Chapitre 38

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📍15 ottobre 2019

Il mio cellulare emette un bip che riconosco al volo. Il problema è che siamo a cena, tutti insieme. Tutti allo stesso tavolo. Faccio finta di far cadere la stampella, per colpire la gamba di Felix, seduto di fianco a me.

<<Oh, aspetta, ti aiuto!>> lui si abbassa, così posso parlargli.

<<Fa finta di andare in bagno e va in camera mia. Prendi il mio computer e collegaci la schedina SD nascosta nella scarpa.>> comando, tirandomi su <<Grazie!>> esclamo, ad alta voce, fingendo di averlo fatto per l'aiuto fornito.

Il mio telefono sta già registrando, ma ho bisogno di prove sull'hard-disk.

Che cos'è che sto registrando? Beh, è semplice. Le cimici si sono attivate ed il meccanismo di immagazzinamento dati è scattato. Ciò significa anche, in parole povere, che qualcuno nella casa sta parlando. E se qualcuno sta parlando, beh...

Fritz potrebbe essere lì assieme ai suoi complici.

Muoio di rabbia al pensiero di dover rimanere costretta al riposo ancora per altri 5/6 giorni.

Felix è di ritorno e mi fa un cenno positivo con la mano da sotto il tavolo. Sospiro, pulendomi la bocca con il tovagliolo.

Ho finito di mangiare, non ho più spazio per il cibo.

<<Tesoro, prendine ancora!>> mi invita Pascale, porgendomi il suo arrosto.

La ringrazio, scuotendo la testa <<Grazie, Pascale, ma sono piena.>>

Aspetto qualche minuto per alzarmi.

<<Tutto bene?>> mi domanda Pierre <<Hai un'espressione strana.>>

<<Mi fa male la caviglia.>> mento, con qualche smorfia in più <<Ma adesso vado a stendermi, se non vi dispiace.>>

<<Oh tranquilla, va a riposarti!>>

Sorrido loro, dirigendomi alle scale.

Ormai ho imparato a saltellare con la stampella e un piede solo, non mi è più difficile salire. Scendere ancora sì, però sto migliorando.

Entrata in camera, prendo le mie cuffiette, sedendomi sul letto e aprendo il computer. Comincio a sentire i discorsi. Sono tutti in tedesco e le parole sono talmente veloci che faccio davvero fatica ad interpretarle. Questa non è la lingua in cui sono specializzata, quindi penso che una volta finite tutte le conversazioni le spedirò al reparto traduzioni.

Me le farò rimandare già tradotte e comprensibili. Sarà più comodo per la missione, almeno.

Osservo la lucina del mio portatile lampeggiare, ancora parlano.

Non posso fare niente stasera, anche se speravo di sì. Sospiro, alzandomi e dirigendomi alla scrivania.

Apro il primo cassetto con la piccola chiave nascosta sotto i miei finti libri. Estraggo i badge di mamma e papà, guardandoli con malinconia. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho sentito le loro voci... vorrei tanto che fossero qui con me. Mi mancano. Terribilmente.

Se mi concentro, riesco ancora a ricordare qualche momento insieme.

La prima volta che ho usato una pistola avevo 12 anni, era per un'esercitazione per entrare nel campo in cui ho spedito Felix pochi mesi fa.

Rammento bene che il fatto che non riuscissi a mantenere il braccio fermo quando miravo mi faceva innervosire in modo assurdo!

E c'era papà che mi gridava, da lontano, frasi incoraggianti: <<Forza Althea! Che senso ha avere l'altra mano se poi non la usi? Tieniti il braccio!>> affermava.

She is a liar - Pierre GaslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora