capitolo due

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<<Invito prego>> disse Joseph.
<<Ecco.>> gli risposi.
<<Stai bene? Sembra che tu stia andando a un funerale Lella.>> mi disse ridendo. Sapeva che odiavo essere chiamata così.
<<L'unica festa in cui potrai vedermi felice sarà il Tuo funerale Jojino>> voleva giocare sporco? L'avrei steso come ho fatto migliaia di volte.
<<Non azzardarti a chiamarmi così, hai capito?>>.
<<Tu non chiamarmi Lella. E fammi passare.>>.
Mi fissò per un attimo ma poi si spostò. In realtà avrei fatto qualsiasi cosa in confronto a quello che mi aspettava. "Fallo per Raissa" mi ripetei di nuovo.
Dopo aver salutato tutti gli invitati mi sedetti a un tavolino isolato. Subito dopo essermi fermata mi si piazzò davanti un Mijeph alto, abbronzato, muscoloso con i capelli neri e gli occhi color nocciola. Il ragazzo perfetto per gli standard delle mie coetanee. Peccato che a me  dei muscoli interessasse poco, se mai mi fossi dovuta sposare avrei sposato qualcuno che avesse neuroni e non testosterone nel cervello.
<< Vuoi venire a ballare tesoro?>> riuscii a sentire la puzza di alcool che emanava anche a quella distanza.
<<Scusa ma sto aspettando il mio ragazzo>> mentii.
<<Ma intanto non c'è, allora perché non vieni con me? Non esiste Aetseta che non voglia ballare con il sottoscritto. E poi se vuoi dopo possiamo andare a farci un giro>>.
Non serviva una laurea per capire cosa aveva in mente, tuttavia sentii una voce, la voce del ragazzo, che diceva "Il ripostiglio del porto è perfetto, sembra anche brava... Poi posso chiedere a Joseph di aggiunger..."
Non fece in tempo a finire di formulare la frase. Gli tirai uno schiaffo sulla faccia e una ginocchiata in pancia. <<Ma che hai bellezza?!>>.
<<Preferirei morire che finire con te e Jospeh in un ripostiglio a fare solo il Grande Albero sa cosa!>>.
Detto questo spalancai le ali e volai via verso Taunnou con gli occhi di tutti i presenti, sconvolti, addosso. Anche dall'alto potevo vedere e sentire Joseph ridere della mia scenata.

Taunnou é il miglior luogo di Nooldwears dove poter non pensare a niente. Le foglie aranciate degli alberi immortali danzavano al suono delle Sfilidi. Mi diressi immediatamente verso la casa di Raissa, si trovava al confine tra Aetset e Taunnou, per questo ci eravamo incontrate. La prima volta che la incontrai fu quattro anni fa.

Sarei dovuta andare a visitare la famiglia Searoar; nonstante l'idea di dar fastidio ancora a Jospeh mi allietasse molto, non volevo trascorrere un'altra giornata in spiaggia sotto il sole ad ascoltare i discorsi tra mia mamma e la signora Searoar. Preparai un biglietto con scritto

X Mamma e papà
Mi dispiace tanto ma oggi non potrò venire con voi dai Searoar, mi sono ricordata di aver già accettato l'invito di Clave per una giornata tra ragazze alle oasi. Scusatevi da parte mia con la signora e il signor Searoar. A questa sera
Leila

Mamma sarebbe stata felicissima, mio padre non ci avrebbe mai creduto ma per pietà mi avrebbe concesso una giornata tranquilla. Andai al confine con Taunnou, dove potevo sperare di non cuocere al sole grazie a un po' d'aria fresca che la fazione adiacente propagava. Sentii un rumore e mi girai di scatto. C'era una Taunnoua, era più grande di me, più o meno tre anni di differenza, aveva le ali rosse, capelli ricci dello stesso colore e due grandi occhi verdi. Era molto esile e non molto alta. <<Chi sei tu?>> mi chiese.
<<Leila>> risposi.
<<Tu vieni da Aetset vero?>>.
<<Sì>>.
<<Non dovresti essere in spiaggia o in una delle vostre oasi a divertirti?>>.
<<Magari non mi diverto>>.
Mi fissò curiosa quasi fossi un nuovo animale esotico, poi si sedette con me.
Passammo tutta la giornata a parlare, a conoscerci. I pregiudizi che conoscevo sulle altre fazioni si dimostrarono completamente insensati: lei non era la noiosa e scorbutica abitante di Taunnou di cui avevo sentito parlare. Anzi era tutt'altro, non avevo mai trovato qualcuno che sapesse ascoltare, non solo raccontare. Quando si fece tardi la salutai e tornai a casa. Il giorno dopo tornai nello stesso luogo del giorno prima, sperando di ritrovarla e perché speravo e credevo di aver trovato un'amica. E lei era lì ad aspettarmi.

Non so ancora spiegarmi come ma Raissa riesca a capire quando sto arrivando e il perché le devo parlare. Come al solito la trovai appoggiata alla possente quercia ad aspettarmi.
<<Una volta dovrai dirmi come fai a sapere quando arrivo>> le dissi.
<<Buongiorno anche a te Lella>> mi rispose Raissa <<Questa volta ti sei davvero superata, lo ammetto. Picchiare Erik>> disse ridendo <<un colpo da maestro>>.

ѕєαѕσи тαℓєѕDove le storie prendono vita. Scoprilo ora