Addio..

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La stanza diventò triste, tutto ad un tratto. Quella notte, persino le lenzuola erano sole e fredde, quasi quanto il mio cuore..
Non trovai il suo 'Buongiorno', al mio risveglio.
Fu così per le successive giornate. Inutile raccontare quei giorni, erano uguali fra di loro. Spenti, senza emozioni, senza voglia di sorridere. La mia felicità, era andata via, uscendo da quella porta, quella sera, insieme a lui.

Decisi di volerlo trovare. Non sapevo come, dato che non rispondeva ai miei messaggi, ma non mi sarei perso d'animo. Andavo spesso al bar, sperando di trovarlo seduto al bancone, ma nulla..
C'era solo un posto dove non ero ancora andato. Come non averci pensato prima?!.. La collinetta!
Difatti, era proprio lì, poggiato sul tronco, inspirando la sua sigaretta, a guardare un sole quasi accecante. Mi avvicinai a lui, senza farmi vedere, restando alle sue spalle.
"Sapevo ti avrei trovato qui!" esclamai, soddisfatto di me stesso.
"Quindi, mi stavi cercando?" rispose subito dopo, chinando il suo sguardo leggermente indietro.
"Certo che ti cercavo. E non da adesso. Ti cerco dal primo giorno che ti ho visto, dal primo sorriso. Sai cosa? Che non so nemmeno perché ti sto cercando. Sei scappato via da me, come impaurito. Hai paura di me? Ti sei pentito di tutto? Se è così, dimmelo, smetto di sentirmi così stupido. Io.."
"Tu, Harry? Tu cosa?.."
"Lou.."
....
"È vero, hai ragione. Ho avuto paura. Paura di quello che ho provato. Era la prima volta che lo provavo..
Non so di preciso cosa, ma era forte."
"Forte, quanto?" chiesi, ingenuamente..
"Tanto da farmi tremare il cuore."
Tremava anche a me il cuore, anche in quel momento.. Mi sedetti al suo fianco, cercando un contatto con la sua mano, che venne pochi attimi dopo.
"Non aver paura di me. Non ho intenzione di farti del male."
A quelle mie parole, un cenno di sicurezza spuntò sulle sue labbra, simile ad un sorriso. Prese la mia mano, portandola vicino al suo volto, poggiando le sue labbra su essa, lasciandoci sù dei morbidi baci, ripetute volte.
Si avvicinò a me, avvolgendomi in un tenero abbraccio. Dopo avermi lasciato un lieve bacio sulla fronte, si avvicinò al mio orecchio, sussurrandomi:
"Non scapperò più da qui, amore mio." Restammo lì, immobili, a guardare un tramonto tremendamente bello.

Il giorno seguente, mi portò a vedere casa sua, se così poteva chiamarsi. Era un monolocale, a Brooklyn, in affitto. Piuttosto malconcio. Le pareti, erano grezze, le finestre, arrugginite, i mattoni, meglio lasciar perdere..
Come faceva a vivere lì?..
Eppure, lui non si faceva scrupoli, il suo modesto lavoro gli permetteva questo, e lui, di questo, non si lamentava, anzi, era già tanto..

L'Estate, era alle porte. Manhattan è bellissima, sotto il sole caldo.

Aspettavo Lou, sarebbe venuto a far colazione con me, subito dopo aver preso i croissant al bar.

Bussavano alla porta. Era sicuramente lui.
Aprii, impaziente di vederlo, ma..

Qualcosa bloccava il mio respiro, non so cosa. Forse, vedere Louis in quello stato, mi uccideva dentro.

Si gettò tra le mie braccia, facendo cadere per terra il pacco. Le lacrime scivolavano sul suo viso, arrivando fino alla mia spalla, pronta ad accoglierle. Non capivo cosa avesse, non parlava, solo singhiozzi, uscivano dalle sue labbra, spente come non mai. Lo appoggiai sul tavolo, col tentativo di guardarlo negli occhi, ma li nascondeva a me, consapevole che, non mi avrebbero mentito.

"Vuoi dirmi cosa diamine succede?!"
Il mio tono era fermo, quasi infastidito da quella scena.
Ma lui non parlava, continuava a fissare il pavimento.

Non potevo guardarlo in quello stato. Dato che, non voleva parlarmi, sarei andato via io. Presi le chiavi della macchia, avvicinandomi velocemente alla porta, stavo per aprirla..
"Mi hanno sfrattato."
Avrei preferito esser già uscito, non aver sentito quelle deboli parole, tristi contemporaneamente. Chiusi la porta, lasciando il mio corpo rivolto verso di essa.
"È da tre mesi che non pago l'affitto. Non so che fare! Il mio stipendio, non mi permette un affitto così alto. Io.."
Scoppiò di nuovo in lacrime.
Non avrei avuto la forza di lasciarlo da solo, in quel momento che, aveva bisogno di me.

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