Maya
Quel pomeriggio ero inquieta avevo una brutta sensazione, la mattina andai a trovare Norha restammo insieme tutta la mattinata, le avevo già esposto il mio piano per scappare da quel posto, lo sapevamo entrambe che non ce l'avrebbe fatta a causa dei suoi problemi di cuore ma io non mi sarei arresa. Stavo passeggiando nel cortile, non riuscivo a trovare una soluzione, se avessi chiamato degli specialisti avrei dato nell'occhio, se avessimo lasciato il convento ci avrebbero di sicuro scoperto, dovevo essere paziente, mi ero accorta che nell'ala dove dormiva la mia migliore amica c'erano sempre di sorveglianza quattro inservienti sospetti, avevo già l'intenzione di ucciderli tutti, poi avremmo perso un'ambulanza che avevo parcheggiato a pochi kilometri dal convention in fine avremmo preso il mio jet privato per il sud della Francia. Mentre camminavo nel cortile interno sentì una voce che mi chiamava mi girai ed trovai la signora Smirnova era in compagnia di un uomo che la veniva a trovare almeno una volta alla settimana, sono in questo convento orami da tre settimane e lo vedevo solo di sfuggita, c'è qualcosa in lui di pericoloso che non riuscivo a spiegarmi, lo ignorai di proposito, e parlai solo con la signora Lidia. Dovevo andarmene era suonato il cerca persone che avevo dato a Norha in caso di emergenza, così la salutai e mi voltai per andarmene quando la signora Lidia mi richiamò presentandomi così l'uomo misterioso. Mi disse che era suo figlio, lo vedevo come mi guadava e non mi piaceva neanche po' , << Piacere di conoscerla signor Smirnov>> li porsi la mano e che fa quell'avvoltoio? Mi bacia la mano, ma io dico siamo seri. Ritrassi la mano, dovevo andarmene, ma che cavolo è successo mi sentì andare a fuoco e non era normale. Non avevo tempo per queste cose dovevo raggiungere la mia migliore amica al più presto. Entrai nella sua stanza ed ara già travaglio, chiamai il medico, sapevo che era corrotto quindi appena dopo il parto lo avrei ucciso. Furono le due ore più lunghe della mia vita, doveva spingere fuori il bambino immediatamente se no non se il piccolo Andrè ce l'avrebbe fatta << forza Norha ancora una spinta, fallo per lui. Stai andando benissimo, si così>> appena venuto al modo il piccolo Aleksadro Andrè Deveroux si fece sentire, eccome se si fece sentire. Non pensavo che mi sarei emozionata per la nascita di un bambino, a me neanche piacevano i bambini, ma lui era un fagottino cosi adorabile. Stavo pulendo il piccolino,quando vidi il medico tirare fuori il telefono per contattare le guardie, lascia il bimbo a Norha incredula e con le lacrima egli occhi. Con le poche energie che aveva allattò Andrè, nel mentre io uccisi quell'infame del medico, merda gli aveva appena chiamati. Mi nascosi dietro un mobile mentre aspettavo gli scagnozzi. Fu facilissimo ucciderli, sparai un colpo in testa a tutte due, non se ne accorsero nemmeno. Li trascinai in un angolo della stanza vicino al medico, dovevo fare veloce, mi girai verso Norha<< forza bellezza dobbiamo andarcene>> non può, essere la scossi << Norha per favore>> era stremata e con le ultime mi fece promettere di crescerlo e amare suo figlio come mio. Non potevo aiutarla cera troppo sangue, presi tra le braccia morenti di Norha suo figlio. Andrè dormiva beatamente, lo poggiai nella culla, dovevamo uscire di li prima dell'arrivo di altre due guardie. Senti dei rumori provenire dal corridoio, mi cambia velocemente, misi una tuta aderente che mi rese molto più agile. La prima guardia riuscì a ucciderla con un taglio netto sulla sua trachea, mentre il secondo era il doppio dei me , merda il pugnale era troppo lontano e la pistola era dall'altra parte della stanza. Lo stronzo mi diede una un pugno nella pancia, caddi a terra, due grosse mani raggiunsero il mio collo, cavolo non potevo morire così. Trovai una siringa da qualche parte sopra la mia testa e gliela infiaccai nell'occhio destro poi gli tira un pugno in faccia e facendo leva con le gambe lo ribaltai, così da raggiungere la pistola e spararli al cuore e poi alla testa, in tutto questo col piccolo Andrè assopito nella culla << Via libera piccolo mio>>. Quello non era decisamente il momento di lasciarsi andare alle lacrime, dovevo uscire dal convento. Appena fuori mi sentivo già meglio, ci aspettava un volo di linea che ci lasciva a Parigi mentre con il mio jet privato saremmo volate fino a Marsilla e poi Lione.eravamo gi arrivati in aeroporto e sapevo sapevo già che tra meno di un'ora avrebbero iniziato a cercarmi.