"Sto bene"

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Lei guardava fisso il marciapiede. Qualche volta alzava lo sguardo per ammirare il panorama che si vedeva da quell'altezza.

"Sei falsa" dicevano.

"Non vali niente" dicevano.

"Chi cazzo ti credi di essere?" dicevano.

"Ma ti sei fatta mettere dei prosciutti al posto delle gambe?" dicevano.

"Non hai amici" dicevano.

"Non ti ho mai voluto" dicevano.

"Potevi anche non nascere" dicevano.

"Perché esisti? A nessuno frega qualcosa di te" dicevano.

"Ma come fai ad essere così tranquilla, senza pensieri?" dicevano.

"Perché sei così cinica?" dicevano.

"Non puoi capire" dicevano.

I problemi si sono creati all'improvviso, uno dopo l'altro.

Ogni volta che se ne aggiungeva uno, si sentiva sempre più vuota e debole; come un pallone che, di colpo, dopo essersi scagliato contro diversi oggetti appuntiti, inizia a sgonfiarsi piano piano, afflosciandosi al suolo.

Non mangiava più, non si muoveva più, non faceva più nulla.

Niente la rendeva felice.

Non riceveva un abbraccio da molto tempo.

Non si ricordava più come amare.

L'unica cosa che colmava il suo cuore era la rabbia e un enorme peso, accumulato nel tempo, che non riusciva a liberare facendola diventare prigioniera di sé stessa.

Non sapeva come uscirne ma ormai si arrese al fatto che non sarebbe mai riuscita ad avere la libertà.

Ma sapete cosa significa non avere la felicità?

Sentire ogni giorno un qualcosa di ignoto, che ti mangia dentro fino a quando non sparisci?

Non riuscire a respirare?

Fingere qualsiasi emozione, persino un sorriso, la cosa più banale?

Cercare di rendere felici gli altri per non farli diventare come te anche se sei negata a dare consigli?

Avere paura di ogni cosa che dici o fai?

Pensare costantemente a come sarebbe meglio se non esistessi?

Vivere con una guerra dopo l'altra, senza mai fermarti?

Sentirsi un peso per gli altri?

No che non lo sapete, ma lei conosceva benissimo tutto questo.

Non voleva più combattere per una cosa che non avrebbe mai ottenuto.

Si lasciò andare, cadendo in avanti.

Sentiva il vento addosso che le muoveva i capelli.

La sua vita stava scivolando dalle dita.

A un certo punto le sembrava di volare.

Si avvicinava sempre di più al suolo.

Si sentì un rumore assordante.

Dolore.

Tanto dolore, ma aveva provato di peggio.

Stava rivedendo tutte le fasi della sua esistenza.

La vista si offuscò.

Poi buio.

Nulla.
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Ecco a voi un altro capitolo. È un po' sad ma io ho dico una cosa: non mollate mai. Può sembrare la solita frase banale ma fidatevi che non è così.. Qualsiasi cosa state affrontando non smettete mai di lasciare la presa perché è proprio a quel punto che sarà più difficile tornare sui propri passi. Prendete coraggio e parlate con qualcuno che ho ascolti e vi aiuti a superare i problemi.
Love you all 🖤

One shot // racconti sfuggentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora