Scosso, taciuto.

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Ero davvero sconvolto, non avrei mai immaginato una cosa del genere, ma qualcosa ancora non mi tornava, era ovvio che i poteri di Diabolrack fossero totalmente disumani, come poteva una cosa del genere essere stata creata dall'uomo? Era assurdo credere che i suoi poteri fossero artificiali, quindi, più determinato che mai ad andare in fondo alla faccenda, tornai a casa, non svegliando i miei, mi misi il pigiama e tornai a dormire, nella speranza di incontrare  Diabolrack ancora una volta.

Iniziò il sogno

Ero in un posto simile a quello del primo sogno ma questo a differenza del precedente, non metteva paura, mi rilassava parecchio. Aspettai un po' ma il demone non si fece vedere.
«MOSTRATI A ME BESTIA!!» urlai con tutta la voce che avevo in corpo, ma niente, di lui nessuna traccia.
«SO DEL DOTTOR ATAN E VOGLIO, ANZI PRETENDO DELLE RISPOSTE!» Non finii nemmeno la frase che quella bestia mi saltò addosso, era molto sciupa e rovinata, peli spettinati e in parte strappati, dov'era finita la sua eleganza che avevo ammirato sin da subito? E la sua ironia che tanto odiavo? Sembrava che fosse stato malmenato nel più orribile dei modi, il suo sangue scorreva da una profonda ferita sulla fronte dove prima c'era la cicatrice.
«Dosa le parole, bimbo. Che coraggio che hai, chiamarmi bestia e provocarmi in quel modo, nessuno aveva mai osato rivolgersi così a me sai? Ammirevole, ma mi fa infuriare... Hai paura adesso?»

«Non ho paura di te, mostro. Ho letto il diario del dottor Atan, e qualcosa mi puzza, è chiaro che oltre che il corpo lui non ti abbia dato nulla, la tua anima, i tuoi poteri provengono da altrove, l'ho capito. Ed ora esigo sapere da dove»

«Allora è vero... non hai paura di me...
Sai prima ho notato che era tutta una farsa la tua apparente indifferenza nei miei confronti, come sai, leggo nella mente e nel cuore delle persone, ma adesso mi rendo conto che non ti spavento più per davvero. Strano, ma interessante...» si fermò per un po' iniziando a camminare avanti ed indietro come se stesse riflettendo.
«Bene!» disse tornando al suo solito tono sarcastico «Adesso ti spiegherò tutto, so già la domanda che vuoi farmi e ti rispondo di no, i miei poteri non sono terrestri, provengono dal mio vero padre. Il cosiddetto Ardente di cui hai letto.»
«Chi è quest'uomo? Qual'è il suo nome?» chiesi io
«Ma senti qua, definire mio padre "uomo"» disse con tono beffardo per poi iniziare a ridere «per quanto riguarda il suo nome beh, nel corso dei millenni gliene sono stati dati molti... Mefistofele, Lucifero, Satana, Diavolo, ma nessuno di questi è corretto.»
«Il suo vero nome... qual'è?» gli chiesi.
Assurdo pensare che stavo per venire a conoscenza dell'unico e vero nome di una creatura suprema come Satana... il cuore mi batteva all'impazzata.
«Il suo vero nome... è Cappellino»
Lo guardai con uno sguardo dubbioso, ma visto che stavo letteralmente parlando con un demone che si era insinuato all'interno del mio corpo, potevo accettare qualsiasi stranezza.
Alla mia apprensione, lui scoppiò a ridere, mi stava prendendo di nuovo in giro.
«Dovresti vedere la tua faccia» ripeteva continuando a ridere di gusto, ridere di me.
«Mio padre non ha nome, gli esseri eterni non hanno bisogno di cose così superflue come i nomi. D'altronde...» disse tramutando la sua espressione in un terrificante sorriso, che mostrava le sue enormi fauci da predatore «L'oblio non ha bisogno di menzione»

Quella frase fu abbastanza per farmi rabbrividire nuovamente, ma anche affascinarmi come non mai.
C'era una sorta di poesia nelle sue parole, una che non avevo mai sentito prima.
Avevo molte domande in testa, ma quella più prorompente era, "E adesso che succederà?"

Diabolrack non mi rispose, e svanì nel nulla.

Dormii sonni tranquilli stranamente, forse perché decisi di prendermi una piccola pausa prima di iniziare a prendere sul serio la faccenda.

Gli anni passarono, iniziai a vedere Diabolrack anche tramite visioni da sveglio. Iniziai ad allenarmi con costanza, dovevo diventare più forte, imparai a combattere, diventai più scaltro.
Nuovi poteri si insinuavano al mio interno, la mia percezione a contatto col suolo (che decisi di chiamare Ipersenso) si sviluppò ulteriormente, aumentando il raggio di percezione a circa 4 km di raggio.
La mia forza aumentò, così come fecero la mia velocità ed i miei riflessi, nei limiti umani, ma non in quelli di un ragazzino di 16 anni.
Diventai velocemente più forte di ogni maestro di arti marziali che mi allenó.
Sconfissi il mio maestro di Kick Boxing, quello di Krav Maga, di Wing Chun, di Muay Thai e di MMA, per poi lasciare le arti marziali, iniziando ad allenarmi per conto mio.
Mio padre diventò il mio consulente più fidato per il combattimento, visto che lui stesso era decisamente più forte di tutti i miei precedenti maestri nell'arte del combattimento. Non importava quanto fisicamente fossi già più forte di lui, tecnicamente era infinitamente superiore a me, e mi surclassava sempre con astuzia ed ingegno.
Costruimmo una palestra sotto casa nostra, con ogni tipo di attrezzatura da combattimento.
Nel mio piccolo avevo la speranza di diventare più forte anche di Diabolrack, pur sapendo di essere così forte soltanto grazie a lui.
C'erano delle volte in cui sembrava che volesse prendere il controllo del mio corpo, e ci riusciva.
Per brevi periodi di tempo non riuscivo a controllare le mie azioni, ma fortunatamente sono sempre riuscito a riprendere coscienza prima di fare mai del male a qualcuno.
Tuttavia, ogni volta era sempre più difficile debellarlo, iniziai ad avere paura che andando avanti avrei perso il controllo del mio corpo per sempre.
Non avevo molti amici, preferivo avere poche interazioni sociali, per paura di fare scoprire la verità su di me, ma cercavo di essere gentile e disponibile con tutti, non mostravo mai le mie abilità combattive al di fuori della palestra, anche se la voce di Diabolrack, che ormai era nella mia mente e comunicava continuamente con me, mi suggeriva di fare il contrario.
Da questo momento in poi, la situazione è diventata insostenibile, tutto ha iniziato ad andare a rotoli.

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