Le ombre esistono.
Io stessa ne ho prova, certezza concreta.
Le ho viste. Si facevano spazio tra i quieti volti pallidi delle anime infette, e si specchiavano in grossi bacini d'acqua.
Trasportavano un velo di assoluta tristezza, livore e rancore. Ti constrigevano a guardare oltre, a estendere l'occhio umano al limitar delle sue capacita'.
Ti sussuravano parole soavi, dolci come zucchero, suonavano per te melodie funesti con l'intento d'incantarti, e ci riuscivano. Sempre.
Facevano in modo di entrati dentro, ti leggevano l'anima, e tu le lasciavi fare, impotente com'eri, ancora troppo abbagliata dalle melodie lugubri ma affascinanti che ti suonavano.
Cercavano di possederti, si infilavano tra le pieghe delle ossa, nel cervello, ovunque potessero. E tu rimanevi fermo, impotente. Inerme su te stesso.
Perché le ombre erano brave
a giocare. Lo erano sempre state.Da piccola mi venivano a trovare spesso, le vedevo li', nella mia cameretta con la vista sul bosco mentre tutto taceva.
Mi invitavano a giocare, passavamo ore in sieme, e quando il giorno arrivava, le ombre non c'erano piu'. Scomparivano come un soffio di vento, e non riuscivo piu' a vederle.
Poi, quando si faceva di nuovo sera, e mi coricavo tra le braccia di morfeo, le vedevo riapparire.
Mi sorridevano, erano dolci con me e mi volevano bene, lo sapevo. Erano state loro a dirmelo, e io ci credevo.
Sapevo che le ombre esistevano, lo sapevo da sempre.
Ed io ero una di loro.
STAI LEGGENDO
Agonia
ChickLitAnnabeth vive con il padre in una piccola cittadina a sud di Stanford, ama leggere e passa ore a paseggiare nel bosco. Ha un fratello gemello, e adora immergersi nella lettura di libri fra le alte frodne degli alberi che avvolgono la casa sull'alber...