La prima verità

50 2 0
                                    

Nonostante fossi restio a ciò, avevo due amici sin dall'infanzia, da ben prima che succedesse il disastro.
Una era una ragazza di nome Juliet e l'altro un ragazzo di nome Louis.
Passavamo insieme praticamente ogni giorno prima che mi succedesse tutto questo, da quel momento in poi presi le distanze, ma loro sono sempre stati dei veri amici, non mi abbandonarono mai.
Col tempo mi arresi all'idea di doverli tenere nella mia vita, e la cosa mi faceva piacere.
Trovavo conforto in loro quando non sapevo più che fare, alle volte andavo da loro solo per piangere, senza che loro mi chiedessero il perché, adoravo tutto questo.
Un giorno però, le cose si complicarono.
Ero a casa di Louis, eravamo soli, stavamo giocando assieme con i telefoni come due normali amici, fino a che qualcosa non succede.
Al telegiornale annunciano una strage vicino a dove abitavano dei miei cari parenti, e loro, erano tra le vittime dei terroristi.
Metà della mia famiglia, era morta.
Louis subito mi abbracciò, cercando di tirarmi su di morale, ma io non ero triste, non lo ero.
Quello che provavo, era furia, una furia incommensurabile, sensazioni di puro ed incondizionato odio mi pervasero, non ci vedevo più dalla rabbia e tutto ciò che volevo, era che quei bastardi morissero per mano mia.
Persi ogni forma di controllo, e a mia insaputa, questo scatenò un processo di metamorfosi.
Le mie unghie iniziarono a crescere e a farsi rosse, i miei occhi diventarono gialli e le mie pupille sparirono, i miei capelli si allungarono appuntiti e da neri divennero rossi, i miei denti divennero fauci e mi ritrovai in una forma intermedia fra me e Diabolrack.
La trasformazione stava per proseguire, ma l'espressione terrorizzata di Louis, che in quel momento si trovava paralizzato dalla paura al suolo, mi fece rinsavire.
Combattei Diabolrack, per la prima volta mi opposi a lui con successo, sapevo che se la trasformazione fosse terminata, lui avrebbe ucciso il mio migliore amico senza pensarci due volte.
Una volta soppressa la trasformazione, tornai alla normalità.
Ero stanco, non mi sentivo più il corpo, collassai al suolo.
Louis mi si avvicinò preoccupato chiedendomi cosa fosse successo, era inutile trovare una scusa, gli dissi tutta la verità, per poi svenire.
«Sveglia ragazzo»
Ero nel solito sogno, la voce che mi aveva svegliato era quella di Diabolrack, che manteneva il suo tono ironico, ma era chiaramente infastidito.
«Sembra che qualcuno abbia vuotato il sacco qui» mi disse
«Beh cosa ti aspettavi che io facessi?! Mi ha visto trasformarmi in un mostro davanti a lui, come pensavi che potessi giustificare tutto questo? La colpa è tua!» gli risposi adirato
«Pensandoci per bene... hai ragione, la colpa è tutta mia» rispose ridendo «Ma sai cosa invece non è mio? Il problema, adesso quel ragazzo muore»
Mi si geló il sangue, Diabolrack aveva intenzione di uccidere il mio migliore amico, e sapevo che lo avrebbe fatto, agii d'istinto.
«FERMO» urlai con tutta la voce che avevo in petto.
Lui si voltò ed io mi piazzai davanti a lui: «Se vuoi lui, dovrai prima vedertela con me»
Lui mi rise in faccia
«E sentiamo, cosa saresti mai in grado di fare per fermarmi?»
Sapevo bene cosa fare, conoscevo la mia mente alla perfezione.
Un'aura blu scura circondò il mio corpo, e neanche il tempo che Diabolrack potesse processare la situazione, che gli tirai un gancio sotto il mento, spedendolo in aria per poi lasciarlo schiantarsi al suolo.
«COME? COME HAI ACQUISITO UNA TALE FORZA?»
«Hai dimenticato dove siamo?» gli risposi: «Questo è il mio subconscio, il luogo dove i miei sogni hanno luogo, e come in un qualsiasi sogno lucido» alzai la mano ed evocai una spada corta nera, come quelle che avevo imparato ad usare grazie a mio padre, ma stavolta, questa non era di legno: «Qui decido io cosa succede»
Diabolrack si alzò, e alla sua espressione furiosa lasciò spazio un malefico ghigno, soddisfatto e curioso.
«Bene bene» disse guizzando gli artigli: «Vediamo che sai fare»
La battaglia cominciò, Diabolrack subito mi si scagliò addosso, così velocemente che non fui in grado di schivare, me lo ritrovai addosso.
Provò a sferrarmi un'artigliata alla gola, ma io gli trapassai l'occhio sinistro con la spada.
Sapevo si sarebbe rigenerato in un lampo, così elaborai una veloce strategia: mi portai sul suo lato momentaneamente cieco, scivolai dietro la sua schiena, e gli tagliai una mano.
Le cellule di cui era composto avrebbero richiesto un paio di minuti almeno prima di rigenerare un intero arto, perciò approfittai e continuai a scagliare colpi a raffica più che potevo.
Ad un certo punto mi afferrò la spada, tentai di liberarla con un calcio, ma lui me la spezzò prima che io potessi farlo.
Dopodiché mi fu di nuovo addosso, mi squarciò la spalla destra rendendomi incapace di utilizzare la spada.
