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2016 – Kagoshima

È da due giorni che Rui e Kei non si rivolgono la parola, nonostante gli innumerevoli sforzi del secondo. Come ultimo, disperato tentativo di riappacificazione, Kei decide di andare a trovare a casa il suo amico d'infanzia, portando come dono il dolce preferito di lui.

«Che cosa ci fai qui?» esclama Rui non appena apre la porta.

«Non mi fai nemmeno entrare?» fa un sorriso smagliante. «Ti ho portato la torta al cioccolato...»

Lanciando un'occhiata alla scatola rosa chiaro della pasticceria all'angolo, Rui emette un profondo sospiro. «Va bene, entra.»

Mostrando un sorriso trionfante, Kei fa il suo ingresso nell'appartamento familiare e posa il dolce ben incartato sul tavolo della cucina. «Metto su il tè? O preferisci il caffè?»

«Caffè.» ribatte l'altro, mettendosi a sedere sul divano e iniziando a sfogliare il giornale. Quando Kei gli piazza la tazza fumante sotto il naso, il profumo delizioso gli fa venire l'acquolina in bocca. «Grazie.» borbotta mettendo via il quotidiano.

L'amico si mette a sedere accanto a lui ed entrambi restano in silenzio per un po', bevendo il caffè. Kei si mette a fissare Rui con la coda dell'occhio. Indossa un paio di pantaloni di cotone e una t-shirt bianca ed è a piedi nudi. Sul naso ha un paio di occhiali da lettura dalla montatura trasparente che continua a tormentare in silenzio.

«Se non ci si è abituati è piuttosto scioccante vedere la differenza tra il te affascinante in studio e il te trasandato a casa.»

Rui ricambia l'occhiata, esaminando l'abbigliamento del suo ospite. Kei indossa dei bermuda di cotone beige a quadri e una camicia bianca con le maniche lunghe arrotolate a scoprire le braccia, i primi bottoni sono sbottonati, e lasciano intravedere la pelle del petto. Rui sbuffa. «Scusa se non siamo tutti alla moda come te.»

Kei scoppia a ridere. «Non sono alla moda, sono normale.»

L'altro sbuffa di nuovo ed entrambi ripiombano in un imbarazzato silenzio.

«Dovresti seriamente pensarci a fare quel viaggio.» dice Kei dopo un po'.

L'altro posa bruscamente la tazza sul basso tavolino di fronte a loro, incrociando le braccia sul petto. «Non ricominciare.»

«Dammi solo un buon motivo per dire di no.»

L'amico lo fissa seriamente. «Piuttosto dimmene tu uno per dire di sì.»

«Rui, sono tredici anni che scappiamo da questa cosa.»

Lui si toglie gli occhiali con uno strattone. «Io non sto scappando.»

«Ma fammi il piacere...»

«Ti ho detto che non sto scappando!» il suo tono è alterato. «È solo che non voglio tornare lì. Tutti i ricordi mi cadrebbero addosso come una valanga.»

Kei gli posa una mano sulla spalla. «Ma saremmo in due, no?»

L'amico accavalla le gambe, aumentando così ancora di più la sensazione di chiusura. «Non si tratta di quanti siamo ad affrontarla, Kei. Ci sono cose che non voglio proprio ricordare.»

«Sei un codardo.»

«E va bene, sì, sono un codardo!» sbotta lui. «Il solo pensiero di tornare in quel posto mi fa accapponare la pelle. C'è qualche problema?!»

Kei si sdraia sul divano, allungando le gambe e appoggiando i piedi sui morbidi cuscini. «Ehi, mettili giù!» si lamenta quello.

Ignorandolo completamente, il ragazzo si passa una mano tra i capelli. «Non è che stando qui cambi qualcosa.» osserva.

Rui digrigna i denti, senza rispondere.

«Io ci penso in continuazione.» prosegue Kei. «E tu? Hai ancora gli incubi?»

«A volte.» borbotta l'altro.

Kei mugugna, pensieroso. «Puoi dire quello che vuoi, ma la questione non è ancora chiusa, né per te né per me.»

Rui si sporge oltre i piedi dell'amico, per posare gli occhiali sottili vicino alla tazza vuota, quindi poggia la schiena contro il divano e getta indietro la testa. «Credi che la spiaggia sia ancora bianca?»

L'amico gli lancia un'occhiata curiosa. «Probabilmente.»

«Se portassi la reflex potrei scattare qualche bella foto.»

«È una città turistica, ci sono molte cose da fotografare.»

«Ci sono tutti quei sentieri che si inerpicano tra le colline.» chiude gli occhi, come se stesse richiamando alla mente un ricordo. «Se mi mettessi in ginocchio e trovassi l'angolazione giusta riuscirei a immortalare il tramonto che si scioglie nell'oceano.»

Kei cambia posizione, mettendosi a sedere a gambe incrociate. «Sbaglio o hai deciso di partire?»

Rui apre gli occhi e lo fissa in cagnesco. «Stavo soltanto valutando se ne potesse valere la pena, per fare delle belle foto. Non farti l'idea sbagliata.»

«E quale potrebbe mai essere l'idea sbagliata?» chiede quello mostrando un sorriso viscido.

«Che mi importa davvero qualcosa di tornare in quel posto.»

Kei ridacchia. «Sarà, ma comunque è un sollievo, perché come ti ho detto avevo già confermato la tua adesione a Saito.»

«Quanto mi costa questa rimpatriata del cazzo?» chiede stringendo l'attaccatura del naso tra il pollice e l'indice.

L'altro ghigna, si fruga in tasca e ne estrae un fogliettino di carta che porge all'amico. Rui lo apre incuriosito e legge quello che c'è scritto. Quando si rende conto che quel numero è l'ammontare previsto per il viaggio, strabuzza gli occhi. «Non puoi essere serio.»

Kei annuisce. «Sconto comitiva.»

Viaggio attraverso un ricordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora