Capitolo 10

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~Denise~

«Signirina, gradisce altro?»
«No, ti ringrazio. Puoi andare» rispondo liquidando con un gesto della mano la mia domestica.

Ha appena finito di spalancare le tende della mia grande stanza.
Mi rigiro tra le morbide coperte di seta nel mio baldacchino con la consapevolezza che non potrò riaddormentarmi.
È un pezzo d'arredamento unico nel suo genere, elaborato e creato su mia personale richiesta.

Osservo la mia camera da letto avvolta nelle prime luci del mattino.
È luminosa, con le pareti dipinte di un delicato color crema, adornate da alcuni semplici quadri e piante esotiche.
È molto modesta come stanza, se non fosse per la cabina armadio e il meraviglioso terrazzo.

Le tende bianche e rosse si abbinano alla perfezione con i tappeti ricamati d'oro.
Infilo un piede fuori dal letto e un brivido mi percorre la schiena.
Vorrei rimettermi a dormire, ma so che tra poco dovrò andare a lavorare e vorrei evitare di arrivare con il solito ritardo.

Mi costringo a mettermi seduta e ad indossare la mia vestaglia in seta e le delicate pantofole rosa.
Fa ancora un po' fresco di mattina, soprattutto appena abbandonato il dolce tepore delle coperte.
Il mio sguardo viene attirato subito dalla foto sul mio comodino.
Siamo io e Viviana, noi, insieme.
Il suo sorriso mi contagia subito, ma sparisce non appena mi ricordo che non è qui con me.
Istintivamente mi giro verso l'altra parte del letto, solitamente dorme ancora quando io mi sveglio.

Alzarmi la mattina e non trovarla ad augurarmi il buongiorno è strano e terribile allo stesso tempo.
Ovviamente non come l'angoscia che mi attanaglia in ogni momento.
L'idea che potrebbe non tornare mi distrugge.

So perfettamente che per il bene di entrambe io non avrei mai potuto seguirla.
Ma avrei voluto, essere lì con lei ora è il mio unico desiderio.
"Sta sicuramente bene" mi incoraggio mentre mi alzo dal letto e mi dirigo verso la finestra che da sulla terrazza.

La mia è una villa non troppo grande, ma sufficentemente confortevole.
Quando io e Viviana siamo andate via di casa, sono riuscita a trovare un lavoro come modella.
Non mi lamento, ma sinceramente lo vedo solo come un trampolino di lancio per il mio futuro.
Non ho ancora ben chiaro ciò che voglio fare, ma per il momento sto cercando di continuare gli studi al meglio.
Mi manca parlare di queste cose con Viviana, tenermi tutto dentro è una tortura.

Apro facilmente la finestra e respiro a pieno polmoni una boccata d'aria.
Osservo le case e i palazzi del quartiere degli Agiati.
Mi appoggio alla ringhiera e lascio che il mio sguardo si perda all'orizzonte.
Mi soffermo sul punto in cui la zona abitata lascia il posto alla foresta, Vivi è lì, da qualche parte.
Le prime luci dell'alba tingono di rosso e giallo ogni cosa. Questo è uno dei momenti della giornata che preferisco, il silenzio e la tranquillità mi fanno sentire bene.
Vorrei restare ancora un po' a godermi la visuale, ma so che devo rientrare.
Me la prendo sempre comoda alla mattina, finendo per fare tutto di corsa.

Chiudo la finestra e la fresca brezza mattutina alle mie spalle, attraverso la stanza e mi dirigo verso la scala in vetro, attraversando un lungo corridoio costernato di stanze.

Con l'aiuto del corrimano scendo lentamente fino ad arrivare al piano di sotto.
Il soggiorno è grande, sui toni del bianco.
I divani a L creano un atmosfera confortevole, anche grazie all'aiuto delle vetrate che fanno intravedere la piscina, e al parquet marroncino chiaro.
Non ho ancora voglia di fare il bagno in queste settimane, sono troppo freddolosa.
Finalmente dopo un po' arrivo alla cucina, dove le mie due domestiche stanno lavorando per preparare la mia colazione.

Qualche tempo fa avevo pensato di potermela cavare anche senza di loro, ma sono cresciuta senza muovere mai un dito, non sono in grado nemmeno di accendere un fornello.
Una stupida riccona viziata, ecco cosa sono.
Me ne vergogno infinitamente.

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