Sebbene fossi in un sogno lucido e potessi rievocare la mia arma, non potevo in alcun modo curare la mia ferita.
Subii una serie quasi infinita di colpi, le mie gambe vennero frantumate e l'altro braccio mi venne strappato
Allora lui mi prese e mi lanciò in aria, intenzionato ad sbranarmi non appena fossi caduto.
Dovevo fare qualcosa, dovevo impedire che avesse la meglio, non potevo arrendermi, la mia sconfitta significava la morte del mio migliore amico, dovevo inventarmi qualcosa.
Evocai la mia spada, presi l'impugnatura fra i denti e strinsi più forte che mai, lui tentò di lanciarsi su di me con le sue fauci aperte, ma con tutta la forza che mi era rimasta, feci leva col mio corpo per finire sul suo petto, e tranciarlo in due.
Eravamo entrambi a terra, sfiniti, avevo perso, ma l'importante era che lui non avesse vinto.
Mi svegliai di soprassalto tra le braccia di Juliet, che era stata chiamata da Louis per domani una mano.
Lui le aveva raccontato tutto per telefono e lei si era precipitata qui di corsa, si stavano prendendo cura di me mentre ero svenuto.
Appena si accorse che ero sveglio iniziò a chiamare Louis e a chiedermi:
«Come stai? Come ti senti? Ma vedi un po' tu, quando avevi intenzione di dirci tutto questo? LOUIIIIS»
«Calma calma, sono qui» Juliet è sempre stata la classica ragazza dai sani principi, un po' perfettina, frettolosa e soggetta a scleri ogniqualvolta le cose non andavano come previste, ed in più, era una grandissima appassionata di scienze, suo padre infatti era uno dei più grandi geni dell'epoca e lei aveva un quoziente intellettivo pari a 191, dall'altro lato Louis è sempre stato più tranquillo, pigro ed ottimista, un grande sportivo di bassa statura, popolarissimo tra le ragazze e stimato da chiunque per il suo carisma, ma entrambi sono sempre state persone generose e responsabili oltre ogni modo, e nonostante la loro fama, non mi riusciva difficile restare una persona anonima: «Allora Leone, credo che tu ci debba delle spiegazioni» loro due mi hanno sempre chiamato Leone a causa della mia altezza e della mia forza, mi piaceva come soprannome.
«D'accordo, mi sa che è arrivato il momento di fare quattro chiacchiere»
Gli raccontai tutto nei minimi dettagli, dal primo incontro fino a ciò che era successo nel sogno, tanto ormai il danno era stato fatto.
«Incredibile... Assurdo» disse Juliet: «Questa cosa deve rimanere segreta, ma dobbiamo pur capirci qualcosa, hai acquisito qualche abilità particolare da quando lui è entrato nel tuo corpo?»
Le spiegai dell'Ipersenso e di come le mie capacità fisiche fossero ben più alte rispetto ad un 16enne qualsiasi.
A quel punto le venne un'idea, aveva intuito qualcosa e fece un cenno a Louis chiedendomi di aspettare.
Ad un certo punto lei mi lanciò un vaso e Louis da dietro provò a colpirmi in testa con una scopa, bloccai entrambe le cose con il semplice ausilio delle mani, non sapevo di possedere simili riflessi, ero sconvolto.
«Non te lo aspettavi vero?» mi chiese lei
«Non avevo idea di poter fare questo, sapevo di avere buoni riflessi grazie alle arti marziali, ma questo mi sembra troppo...»
«Come sospettavo, acquisisci nuove capacità ogni volta che sei in una situazione di pericolo o ne hai particolare bisogno, concentrandoti su questo devi cercare di attingere a poteri più profondi, di maggiore portata, devi essere abbastanza forte per poter sconfiggere quel mostro definitivamente, così che non possa più rappresentare una minaccia per te»
Ma il suo discorso fu interrotto da una sonora risata. Era Diabolrack, che grazie alle sue capacità psichiche stava comunicando oltre che con me anche con Louis e Juliet.
«Dolce, bella Juliet, pensi davvero che bastino due trucchetti così per sopraffare un essere come me? Esisto da ben 11 milioni di anni, ed ogni giorno rafforzo e conosco meglio i miei poteri, ma Hey, se pensate che magari in qualche giorno riusciate a fare di meglio beh, provateci, sono molto curioso di ammirare i risultati»
E con un'altra risata, smise di parlare.
Io e Juliet ci guardammo avviliti, quel mostro aveva ragione, non c'era modo di superare in combattimento un essere del genere.
«Già vi tirate indietro?» proruppe Louis: «È vero, sicuramente lui è un essere che va oltre ogni immaginazione, ma se non sbaglio, tu sei riuscito a pareggiare con lui nel tuo stato attuale, vero Leone?»
«Beh… si» risposi confuso
«Allora sappiamo che vale la pena provarci no? Juliet, dobbiamo organizzarci!»
Era il solito Louis, sempre in grado di vedere qualche speranza dove sembrava non essercene nessuna, ed aveva ragione, era ora di mettersi a lavoro.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 01, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

DiabolrackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora