•Sguardi•

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Sembravo un palo della luce piantato nel bel mezzo del vialetto. Un lampione con delle converse bianche, un vestitino azzurro e uno sguardo più che scioccato rivolto verso l'entrata della Incheon University.

Non ci posso credere. Non ci voglio credere.

Quel ragazzo era fermo lì davanti alle porte e sembrava stesse aspettando qualcuno.

Forse aspetta me pensai ancora più sconvolta

Mi tirai una sberla subito dopo averlo pensato. Dovevo essermelo dato proprio forte perché un ragazzo poco lontano da me si voltò a guardarmi preoccupato.
Mi ripresi subito e sorrisi innocentemente, riprendendo a camminare.

Stai calma. Non è nessuno. Non è lui.

Erano passati quasi tre mesi da quel fatidico sogno con Jungkook e dentro di me sentivo ancora qualche ricordo affiorare come se fosse accaduto davvero. Vedere quel ragazzo così simile a lui mi faceva male al cuore. Quel sogno mi aveva scosso troppo, mi aveva veramente fatto credere di star vivendo una vita meravigliosa. Quando mi svegliai il giorno dopo e mi accorsi che niente era vero fui come sopraffatta da un'onda. Un'onda di orribile verità, che ti colpisce in faccia come uno schiaffo.
Continuai ad avanzare come se nulla fosse, guardando per terra. Non volevo incontrare lo sguardo di nessuno, specialmente di quel ragazzo. Una parte di me, la parte stupida e ingenua di me stessa sperava che fosse Jungkook, ma l'altra, razionale e sensata, mi diceva di non farci caso e di andare avanti.
Ero quasi all'entrata e mi sentii improvvisamente osservata. Cominciai a tremare, dall'emozione o non so che altro, e sentii un groppo alla gola che lentamente andava formandosi dentro di me. Mi sforzai di respirare e strinsi la tracolla della borsa.

Non è niente. Va tutto bene. È ovvio che ti senti osservata, sembri uno zucchero filato ambulante per colpa del vestito!

Quel pensiero mi calmò un po', quel tanto che bastò per riuscire a passare di fianco a quel ragazzo senza dover alzare la testa e cercare oltre il nero di quella mascherina due occhi che in un'altra vita avrebbero brillato di luce propria non appena avessero incontrato i miei.
Ce la potevo fare, ma la curiosità era tanta e la speranza pure, così mandai a monte tutto il mio autocontrollo e alzai il viso.
Non lo avessi mai fatto!

No...

Coprii con una mano l'urlo che stava per uscire dalle mie labbra e corsi via, via da tutti e tutto, lasciando stare tutti gli studenti mattinieri che si voltavano a guardarmi straniti. Trovai l'aula del corso di lettura e mi chiusi dentro per poi scivolare lungo la porta, con un fiume di lacrime che non voleva smettere di offuscarmi la visuale.
Occhi scuri, sguardo acceso, capelli scuri come la notte.
Trattenni a stento un altro urlo.

Jungkook...

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Jungkook's pov

Tre giorni prima dell'incontro con Minhee

Giornata perfetta per fare due passi. L'atterraggio a Incheon era  stato lungo e faticoso, soprattutto per l'orda di fan che ci aveva accolto all'arrivo. Io e i ragazzi abbiamo quasi fatto a cazzotti per uscirne vivi. Adoro l'amore e la gratitudine che ci danno, vorrei poterli abbracciare uno per uno, ma le regole sono regole e avremmo finito per fare favoritismi a causa del numero troppo alto di persone.
Incheon è una città meravigliosa e perfetta per chi vuole passare una vacanza tranquilla.
Jin e Yoongi erano stanchi morti e avevano deciso di tornare subito a Seoul, mentre io e Jimin ci eravamo fermati per fare un giro e comprare qualcosa di speciale per la cena di quella sera. Hobi e Tae erano andati a fare spese: l'ultimo viaggio in America aveva dato loro ispirazione per nuovi look primaverili e probabilmente prossimi ad una guerra contro il buongusto.

Speriamo non tornino a casa vestiti come dei nonnetti anni '50

Guardai la vetrina del ristorante dove Jimin era entrato per guardare il menù. Vedendo com'era indaffarato decisi di allontanarmi un po' ed esplorare.
Ci trovavamo lungo una strada del centro città, fiancheggiata da negozietti e chioschetti di cibo. Incheon non è molto grande, quindi è molto facile raggiungere la periferia, infatti davanti a me si poteva raggiungere facilmente un quartiere di villette a schiera molto graziose. Non c'era molta gente, il che significava niente paparazzi. Nonostante questo c'era sempre una guardia o due lì con noi nel caso succedesse qualcosa. 

Tipo l'apocalisse pensai lanciando uno sguardo al cielo

Si-Hyuk era davvero molto protettivo. Forse un po' troppo.
Lungo il marciapiede non c'era quasi nessuno, tranne una ragazza seduta su una panchina. Il suo stile ti saltava agli occhi come un flash fotografico: maglione rosa evidenziatore e jeans neri. Il suo viso però non era altrettanto acceso. Sembrava davvero molto triste, però non potevo avvicinarmi troppo per paura di essere riconosciuto, così la seguii con lo sguardo mentre si alzava e si avviava verso la rotatoria alla mia destra. Portava dei graziosi stivaletti neri e camminava con le mani in tasca e lo sguardo basso. Era lontana ma giurai di vedere una lacrima scivolarle lungo una guancia.

Chissà che le è successo...

Mi dispiaceva molto non poterla aiutare, sembrava davvero molto simpatica a prima vista. Era quasi sparita dietro la rotatoria del quartiere quando la vidi inginocchiarsi a terra e mettere le mani in mezzo alle siepi decorative.
Non capendo mi avvicinai un po' di più, tanto Jimin era ancora impegnato a scegliere quale tipo di Hoddeok prendere per dessert.
Sembrava stesse cercando qualcosa, così mi nascosi dietro la parete di un edificio e ascoltai.
Finalmente il fruscio delle sue mani tra le foglie svanì e sentii un piccolo sospiro di sollievo:

"Oh Chu, ma dove vai a nasconderti? È pericoloso stare in mezzo alla strada, lo sai! Andiamo, ora ti riporto dalla signora Jeong"

Sbirciai un po' di più e notai un piccolo micio tra le braccia di quella ragazza. Aveva due occhietti vispi e sembrava molto agitato. Lei lo sollevò sopra il suo viso e gli diede un bacio sulla fronte. Fece un mezzo sorriso che poi si trasformò di nuovo in una smorfia di dolore:

"Sai, anche Jungkook sarebbe dovuto essere qui..."

Mi prese un colpo e per poco non inciampai di fronte a lei. Tornai dietro l'edificio e mi passai una mano sul viso.

Cosa c'entro io? Non la conosco nemmeno...

Mi venne il pensiero che fosse una delle tante fan impazzite che si fa milioni di film mentali, ma lei sembrava proprio ferita nel profondo, come se io le avessi fatto qualcosa di male personalmente. L'ultima cosa che riuscii a sentire prima che se ne andasse fu:

"...Ma ovviamente era solo un sogno"

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|Under Your Mask|↭|Jeon Jungkook|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora