me

La maglietta color blu stinto recitava in stampatello la parola ‘Games’, segno che Rose avrebbe dovuto starsene seduta tutto il giorno dietro un qualche bancone, in attesa che qualcuno facesse crollare una qualsiasi piramide di lattine con una pallina per poi consegnargli il gigante elefante arcobaleno ch’aveva vinto.

Non le aveva detto granchè, il Boss. Parole stropicciate lasciate al vento, mozzate, senza l’opportunità di esser replicate o di chieder alcun chiarimento.

“Cominci subito, blocco 5” aveva detto, passando le dita nei suoi unti capelli lunghi e scuri, mentre con la mano libera teneva il sigaro stretto fra le dita grasse.

E Rose ci era andata al blocco numero 5, ma lo trovò chiuso. Si guardò intorno spaesata, alla ricerca di una qualche anima viva disposta a darle una mano.

Ma dopotutto chi vuoi che ci sia in un parco divertimenti alle sette e mezza del mattino? Si avvicinò timida alla grande serranda sigillata, afferrando fra le dita sottili il grande lucchetto scuro.

Lo mosse appena, secondo qualche idea malsana del suo subconscio si sarebbe aperto facilmente, o magari sarebbe riuscita a romperlo con la sola forza della mano, o magari chi lo sa, stava lì solamente per bellezza, o per allontanare i ragazzini curiosi.

Purtroppo il subconscio non aveva ragione. “Hey cosa diamine stai facendo?” sussultò Rose, spaventata.

Aveva il brutto vizio di saltare ogni volta che qualcuno a lei sconosciuto le rivolgeva la parola. ‘Diamine calmati’ diceva al suo cuore, intento a correre una maratona, ma egli non l’ascoltava, troppo impegnato a raggiungere un traguardo inesistente.

Si voltò di scatto, avvertendo le gote arrossarsi per l’imbarazzo ed i lunghi capelli castani caderle disordinatamente davanti il viso.

“Io – ecco, Boss mi ha detto di venire al blocco 5 ma è chiuso” le parole uscirono velocemente, tutte d’un fiato, mentre un allegro ragazzo dai lineamenti asiatici la guardava con aria divertita.

“Ho provato ad aprirlo ma, ecco, non si apre, c’è un lucchetto e, oh Dio, ho fatto tanto rumore? Io, ecco- ” si bloccò da sola, forse per prender fiato “Ok, sto parlando troppo” concluse nervosamente, smettendo di gesticolare e portando le ciocche ribelli nuovamente dietro l’orecchio sinistro.

“Decisamente” rise il ragazzo avvicinandosi. Indossava la sua stessa maglietta, ed il sorriso a trentadue denti che le mostrava la rassicurò un po’, placando quell’agitazione che mano a mano avanzava dentro di lei.

“Innanzitutto, il boss, non si chiama Boss, ma Oscar. Dice a tutti i novellini di chiamarsi Boss per vedere chi ci casca” arrivò all’altezza di Rose, posizionandosi davanti la serranda ed afferrando il lucchetto al posto suo.

“Io sono Calum, e – smanettò qualche secondo con quel pezzo di ferro arrugginito, mentre assumeva un’espressione concentrata prima di strattonare violentemente un’ultima volta, liberandosi finalmente di quel dannato lucchetto – adesso il blocco 5 è aperto”

Rose rimase in silenzio per qualche istante, sentendosi idiota per aver creduto che il nome del boss fosse effettivamente Boss, ma soprattutto per le cose insensate pronunciate poco prima.

“Tu invece sei..?” la incitò “Rose” rispose lei, lasciandosi aiutare per tirare su la grande e pesante serranda. Calum annuì, ripetendo il nome della ragazza con un sussurro, come per memorizzarne il suono, il sapore.

“Bene Rose, sei nuova di qua e, non prendertela, mi sembri piuttosto ingenua” cominciò il ragazzo dai capelli corvini, scavalcando il bancone in legno del blocco 5 e facendo cenno ad ella di seguirlo.

Il tono simpatico, allegro, gentile, sembrava esser sparito tutt’ad un tratto; inutile dire che la giovane Hawkins avvertì un fastidioso senso di confusione impossessarsi di lei.

“Regola numero uno: non si sforano gli orari. Entro oggi o domani verranno affisse le tabelle con i turni, se la tua pausa pranzo va da mezzoggiorno all’una, all’una ed un minuto devi essere di nuovo qui, nel blocco 5” severo non la guardava, continuava a fare avanti ed indietro, spostando peluche da una parte all’altra in modo da farli stare perfettamente in equilibrio negli scaffali.

“Regola numero due: non si va sulle montagne russe durante il giorno, noi possiamo salirci solo dopo l’orario di chiusura, per massimo un’ora” afferrò un grande scatolone da sotto il bancone, appoggiandolo pesantemente al di sopra di esso, mentre Rose lo seguiva concentrata con lo sguardo.

Tre alla volta tirava fuori delle lattine vuote, voltandosi per metterle a mo’ di piramide per poi tornare nuovamente allo scatolone, e così via.

“Le regole tre, quattro e cinque sono più moniti di sopravvivenza, ma mi sento in dovere di dirteli” affermò sincero mentre, concentrato, poggiava delicatamente l’ultima lattina in cima alla quarta piramide. “Non mangiare mai al chiosco numero due, non rivolgere la parola ad Oscar nell’arco di tempo che va dalle nove alle undici, e cosa più importante – mentre completava si avvicinò pericolosamente al corpo minuto della ragazza, puntando le grandi iridi scure nelle sue cerulee – quelli delle Corse se la credono, sta’ lontano da loro, non ne vale la pena” un po’ intimorita Rose annuì in segno di assenso, a dimostrare che aveva appuntato mentalmente tutte le parole ch’egli le aveva dedicato.

“Qui ti ho sistemato tutto. Elefante arcobaleno a chi butta tutte le lattine, scimmia blu a chi ne lascia solo tre, banana con i baffi come premio di consolazione a tutti gli altri. Tre palline a testa, tre dollari. Tutto chiaro?” Frettoloso scavalcò nuovamente il bancone, lasciando la novizia nel suo nuovo piccolo mondo fatto di grandi peluche e piramidi piuttosto pericolanti.

“Elefanti, scimmie, banane, sì tutto chiaro” annuì ancora Rose, come un bravo cadetto che segue gli ordini del capitano in comando. Calum sorrise ancora una volta, probabilmente divertito. “Perfetto Rose, io sono al blocco 10 – indicò il piccolo cubo di legno proprio davanti al suo, dall’altra parte dello spiazzo – ci vediamo, fra poco si apre” si congedò con l’ennesimo sorriso consolatorio.

Come faceva a sorridere così tanto Rose non lo sapeva, ma le andava bene. La mettevano di buon umore le persone capaci di sorridere così spesso.

 a/n

fra tutte le fanfiction che ho mai scritto, questa è sicuramente la mia preferita(insieme a coffee shop). a differenza delle solite volte so già cosa accadrà, come e quando, ho già il finale, so già tutto e mi sento tipo vip perchè OHOHOOHOHOHOHO DI SOLITO SONO COSì IDIOTA CHE SCRIVO A CASO e quello che viene fuori viene fuori lol (non a caso le altre storie le aggiorno una volta ogni cent'anni)

ok boh, sto zitta

spero che il capitolo vi sia piaciuto

al pppprossimo

adventureland ,, 5sos auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora