Let Me Fly - Parte 1

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Piccola premessa per ricordarvi che questa piccola one-shot contiene spoiler della stagione 3 di Attack On Titan, quindi vi consiglio la lettura solo dopo aver visto l'anime o letto il manga.
Detto questo, senza ulteriori indugi vi auguro buona lettura!

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Busso alla porta dello studio di Hanji, entro e la trovo come sempre con il naso tra quaderni e attrezzatura scientifica, immersa nei suoi studi sui giganti.

"Levi, che buon vento ti porta qui? Avete scoperto qualcosa di nuovo?" mi accoglie con l'aria allegra e incuriosita di sempre.

"Ho bisogno di medicinali" le rispondo glacialmente.

"Medicinali per cosa? Hai mal di stomaco?" Mi chiede in tono canzonatorio sollevando le gambe per darsi lo slancio ed alzarsi dalla sedia traballante su cui era seduta.

"No. Ho bisogno di qualcosa che possa guarire subito la mia ferita" dico mentre sposto lo sguardo da lei alla credenza ricolma di provette, ampolle e vasetti.

Il volto di Hanji perde il sorriso e con un sospiro mi da la brutta notizia che sospettavo "Non esiste una cosa del genere"

"Allora un antidolorifico andrà bene" replico tempestivamente. Voglio tornare subito operativo, non sarà una ferita alla spalla a fermarmi. Se non esiste qualcosa in grado di curarmi all'istante mi basterà ignorare il dolore.

"Hai intenzione di usarlo e spingerti oltre, vero? Non va bene..." sussurra con disapprovazione scuotendo leggermente la testa in segno di dinego.

"Per favore" sibilo a denti stretti. Ho bisogno di quegli antidolorifici, devo stare bene, devo continuare a lottare, a combattere, devo uccidere i giganti, devo arrivare a quella maledetta cantina, per l'umanità e per Erwin.

"Non c'è nulla di buono nell'essere così impazienti" sospira rassegnata, ma non insiste oltre e mestamente mi consegna la valigetta che era appoggiata sulla scrivania. Mi viene quasi da sorridere, aveva già previsto tutto, probabilmente l'aveva preparata poco prima del mio arrivo.

Senza aggiungere altro afferro la valigetta e con un cenno del capo saluto la ricercatrice, esco e mi dirigo verso la mia stanza.

I corridoi sono vuoti e silenziosi, come ad ogni rientro da una spedizione. Ogni sopravvissuto non cerca altro che un posto isolato in cui rifugiarsi, in cui poter piangere gli amici e compagni caduti.

I miei passi rieccheggiano nella semioscurità, la luce flebile delle torce illumina a malapena il pavimento polveroso. Mi fermo davanti alla stanza di Erwin, vorrei entrare per vedere come sta, per lui ogni spedizione è insopportabile, sente tutte le vittime sulle sue spalle. Il compito di un comandante è arduo e pesante, lo ammiro così tanto per come riesce sempre a reagire, anche dopo la sconfitta peggiore. Ma forse ora ha solo bisogno di stare da solo, quando sarà pronto a parlare verrà da me.

Riprendo a camminare e finalmente arrivo alla mia stanza, ma noto con dispiacere che dall'interno della camera proviene della luce. Impreco ad alta voce, non curandomi di chi potesse sentirmi, e spero solamente che la cera sciolta delle candele non abbia sporcato nulla.

Apro la porta con forza pronto ad insultare chi si trova all'interno, ma mi si para davanti la figura di Erwin che tenta inutilmente di celare con una smorfia l'evidente sorriso divertito. Arrossisco per l'imbarazzo, di sicuro ha sentito gli epiteti coloriti che gli ho rivolto un attimo prima.

Cerco di farfugliare qualche scusa mentre sposto lo sguardo sulle candele consumate che si trovano sulla scrivania, e noto con piacere che sono state disposte su un piattino d'acciaio volto a raccogliere la cera sciolta, lasciando così il legno del piano immacolato.

Let Me Fly ~Eruri~ || OneshotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora